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Ecco il video inedito del ponte Morandi: è la «prova regina»

Nel filmato consegnato dalla Ferrometal alla Guardia di Finanza di Genova «si nota il cedimento dello strallo sulla pila, in particolare quello a sud ovest»
Ats
01.07.2019 20:16

GENOVA - Spunta un nuovo video, finora secretato, del crollo del ponte Morandi, definito dagli inquirenti la «prova regina».

Vedere ancora una volta le luci di un’auto che precipita tra le macerie del ponte, dove hanno perso la vita 43 persone, è lacerante. E le immagini valgono più di mille parole, soprattutto quando raccontano una morte atroce e assurda. Ma mentre gli inquirenti e gli esperti analizzano il video, in altre stanze si discute ancora della revoca, che il ministro Toninelli dice «sarà totale» della concessione a Aspi (Autostrade per l’Italia).

Nel filmato, che la Ferrometal ha consegnato alla Guardia di Finanza di Genova, si assiste al massacro che si compie in 14 secondi, il momento esatto del collasso della grande struttura di cemento armato. Dicono gli inquirenti che nel video inedito «si nota il cedimento dello strallo sulla pila, in particolare quello a sud ovest».

Non è facile capire se si stia parlando dell’antenna dello strallo sulla pila 9, che però nel video non si vede, oppure della spaccatura a metà dello strallo stesso che a un certo punto, nel momento in cui sull’impalcato passa un camion, si piega e si stronca determinando così la «torsione» dell’impalcato del ponte che crolla trascinandosi dietro la pila.

Poco si vede d’altro: pioveva a dirotto quel giorno e la pioggia mescolata alla polvere determinata dal crash ha creato una patina che impedisce di vedere il crack dello strallo e l’impalcato che cede. Solo le luci di un’ auto che precipita: un secondo e mezzo per morire.

Secondo i consulenti tecnici della società Autostrade il video diffuso dalla Guardia di finanza «non chiarisce le cause del crollo». Aspi, sottolineando che viene «mostrata solo la cinematica del cedimento» della struttura, sottolinea che il video «non inquadra tutti i componenti essenziali del ponte».

Intanto mentre si alimenta lo scontro tra Governo e società concessionaria entrano in campo anche i sindacati a tutela dei lavoratori del gruppo. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Sla Cisal e Ugl esprimono «preoccupazione per le modalità con cui si sta svolgendo il dibattito sul tema delle concessioni autostradali che, prima dell’immane tragedia del crollo del Ponte Morandi, è stato assente a livello nazionale e che invece dopo, ha conquistato una centralità ma in maniera fuorviante e pericolosa». Le organizzazioni chiedono «un confronto con il Ministero e con l’Autorità dei trasporti» «sul recupero del gap infrastrutturale del paese, la qualità del servizio offerto, la sicurezza della circolazione, il mantenimento dell’occupazione».

La determinazione dell’esecutivo, espressa a più riprese oggi dal ministro Toninelli comporta l’andamento negativo del titolo Atlantia in Borsa dove chiude lasciando sul terreno il 3,2% a 22,17 euro dopo aver toccato un minimo di seduta a 21,81 euro. Per Toninelli Atlantia ha «un potere enormemente superiore a quello dello Stato» a causa dei «politici professionisti che ci hanno preceduto».

E spiega come «quando si mette una clausola per cui anche se lo Stato revoca in maniera legittima per gravi inadempimenti la concessione a Aspi deve pagare da qui al 2038 tutti gli utili netti è illegittimo. È una clausola che non esiste - spiega - ed è incostituzionale. Penso che con calma nelle prossime settimane chiuderemo il procedimento amministrativo con un decreto del sottoscritto e del ministro Tria e si vedrà che cosa si potrà fare».

«Senza nessun caos» sottolinea nel giorno in cui, sostenuto dal M5s, chiede a Matteo Salvini di «non fare l’avvocato dei Benetton». Ma a ribadire le perplessità della Lega sulla questione arriva la posizione del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio che si dice «favorevole alla revoca della concessione se non propongono alternative. Non difendo Atlantia né tantomeno i Benetton. Prima voglio vedere le carte. Ma il tempo dei no è finito, è tempo di costruire proposte alternative».