«È stata un’esperienza estenuante»
«È quel genere di opere che richiedono un impegno che conduce allo sfinimento». Ha usato un’amara ironia oggi il consigliere di Stato Claudio Zali per descrivere i sentimenti provati per l’avvio dei lavori del semisvincolo autostradale di Bellinzona centro, che sarà in funzione da fine 2024 dopo una spesa di circa 65 milioni di franchi con l’obiettivo di sgravare la periferia sud della città da un traffico oramai insostenibile. È una di quelle costruzioni che al Dipartimento del territorio, ha aggiunto, vengono chiamate «grandi opere infrastrutturali», la cui realizzazione necessita di così tanto tempo che per Zali stesso è la prima di questo calibro da quando è entrato a far parte del Governo cantonale otto anni fa. Nel caso concreto, da quando si iniziò a parlarne è trascorso mezzo secolo. Tra dibattiti politici, riflessioni tecniche, votazioni ai vari livelli, referendum e ricorsi l’iter è stato «estenuante», ha aggiunto il ministro. Il quale, in occasione della conferenza stampa congiunta tenuta in via Tatti, ha quindi manifestato «un misto di soddisfazione e frustrazione».
Il semisvincolo permetterà agli automobilisti di immettersi sull’autostrada da Bellinzona verso sud, e per quelli provenienti da sud di uscire verso la città. Secondo le autorità i progressi a livello di qualità di vita degli abitati saranno notevoli. «La pressione del traffico stradale su diversi quartieri sarà molto alleggerita», ha sottolineato il sindaco di Bellinzona Mario Branda. Anche lui ha ricordato che il dossier ha fatto parlare parecchio, e da moltissimo tempo (si veda la cronistoria a destra per farsi un’idea). E si è detto convinto che la situazione migliorerà soprattutto a Camorino, Giubiasco e alle Semine, quotidianamente confrontati con lunghe colonne. L’opera, ha evidenziato, si inserisce quindi anche nell’aggregazione del 2017, essendo pensata in termini regionali.
Un mix di opere
I lavori dureranno due anni e mezzo. Si
svolgeranno in quattro distinti settori (si veda la scheda a sinistra),
suddivisi secondo le competenze fra Confederazione e Cantone. Quest’ultimo da
lunedì prossimo si occuperà della rete stradale cantonale e comunale lungo le
due sponde del fiume Ticino. In particolare si tratta di procedere
all’allargamento del campo stradale (quattro corsie di scorrimento e una di
preselezione per il posteggio di attestamento e per i bus in via Tatti), alla
posa dei ripari fonici dalle spalle del ponte sul fiume Ticino all’incrocio con
via Luini, alla realizzazione dell’accesso alla rotonda del semisvincolo
e ad altri interventi sulle vie El Stradún a Monte Carasso nonché Zorzi, Luini
e Chicherio in città. Altri cantieri riguarderanno la passerella in zona
Torretta e le fermate del trasporto pubblico in via Tatti e in via Zorzi.
L’attenzione dell’Ufficio federale delle strade (USTRA) dal 1. marzo scorso è per contro riposta sull’allacciamento autostradale vero e proprio. Nello specifico si tratta della rotatoria di grande diametro sopra l’A2 (in sostituzione del ponte della Cantonale), delle corsie di accelerazione e decelerazione in autostrada e dell’adeguamento della viabilità dell’Area di servizio di Monte Carasso. Durante le due fasi di cantiere (marzo 2022-febbraio 2023 e febbraio-dicembre 2023) il traffico verrà gestito con una corsia per direzione. Dal 15 aprile prossimo, invece, pedoni e ciclisti non potranno più far capo al ponte di via Tatti; le alternative saranno la passerella Bellinzona-Monte Carasso, quella della Torretta (da giugno) ed il trasporto pubblico. Siamo dunque di fronte ad un mix di opere che a mente di Simone Gianini - presidente della Commissione regionale dei trasporti - ricalcano una politica della mobilità composta da tre tasselli: opere infrastrutturali come quella sotto i riflettori, investimenti nella mobilità lenta e potenziamento del trasporto pubblico.
Interventi che richiedono tempi infiniti, ha affermato lo stesso vicesindaco della Città, ricordando come la votazione referendaria del 23 settembre 2012 fu la sua prima grande sfida dopo l’elezione in Municipio avvenuta pochi mesi prima. Ora invece la sfida è quella del cantiere, per cui Gianini ha invocato nuovamente la pazienza della popolazione. Pure il vicedirettore dell’USTRA Guido Biaggio ha evidenziato lo scoramento provato per i tempi lunghissimi del progetto, segnalando al contempo «l’ottima collaborazione tra Confederazione, Cantone e Comuni in questo progetto». In futuro, ha aggiunto, sarà la volta di ulteriori opere analoghe (a Sigirino e Grancia) che daranno sollievo ad altre zone «calde».
La suddivisione dei costi
Il
pacchetto completo delle opere ora in fase di realizzazione costerà come detto
circa 65 milioni di franchi, di cui il 25% a carico della Confederazione (16,2
milioni), il 56,25% a spese del Cantone (36,5 milioni) ed il 18,75% restante
(ovvero 12,2 milioni) sul conto dei Comuni della Commissione regionale dei
trasporti.
La
sponda destra del fiume
Sono
quattro i settori di intervento nell’ambito del progetto di semisvincolo. Il
primo è quello riguardante la rete stradale cantonale in sponda destra del
fiume Ticino, in territorio di Carasso e Monte Carasso. Sono previsti
interventi di manutenzione e di trasformazione su via El Stradún fino alla
passerella ex Torretta.
La rete
autostradale
È il
settore di competenza dell’USTRAe riguarda l’allacciamento all’A2 che verrà
realizzato, attraverso la costruzione di una rotonda sopra l’autostrada, per la
gestione delle manovre di svolta. Ciò implica lo spostamento di un traliccio
dell’Azienda elettrica ticinese.
A
sinistra del Ticino
Il terzo è
il settore di via Tatti, con interventi indispensabili per assorbire il
traffico da e per il nuovo allacciamento. Citiamo le quattro corsie di
scorrimento, più una di preselezione per l’accesso al park&ride (da 500
posti) e per i trasporti pubblici; le fermate dei bus; la posa di pareti
antirumore; la sistemazione di via Luini; il rifacimento del sottopasso di via
Chicherio.
Le
passerelle ciclopedonali
Infine ecco
le due passerelle ciclopedonali: la prima, già realizzata, tra Monte Carasso e
la Città; mentre la seconda è quella della Torretta. Mercoledì sera è stato
posato il primo troncone. I lavori termineranno in maggio.
L’idea è
sul tavolo da mezzo secolo
Semisvincolo,
finalmente ci siamo. È da quasi mezzo secolo che se ne parla. O, meglio, che
l’idea è sul tavolo. Allora, nei primi anni Settanta, si pensava di utilizzare
la N2 quale circonvallazione al posto della strada espresso Arbedo-Giubiasco.
La proposta, tuttavia, non fece l’unanimità. E per una decina d’anni fu in
sostanza «congelata». Tornò in auge a metà anni Ottanta, nell’ambito della
revisione del Piano regolatore di Bellinzona. Due i semisvincoli previsti: uno
alla Birreria, l’altro all’ex caserma. Il Municipio li fece propri nel 1988
abbandonando la strada espresso. Apriti cielo. Venne lanciata una petizione che
raccolse 3.500 firme. Il 1995 fu l’anno cruciale. Nella sua seduta costitutiva
la Commissione intercomunale dei trasporti decise che i semisvincoli dovevano
essere un punto fermo della futura pianificazione cittadina.
Ma anche in quel caso non mancarono i contrari. Come l’attuale sindaco Mario Branda, che presentò una mozione volta ad impedire la costruzione di qualsiasi opera del genere nella capitale. La sua richiesta cadde nel vuoto, ma fu subito rilanciata dall’iniziativa «Per un piano viario senza semisvincoli autostradali» che raccolse 3.449 firme. L’Esecutivo le oppose un controprogetto. Riprendeva la nuova soluzione avanzata dalla Commissione intercomunale: un unico allacciamento all’altezza di via Tatti. Si arrivò così alla doppia votazione del marzo 1997. Il 2 l’iniziativa ottenne 38 voti meno del controprogetto. Il 9 anche questo fu bocciato alle urne (scarto di 27 voti).
Il
50,84% di sì alle urne
La
Commissione optò dunque per un solo semisvincolo nell’ambito del Piano
regionale con l’obiettivo di fluidificare il traffico e potenziare l’offerta di
mezzi pubblici. Il 14 febbraio 2012 il Gran Consiglio approvò il credito di 2,5
milioni per la progettazione del semisvincolo, del posteggio di attestamento in
via Tatti e di altre opere collaterali; voto contrario dei Verdi e del PS.
Contro la decisione del Parlamento fu lanciato il referendum che raccolse
11.406 firme. Il 23 settembre 2012, alle urne, i ticinesi approvarono per il
rotto della cuffia il credito con il 50,84% di sì. Il 10 giugno 2015 arrivò il
via libera definitivo del Tribunale federale; il giornalista Matteo Cheda
contestava infatti l’asserito contributo pubblico occulto (10.000 franchi) alla
campagna a favore del sì.