L'iniziativa

Ecco come gli abiti vintage sostengono l’inclusione in città

Il Soroptimist club Bellinzona e valli ha organizzato nelle scorse settimane una vendita di vestiti di seconda mano – Con la somma raccolta verranno acquistate 16 panchine che consentiranno alle persone in sedia a rotelle di accomodarsi accanto ai propri accompagnatori
Nel negozio di piazza Collegiata: Giuliana De Agostini, Aurelia Alexander-David e Anne-Fabienne Tamò. © CdT / Chiara Zocchetti
Mattia Darni
03.06.2024 06:00

Vendere gli abiti che non si usano più dando loro una seconda vita e realizzare con il ricavato un progetto sociale rivolto alle persone con disabilità motoria. È quanto fatto dal Soroptimist international club Bellinzona e valli che, in un locale di piazza Collegiata 5 in città, ha organizzato, dal 12 marzo al 29 maggio, una vendita di vestiti vintage allo scopo di finanziare l’acquisto di panchine inclusive da posare nei quartieri della Turrita (e non solo).

«Per il trentesimo del nostro club volevamo fare qualcosa che restasse sul territorio», esordisce la presidente Aurelia Alexander-David. «L’idea nasce da una semplice considerazione: mi sono resa conto che le persone costrette in sedia a rotelle non possono sedere accanto ai propri accompagnatori a causa della forma delle panchine tradizionali».

Il nodo del finanziamento

Individuato il progetto, bisognava trovare il modo di finanziarlo: ed è qui che entra in gioco la vendita di vestiti di seconda mano. «La proposta è arrivata da una nostra socia che ha anche messo a disposizione il locale», spiega Alexander-David. «L’iniziativa ha subito incontrato il favore di tutti perché permette non solo di raccogliere fondi per un progetto di natura sociale, ma anche di combattere il consumismo dando una seconda vita ad abiti che non usiamo più».

Diversi gli articoli che si potevano trovare nel negozio temporaneo: vestiti, cappelli, scarpe, bigiotteria e occhiali. «Accanto all’abbigliamento vintage abbiamo poi realizzato e messo in vendita anche ombrelli con il nostro logo», racconta la presidente. L’allestimento del negozio è il risultato di un grande lavoro collettivo. «A procurarci i vestiti sono state le nostre socie e le nostre amiche. Ciò che più mi ha impressionata è stato lo spirito di collaborazione che si è creato in seno al club». Una sfida non di poco conto è stata pure la promozione dell’iniziativa. «Per far conoscere il progetto abbiamo realizzato delle locandine che sono poi state pubblicate sui social. Sono inoltre stati contattati i media ticinesi. Tanto ha poi fatto il passaparola».

Per i 30 anni del club volevamo davvero realizzare qualcosa che rimanesse sul territorio
Aurelia Alexander-David, presidente Soroptimist club Bellinzona e valli

Buona la risposta della popolazione. «Visto l’interesse generato dall’iniziativa, abbiamo dovuto prorogare più volte la data di chiusura del negozio, che ha definitivamente abbassato le serrande il 29 maggio», spiega Alexander-David. L’iniziativa è stata accolta in modo positivo anche dal Municipio. «Siamo da sempre sensibili ai problemi delle persone con disabilità: abbiamo pertanto sposato subito il progetto di Soroptimist, avviato durante la scorsa legislatura», spiega il capodicastero Anziani e ambiente Vito Lo Russo. «Come Città abbiamo il compito di individuare e sistemare le panchine nei luoghi strategici della nuova Bellinzona. Siamo molto grati a Soroptimist per questa lodevole iniziativa».

Cinque? Dieci? No, di più

Sulla somma raccolta, la presidente di Soroptimist Bellinzona e valli preferisce non esprimersi «per rispetto nei confronti dei commercianti di Bellinzona, i quali devono fronteggiare delle spese, come l’affitto dei locali o gli stipendi del personale, che noi non abbiamo avuto. Ci tengo comunque a precisare che il rapporto con negozi e boutique della zona è stato buono. Tornando alla questione dei soldi raccolti, quello che posso dire è che abbiamo fondi per l’acquisto di sedici panchine che verranno posizionate nei quartieri di Bellinzona. Rivolgendosi poi il nostro club anche alle valli e avendo due socie legate a Faido, abbiamo deciso di posare una panchina anche nel capoluogo leventinese». Per dare un’idea del successo dell’iniziativa, Aurelia Alexander-David cita alcune cifre. «Eravamo partite con l’idea di acquistare cinque panchine, poi sono diventate dieci e, ora, sono sedici».

L’ubicazione precisa delle panchine è ancora oggetto di studio da parte del Municipio in collaborazione con Soroptimist e con il Gruppo paraplegici Ticino. Una cosa, però, è certa: il 25 ottobre si terrà in piazza Collegiata la cerimonia di consegna delle panchine. Ma qual è la peculiarità delle panchine inclusive? Semplice: al centro presentano una sorta di spazio vuoto all’interno del quale si può inserire la sedia a rotelle della persona con mobilità ridotta che può così avere accanto il proprio accompagnatore. Rosso è il colore deciso per le nuove panchine, una scelta non casuale. «Innanzitutto il rosso è il colore della lotta contro la violenza sulle donne», illustra la presidente di Soroptimist Bellinzona e valli. «Il rosso è inoltre il colore dell’amore nonché della bandiera di Bellinzona». A queste ragioni ideologiche si aggiungono poi delle motivazioni pratiche. «Il rosso permette di vedere subito le panchine da lontano. Questo colore attira inoltre l’attenzione delle persone. In special modo ci piacerebbe che a restarne intrigati possano essere i bambini, in modo tale che si possa sviluppare con loro un discorso sull’inclusione», conclude Alexander-David.