Guerra

«Ecco il momento in cui Shiri Bibas viene rapita da Hamas con i figli Kfir e Ariel»

L'esercito israeliano ha diffuso un video del 7 ottobre – Le Brigate al Qassam, a fine novembre, avevano riferito che i tre erano stati «uccisi in un bombardamento dell'esercito»
© IDF
Red. Online
20.02.2024 17:30

«La famiglia Bibas era viva nelle mani di Hamas, ecco le prove». È questo il messaggio che l'esercito israeliano ha voluto mandare ieri, diffondendo un video, in merito alle sorti di una famiglia di ostaggi. Si tratta di Shiri Bibas e i due figli, Ariel (4 anni) e Kfir (9 mesi). «C'è timore per la loro sorte, siamo molto preoccupati», ha detto il portavoce militare Daniel Hagari. «Il video è stato ritrovato nella zona di Khan Yunis e i rapiti sono stati consegnati al gruppo Kataeb Mujaedin. Ma la responsabilità è di Hamas», ha aggiunto. 

Perché proprio la famiglia Bibas? Kfir è diventato uno dei (tanti) simboli del dramma degli ostaggi del 7 ottobre. La famiglia viveva nel kibbutz Nir Oz, una comunità israeliana molto vicina a Gaza. Il bimbo è stato definito l'ostaggio più piccolo nelle mani di Hamas. I capelli rossi lo aveva reso tra i più riconoscibili e la sua immagine è stata utilizzata a più riprese, in questi mesi. Lo scorso 18 gennaio, il presidente di Israele Isaac Herzog aveva pronunciato il suo discorso a Davos con accanto la foto di Kfir Bibas, proprio nella data in cui il bimbo avrebbe compiuto un anno. Una folla di centinaia di persone con palloncini arancioni si era radunata nella Piazza degli ostaggi a Gaza per ricordare «il compleanno più brutto del mondo».

Lo scorso 29 novembre le Brigate al Qassam, ala militare di Hamas, avevano fatto sapere che i tre ostaggi a Gaza erano «stati uccisi in un precedente bombardamento dell'esercito». ​Le Forze di Difesa israeliane (IDF) avevano quindi dichiarato che i Bibas erano stati trasferiti da Hamas a un altro gruppo palestinese nella Striscia di Gaza ed erano trattenuti a Khan Younis. «Stiamo esaminando l'attendibilità dell'informazione» sulla loro morte, aveva spiegato il portavoce dell'IDF, «la responsabilità della sicurezza di tutti gli ostaggi nella Striscia di Gaza ricade interamente sull'organizzazione terroristica Hamas».

Poche ore dopo, Hamas aveva diffuso un video di Yarden Bibas – marito di Shiri e padre di Kfir e Ariel –, anche lui rapito il 7 ottobre ma trattenuto in un luogo diverso rispetto al resto della famiglia. «Bibi, hai bombardato la mia famiglia – diceva l'uomo riferendosi direttamente a Benjamin Netanyahu –. Era tutto quello che avevo nella mia vita», portali «verso casa perché siano sepolti in Israele, ti scongiuro». Il filmato era preceduto da una dichiarazione di Hamas secondo cui «il detenuto Yarden Bibas» aveva «appreso che la moglie e i due figli erano stati uccisi dagli aerei del nemico. Hamas ha offerto di trasferire i loro corpi a Israele, che per ora si rifiuta di riceverli». Da allora, Israele non ha mai confermato la morte di Shiri, Ariel e Kfir Bibas e nega che vi siano delle prove.

Il video

Ieri, come detto, l'IDF ha diffuso un video che mostra Shiri avvolta in una coperta, con un bambino in braccio. Attorno, (presunti) militanti di Hamas. «C'è timore per la loro sorte, siamo molto preoccupati. La responsabilità è di Hamas». Le immagini sono state trasmesse in TV dopo che i familiari dei sequestrati ha dato l'assenso. «Da quel filmato – hanno detto a Channel 12 – si ha conferma che sono arrivati vivi a Gaza e che Hamas è l'unico responsabile dell'incolumità di Shiri, Kfir e Ariel». Attraverso il Forum delle famiglie degli ostaggi, i familiari hanno parlato di un video che «strappa il cuore»: «Assistere a Shiri, Yarden, Ariel e Kfir strappati dalla loro casa a Nir Oz in questo paesaggio infernale è insopportabile e disumano. Il rapimento di bambini è un crimine contro l'umanità e un crimine di guerra. Chiediamo disperatamente a chi decide in Israele e nel mondo e che sono coinvolti nei negoziati: riportateli a casa immediatamente».

«Gliela faremo pagare», ha dal canto suo affermato il premier Benyamin Netanyahu. «Questo filmato stringe il cuore e ci ricorda con chi abbiamo a che fare: sono crudeli sequestratori di bebè. Li trascineremo davanti alla giustizia. Non la passeranno liscia». «Sono dei mostri – ha tuonato il ministro degli esteri Israel Katz –. Per tutta la vita dovranno guardarsi alle spalle in attesa del missile che li colpirà».

Il ministro del Gabinetto di guerra, Benny Gantz, in un incontro con le famiglie dei rapiti (che si erano radunate all'esterno della sua abitazione) ha dichiarato che la delegazione israeliana andrà al Cairo per i negoziati sugli ostaggi «quando le condizioni saranno mature. Abbiamo bisogno di andarci per farli ritornare, non di andarci solo per andarci».

La scorsa settimana, il Forum delle famiglie degli ostaggi ha presentato denuncia contro i leader di Hamas presso la Corte penale internazionale. L'associazione chiede che i terroristi siano consegnati alla giustizia. E punta il dito contro la «linea dura» con cui Netanyahu ha archiviato i negoziati in Egitto: «Così li condanna a morte». Le trattative al Cairo sembrano infatti incagliate e Israele ha confermato di volere entrare a Rafah, a prescindere dal rilascio degli ostaggi e dal Ramadan. Le accuse contro Hamas, presentate dal Forum all'Aia, includono genocidio, rapimento, crimini di violenza sessuale e tortura. «Questo è un passo cruciale nella nostra lotta, come cittadini dello Stato e del mondo, per dire basta. Tali crimini non possono rimanere impuniti», ha dichiarato Ofri Bibas, sorella di Yarden.