Fortificazioni

Ecco i «Tobleroni» della linea LONA

Ottant’anni fa veniva edificato un dispositivo militare tra Lodrino e Osogna per difenderci dagli attacchi da Sud - Parla l’esperto Giorgio Piona
Li chiamano familiarmente i «Tobleroni» per la somiglianza con il celebre cioccolato. sono i cippi di sbarramento anticarro disposti ottant’anni fa tra Lodrino e Osogna. (Foto CdT)
Carlo Silini
07.12.2019 06:00

<>, scriveva così, il Generale Henri Guisan, nell’Ordine operativo relativo alla copertura del fronte Sud, emanato il 6 febbraio 1940. Sì, ma come si fa a tenere la posizione fino all’ultimo? Un modo è rappresentato dalle fortificazioni. Come la LONA. Ma di cosa stiamo parlando?

«Stiamo parlando dello sbarramento fortificato della valle Riviera eretto fra gli abitati di Lodrino e Osogna», ci spiega Giorgio Piona, già sottoufficiale del Gruppo Fortezza 9. (nella foto d’archivio è il primo a sinistra, in piedi, assieme ad altri membri del Gruppo Fortezza 9, al tiro con Obici 10,5 cm)

A quando risale?

«È stato progettato nel 1938 nell’ambito delle nuove fortificazioni del Canton Ticino».

Perché si chiama così e perché è stato collocato in quella precisa posizione?

«Il dispositivo prende il nome di copertura, LONA appunto, dalle lettere iniziali di LOdrino e da quelle finali di OsogNA. L’ubicazione venne scelta a causa della morfologia della valle Riviera, che in questo punto presenta un fondovalle molto stretto (pari a 1.300 metri), mentre i fianchi della montagna risultano assai scoscesi».

A cosa serviva?

«Lo sbarramento LONA permetteva di arrestare l’avanzamento delle truppe nemiche da meridione verso i passi del Lucomagno e del San Gottardo. Lo sbarramento fortificato aveva lo scopo di fermare eventuali attacchi provenienti dall’Italia, il cui Regio Governo rivendicava il territorio ticinese in quanto situato entro il confine naturale delle Alpi. La posizione strategica della valle Riviera fu all’origine dell’interesse che essa rivestì come sbarramento Sud durante la Seconda Guerra Mondiale. Il sistema di fortificazioni realizzato dalla Confederazione si estendeva a meridione fino Rivera».

Quanto sono durate le operazioni di costruzione della linea?

«Ottant’anni fa iniziava la costruzione della Linea LONA che terminò nel 1943».

Come può descrivere lo sbarramento?

«L’opera principale consisteva nella posizione di fanteria Lodrino - Osogna, composta da 23 fortini e dallo sbarramento anticarro a forma di V rovesciata. Un sistema di impianti di minamento stradali e ferroviari, dei ricoveri e delle posizioni d’arma completavano il dispositivo lungo la Boggera, nella parete rocciosa sopra il paese di Lodrino (fortino di San Martino) e lungo l’alveo del riale di Lodrino. Il supporto d’artiglieria era dato dai fortini situati a Nord del dispositivo principale, lungo la linea Mairano - Mondascia. Completava la linea il campo di aviazione militare di Lodrino, costruito nel 1940 in ragione di un possibile impiego per il combattimento aereo o di appoggio alle truppe di terra». Nella foto sotto, un fortino a Lodrino.

Non bastavano i forti del San Gottardo?

«In realtà lo sbarramento costituiva il limite anteriore del fronte Sud nel dispositivo di difesa del San Gottardo. Con la realizzazione materiale della maggior parte delle opere difensive i dispositivi venivano subordinati al Comando Brigata Frontiera 9, a partire dal 1941. Esso costituiva, quindi, il limite posteriore di difesa di questa grande unità ticinese, il cui dispositivo raggiungeva in tal modo una profondità non indifferente nella parte centrale del Ticino fra le postazioni di Ponte Brolla, Gordola, Magadino, Monte Ceneri, Mezzovico, Gola di Lago e Valle Riviera».

E dopo la guerra?

«Dopo la Seconda Guerra Mondiale il dispositivo difensivo fu potenziato attraverso la costruzione di una postazione per lanciamine di 8,1 cm, e di numerosi ricoveri in calcestruzzo armato prefabbricato. A Mondascia (Biasca) e Mairano (Iragna) c’erano 8 cannoni ad anello da 12 cm, integrati da una serie di rifugi e caverne per truppe e munizioni. Il 1954 fu seguito da un’altra fase di ammodernamento con la costruzione di bunker e la sostituzione dei cannoni da 12 cm con dei moderni obici da 10,5 cm».

Veniamo al presente...

«Oggi raccogliamo i frutti di un progressivo disimpegno nei confronti di questa storica struttura».

Perché?

«Prima di tutto perché la costruzione dell’autostrada ha parzialmente intaccato l’ostacolo così rappresentativo della linea di sbarramento LONA. In secondo luogo perché le Guardie delle fortificazioni hanno ormai tolto la maggior parte dei reticolati presenti nella pianura e i cartelli che proibivano di fotografare le opere militari. Ma il vero colpo di grazia è arrivato dopo».

Quando?

«Con la riforma Esercito 95. Oltre alla dissoluzione della Brigata di Frontiera 9, il primo gennaio 1995 ha anche segnato, per le opere di fortificazione della LONA, l’abbandono di tutte le armi presenti nei fortini: mitragliatrici 51, cannoni anticarro di calibro 9 cm e lanciamine di 8,1 cm. Anche la linea di Mondascia - Mairano armata da 8 obici di calibro 10,5 cm è stata dismessa».

Non si è salvato nulla?

«L’inventario delle opere di combattimento e condotta del Canton Ticino realizzato dal Dipartimento militare federale e presentato ufficialmente nell’aprile 1997 ha permesso di salvaguardare alcune opere completamente equipaggiate particolarmente rappresentative dello sbarramento LONA, delle testimonianze della volontà di difesa di un Paese che si è lentamente costruito attorno al punto chiave di uno dei principali assi Nord-Sud dell’Europa».

C’è il Museo militare di forte Mondascia...

«Sì. Il museo è stato aperto nel 1999 ed è gestito dall’associazione Opere Fortificate del Cantone Ticino. Vuole preservare il forte Mondascia e mostrare le istallazioni di fanteria e le difese esterne. L’istituzione di un museo di fanteria all’interno di una posizione di artiglieria restaurata simboleggia l’interazione tra le due armi. Il semplice fuoco di artiglieria - senza il supporto della fanteria - non avrebbe potuto fermare un intruso».

Cosa si può vedere nel museo?

«Ci sono cannoni, mortai, mitragliatrici e lanciafiamme, che hanno dato alla linea LONA il suo potenziale militare. A tale scopo, è possibile osservare oggetti della vita quotidiana dei militi che prestavano servizio nella posizione del forte Mondascia».

Una memoria da salvare

Per farsi un’idea del dispositivo difensivo della linea LONA è bene recarsi in visita al forte Mondascia, che è aperto tutti i sabati dalle ore 10.00 alle ore 17.00 (previo appuntamento chiamando lo 079 444 02 23). Scopo del museo, secondo il presidente Osvaldo Grossi è la salvaguardia a futura memoria del patrimonio ticinese e svizzero delle fortificazioni e costruzioni militari di tutte le epoche. Ma anche l’acquisizione, l’affitto e la gestione di opere fortificate, come appunto il museo di forte Mondascia (vedi il sito www.fortemondascia.ch/). Da segnalare anche l’opera fortificata A8154 di Mairano, completa con Obice 10,5 cm di proprietà della Società ticinese di artiglieria, gestita da Giorgio Piona.

Volontari cercansi

L’associazione Opere Fortificate del Cantone Ticino cerca volontari tra i militi in congedo. Il volontariato prevede incontri di formazione e un impegno il più possibile regolare. Nelle giornate intere di lavoro ci sarà un pranzo in comune (per informazioni: [email protected]