Ecco chi è Yekaterina Duntsova, la pacifista che ha deciso di sfidare Vladimir Putin
La sua è un’impresa titanica destinata al fallimento, ciononostante Yekaterina Duntsova ha deciso di candidarsi contro il leader russo Vladimir Putin alle elezioni presidenziali di marzo 2024. La donna ha presentato i documenti alla Commissione elettorale centrale russa per registrare formalmente la sua candidatura. Per poter avanzare come candidata, dovrà raccogliere 300.000 firme in tutto il Paese entro il 31 gennaio.
Come dicevamo, le possibilità di riuscita di Duntsova sono praticamente pari allo zero in quanto la rielezione dell’attuale presidente russo per un quinto mandato è una formalità e non è tollerata alcuna forma di opposizione. Le figure più importanti nella lotta alla presidenza sono infatti state incarcerate o costrette all’esilio.
Duntsova ha comunque deciso di lottare per il suo Paese e a sostegno della pace in Ucraina, anche se si astiene dall'usare il termine «guerra» nelle sue interviste. Ma chi è Yekaterina Duntsova? Quarant’anni, madre di tre figli, ha lavorato come giornalista negli ultimi vent’anni e ha ricoperto il ruolo di caporedattrice per sedici anni per il canale televisivo RiT. Nonostante sia la prima volta che si affaccia alla politica nazionale, la sfidante di Putin ha fatto politica a livello locale nell'oblast di Tver. La prima incursione in politica, spiega Novaja Gazeta in un ritratto della donna, risale al 2017 quando lanciò una campagna per ripristinare le elezioni dirette del sindaco di Rzhev. Due anni dopo fu eletta come indipendente nel Parlamento locale; il suo operato si è rivelato tuttavia sostanzialmente inefficace.
Nel corso degli anni, a ogni modo, Duntsova ha iniziato a profilarsi e a prendere posizione su temi spigolosi. In particolare, nel 2020 si è opposta a una serie di emendamenti alla costituzione russa sostenuti dal Cremlino. Nel dettaglio, la donna era contraria soprattutto all'emendamento che definisce la famiglia russa come «un'unione tra un uomo e una donna» in quanto esso rende praticamente impossibile il riconoscimento delle relazioni omosessuali.
La sua campagna per le presidenziali punta sulla promessa di porre fine alla guerra in Ucraina. Altri cavalli di battaglia sono poi una spinta verso riforme democratiche e il rilascio dei prigionieri politici. Per difendere le proprie idee, la donna si è detta pronta ad andare in prigione.
La scelta di sfidare Putin è stata spiegata in un post su Telegram del 16 novembre, con il quale ha reso noto il suo progetto. A guidare Duntsova sono l’amore per la Russia e il desiderio che il Paese diventi uno «Stato democratico, prospero e pacifico». La donna, non a caso, denuncia su Novaja Gazeta che in questo momento sono soprattutto i media russi stranieri o in esilio a darle visibilità, mentre le emittenti federali russe non hanno ancora coperto la sua candidatura.
Poco dopo aver annunciato la sua campagna, Duntsova è stata invitata a recarsi all'ufficio del pubblico ministero nella sua città natale di Rzhev, nella regione di Tver, dove gli agenti di polizia le hanno chiesto di spiegare le varie dichiarazioni che aveva fatto nel suo post su Telegram.
Problematico si sta altresì rivelando il finanziamento della campagna elettorale. Dopo che la sfidante di Putin ha annunciato di accettare anche donazioni individuali, il suo conto bancario alla VTB, istituto controllato da Mosca, è stato congelato. Secondo Ria Novosti, poi, Duntsova sarebbe sostenuta da Mikhail Khodorkovsky, imprenditore e oligarca russo in esilio bollato come «agente straniero». E la legge russa vieta espressamente agli «agenti stranieri» di candidarsi o sostenere candidati.