Ecco il nuovo rublo bielorusso che somiglia all'euro

MINSK (dal nostro inviato) - Una calcolatrice e, se sei straniero, anche l'inteprete, sono necessari, in questi giorni, a chiunque in Bielorussia, dovesse far pagamenti in contanti al ristorante, al bar o nei negozi per fare acquisti. Dal primo luglio, infatti, il governo ha introdotto una riforma radicale sulla quantificazione del rublo. In sostanza, il presidente Lukashenko, con una decisione presa nell'ottobre dell'anno scorso intesa prioritariamente a far fronte alla forte inflazione e alla diffusa crisi economica, ha ordinato la riduzione del valore del rublo bielorusso di diecimila unità, introducendo un nuovo parametro di misura della moneta del Paese - peraltro visivamente molto somigliante all'euro - tramite la Banca Nazionale.
Non più bigliettoni da centomila (pari a circa cinque euro), duecentomila o cinquecentomila rubli, ma semplicemente biglietti da dieci, venti e cinquanta rubli. Sono poi spuntate anche le monete: da uno o da due rubli, con i relativi centesimi, luccicanti e con lo stemma di Stato: due fasci di grano, la stella e, sullo sfondo, l'immagine della Bielorussia. Insomma, una rivoluzione. Ma la somiglianza del rublo all'euro, è soltanto una coincidenza della nuova, ambita apertura proeuropea del regime? Difficile dirlo, ma il sospetto è più che legittimo. La nuova unità di valore del conio nazionale nasce, però, in circostanze un po' sorprendenti. Nell'ottobre 2013 lo stesso Alexander Lukashenko aveva comunicato che i soldi erano già stati stampati quattro anni prima: era particolarmente allarmato, dato che l'inflazione, aveva fatto capolino pù volte, nel 2011 fino a un tasso del 108%. Vi vedete la zecca svizzera presentare, com'è accaduto quest'anno, il nuovo 50 franchi "targato" 2009?
L'altro aspetto che desta sorpresa è che nella fase di transizione, il personale negli esercizi pubblici, è costretto a far fronte a pagamenti con il vecchio e il nuovo conio. Un rompicapo soprattutto per chi ha meno esperienza o dimestichezza con i soldi. Chi scrive, che inizialmente non era riuscito a cogliere fino in fondo il significato della novità per i bielorussi, si è visto attorniato da ben tre addetti che smanettavano su un computer per almeno cinque minuti, per produrre la semplice fattura di un caffè, una bibita, e un uovo al tegame, serviti a colazione in un tipico bar-ristorante nel centrale corso Nezavisimosti.
Situazioni che in particolare nello straniero, possono suscitare anche un po' di stupore e ilarità (soprattutto se è avvezzo ai rapidi pagamenti svizzeri), ma che sono serissime per chi vive da queste parti. La crisi economica in Bielorussia con la svalutazione del rublo e il crollo del prezzo del petrolio, negli ultimi anni, è andata progressivamente aggravandosi e le buste paga dei cittadini si sono via via alleggerite (lo stipendio medio di un impiegato, fin poco temo fa di 300 euro, ammonta ora a soli 200 euro). Insomma, qualsiasi correttivo è benvenuto per rilanciare l'economia del Paese, a costo di qualche effetto collaterale.
Dai tempi del primo rublo di carta bielorusso definito "Zaiciki" o coniglio, nel 1992, ne è passata di acqua sotto i ponti. Alexander Lukashenko ha capito che occorre munirsi di coraggio e correre velocemente ai ripari. Un primo passo è stato fatto. Basterà?