È viva oppure moribonda? La Città Vecchia resiste
La crisi si sente un po’ ovunque, eppure esiste un luogo che tra alti e bassi non si lamenta più del dovuto. Anzi, può vantare una certa potenzialità. Oppure no? La Città Vecchia di Locarno, a seconda dei punti di vista, si presenta come un posto non solo in cui vivere ma anche dove fare affari. Per qualcuno, al contrario, è in continuo declino. Qualche esercizio pubblico nel quartiere alto di Locarno però ha resistito tanto da potersi definire attività storica: dal negozio di alimentari Suini a quello di articoli sportivi Belotti passando dalla pasticceria Marnin. Tra chi ha trovato terreno fertile per i suoi affari c’è anche Corrado Di Salvo, presidente della Pro Città Vecchia e titolare della Di Salvo Pelletteria in via Cittadella, la cui storia parte da lontano. «Nel 1980 ho aperto una selleria lì vicino. Nell’attuale sede sono arrivato invece nel 1993 con la pelletteria, che ho potuto ampliare nel tempo». In oltre 40 anni di attività Di Salvo ha visto molti esercizi prosperare, altri resistere e alcuni anche fallire. «La particolarità di questo quartiere però è che appena qualcuno chiude, ci sono altri a occupare lo spazio lasciato libero. Questo dimostra la sua validità commerciale».
Piccole realtà che attirano
Una validità percepita anche da chi, in Città Vecchia, semplicemente ci vive. «A memoria conto decine di saloni di parrucchieri, senza considerare farmacie, studi medici, ristoranti, librerie e fioristi. Insomma, ci sono un sacco di piccole realtà che attirano persone che amano stare qui. Io stesso abito a 200 metri dal mio negozio. Inoltre spesso si ha a che fare con i titolari. La gente comunica dunque direttamente con i responsabili creando un rapporto più personale». Si diceva del ricambio di negozianti che si affacciano alle stradine del quartiere. «Ricordo che in faccia al Belotti è arrivata una boutique al posto di un orefice, anche in via Sant’Antonio si sono insediate nuove attività».
«Il posto giusto»
Spostandoci al 6 di via alla Motta, al posto di uno spaccio di prodotti bio, troviamo il nuovo negozio di abbigliamento per bambini «Blune» di Giuditta Schera, che ha voluto puntare tutto sulla dimensione di bottega piuttosto che su uno spazio commerciale moderno. «Al contrario di altri locali, in Città Vecchia si respira romanticismo – ci spiega la titolare –. È vero, forse i passaggi sono più limitati rispetto ad altre zone e sarà più difficile sbarcare il lunario. Magari sarà addirittura un buco nell’acqua, è ancora presto per saperlo. Ad ogni modo il fattore estetico ha prevalso su altri spazi forse un po’ freddi. Qui invece ho trovato un posto con charme e con soffitti altissimi, che offrono l’atmosfera giusta per i prodotti che vendo».
«Siamo tirati»
Piero Suini, titolare dell’omonimo negozio di alimentari, è invece meno entusiasta nel descrivere la situazione generale. «Stiamo sopravvivendo ma non posso dire che stiamo vivendo e forse ci restano pochi anni», esordisce il 74.enne a capo dell’attività di famiglia tramandata da generazioni sin dal 1913. «Non è più come prima e le famiglie storiche che una volta animavano questa parte di città con i loro commerci hanno ormai finito il loro ciclo. Sono arrivate nuove persone che sono brave, ma le cose sono cambiate e i commerci non tirano più perché il fascino della Città Vecchia si sta spegnendo lentamente». Suini oggi non sa per quanto tempo potrà tenere aperto il suo negozio. «Ho 5-6 dipendenti ed è dura, soprattutto con un nuovo discount a 200 metri da noi. Negli anni Sessanta c’erano almeno una quindicina di negozi di alimentari». Qualche soddisfazione però c’è ancora. «Oltre alla clientela abituale arrivano giovani e turisti, almeno questo ci gratifica».