Ecco le reazioni ai Bilaterali III
«Un accordo vantaggioso per entrambe le parti», Svizzera e Unione Europea. Con queste parole la presidente della Confederazione Viola Amherd ha annunciato la fine dei negoziati tra Berna e Bruxelles, i Bilaterali III. A esprimersi sul documento non è però stato solo il Consiglio federale, ecco allora alcune reazioni.
I datori di lavoro soddisfatti
All'interno dell'Unione svizzera degli imprenditori regna soddisfazione. «I datori di lavoro salutano con favore i progressi compiuti dalla Confederazione», si legge in un comunicato rilasciato oggi. «Esamineranno in modo più approfondito l'esito dei negoziati e l'attuazione della politica interna non appena entrambi saranno disponibili. Per l’Unione Svizzera degli imprenditori è fondamentale riportare le relazioni tra l'UE e la Svizzera su una base più stabile e garantire così la sicurezza della pianificazione».
L'associazione sottolinea quindi che « L'UE non è solo il nostro partner commerciale più importante, ma siamo anche legati da numerosi valori culturali, sociali e politici comuni. La Svizzera gode oggi di benessere economico proprio grazie al buon accesso al mercato unico dell'UE e a relazioni bilaterali consolidate. È molto importante che questo approccio bilaterale rimanga un modello di successo anche in futuro. La via bilaterale della Svizzera con l'Unione europea (UE) è stata finora nell’interesse di entrambe le parti. La conclusione dei negoziati per i Bilaterali III segna un passo importante per garantire questo percorso collaudato a lungo termine. È da salutare molto positivamente che i lunghi, intensi e difficili negoziati con l'UE si siano conclusi».
Per l'Unione svizzera degli imprenditori è quindi importante un aspetto. «Nel contesto della libera circolazione delle persone con l'UE, per l’Unione Svizzera degli imprenditori (USI) è di estrema importanza il mantenimento dell'attuale livello di protezione dei salari. Il concetto in tre fasi che è stato sviluppato consente alla Svizzera di mantenere i meccanismi di protezione specifici anche in futuro. Questo concetto riprende i principi di protezione salariale riconosciuti dall'UE e una clausola di non regressione che protegge il livello di protezione salariale svizzero da un peggioramento a seguito di futuri sviluppi giuridici. I datori di lavoro constatano che le misure proposte consentiranno di mantenere l'attuale livello di protezione dei salari».
Il comunicato continua osservando che «l mercato del lavoro liberale è uno dei maggiori punti di forza dell'economia svizzera. Questo garantisce la necessaria flessibilità alle imprese e promuove la loro disponibilità ad investire. Deve essere protetto ad ogni costo. Per quanto riguarda i negoziati con l'UE, i datori di lavoro sono dunque favorevoli a condizioni quadro che mantengano questa flessibilità e garantiscano allo stesso tempo la protezione dei salari».
«I datori di lavoro – conclude il comunicato – sono in linea di principio molto favorevoli al mantenimento degli accordi bilaterali, ma non a qualsiasi prezzo. Il mercato del lavoro liberale deve essere preservato in ogni circostanza. In particolare, l’USI rifiuta l'ampliamento della protezione contro il licenziamento e una dichiarazione semplificata di applicabilità dei contratti collettivi di lavoro».
Swissmem accoglie con favore la conclusione dei negoziati
Anche Swissmem accoglie con favore la conclusione dei negoziati tra Svizzera e Unione Europea. «A prima vista, l'importante accordo sembra essere favorevole alla Svizzera», si sottolinea in un comunicato. «Ora Swissmem ne analizzerà il risultato e dovrebbe fare una valutazione durante la riunione del Comitato di fine febbraio». L'associazione precisa che «non si deve rinunciare alla flessibilità del mercato del lavoro in quanto principale vantaggio in termini di ubicazione. Swissmem è favorevole alla salvaguardia dell'attuale livello di protezione fornito dalle misure di accompagnamento, ma rifiuta i «regali» ai sindacati, quali l'estensione dei contratti collettivi di lavoro dichiarati d’obbligatorietà generale».
«Con il 55%, l'Europa è il mercato di vendita più importante per l'industria tecnologica svizzera e quindi per noi gli accordi bilaterali sono e resteranno importanti. A prima vista, l'accordo sembra favorevole. Per la posizione di Swissmem sarà decisivo anche il prezzo di politica interna dell'accordo: l'approvazione è concepibile solo senza regali non correlati ai sindacati. D'altra parte, continueremo a offrire il nostro sostegno alle misure collaterali per salvaguardare l'attuale livello di protezione del mercato del lavoro», ha detto Martin Hirzel, presidente di Swissmem.
PLR contento ma prudente
«Il risultato è nettamente migliore dei tentativi precedenti», si rallegra il PLR. Nel 2021 l'interruzione dei negoziati era «giustificata». Oggi «il Consiglio federale ha ottenuto di più».
Il PLR accoglie con favore in particolare tre punti: non c'è un accordo quadro con l'UE, ma accordi singoli, come per i bilaterali I e II: «Decidiamo noi se vogliamo solo stabilizzare gli attuali accordi bilaterali o se vogliamo anche nuovi accordi, ad esempio sull'elettricità». Il partito ritiene inoltre che la clausola di salvaguardia sia migliorata, consentendo di gestire meglio l'immigrazione.
Gli accordi rafforzano anche la certezza del diritto. La Svizzera «può fare appello a un tribunale imparziale se l'UE si comporta in modo ingiusto», osserva il PLR.
Tuttavia il partito di Thierry Burkart esprime anche riserve: «Ci sono vantaggi e svantaggi. La prudenza non è mai troppa. Una attenta lettura degli accordi è essenziale». «I cittadini e le imprese ne trarranno vantaggio, o gli svantaggi supereranno i vantaggi? In altre parole, questi accordi sono utili alla Svizzera?», si chiede il PLR.
Il partito ha inoltre avvertito i sindacati che non accetterà alcun attacco alla natura liberale del mercato del lavoro.
«È stata raggiunta una tappa importante»
Economiesuisse accoglie con favore la conclusione dei negoziati sui Bilaterali III. «Per l'economia svizzera è fondamentale che la via bilaterale possa essere stabilizzata e proseguita. Non appena saranno disponibili i testi degli accordi e le proposte di politica interna per la loro implementazione, economiesuisse li valuterà in dettaglio», si legge in un comunicato.
Sospiro do sollievo da parte dei Cantoni
«Il risultato dei negoziati con l'Unione europea si iscrive nel perimetro definito dai governi cantonali», ha comunicato oggi il presidente della Conferenza dei Governi cantonali (CdC), Markus Dieth, consigliere di Stato argoviese del Centro.
«Dall'inizio dell'anno prossimo, la Svizzera dovrebbe beneficiare nuovamente di una associazione al programma Horizon, che è vitale per il polo di ricerca e d'innovazione elvetico», ha dichiarato da parte su Jacques Gerber, vicepresidente della CdC e consigliere di Stato giurassiano del PLR.
Oltre a stabilizzare gli accordi di accesso al mercato esistenti, il pacchetto ne contiene anche di nuovi, come quello sulla salute pubblica, che migliorerà la cooperazione transfrontaliera in situazioni di crisi e contribuirà a proteggere la popolazione.
Il Consiglio federale elaborerà un progetto in vista della consultazione che conterrà anche proposte per l'attuazione interna. Tutti i governi cantonali e le conferenze intercantonali settoriali avranno la possibilità di esprimersi in quest'ambito.
«La conclusione dei negoziati apre la strada per uscire dall'impasse»
I Verdi sono «molto soddisfatti» della conclusione dei negoziati. «L'accordo con l'UE è di grande importanza strategica per il nostro Paese», si legge in un comunicato odierno. Esso garantisce relazioni stabili e buone di cui beneficiano sia la Svizzera che l'UE.
Gli ecologisti si aspettano dal Consiglio federale che «rappresenti con fiducia l'esito dei negoziati e adotti le necessarie misure di accompagnamento, comprese quelle sulla protezione dei salari e chiedono all'esecutivo di presentare rapidamente al parlamento i singoli pacchetti negoziali».
L'accordo «apre finalmente la strada per uscire dall'impasse« e arresta la disintegrazione delle relazioni bilaterali. È una liberazione per la Svizzera come centro scientifico ed economico».
«Il partito ha invitato il Consiglio federale a mostrare la spina dorsale e a difendere l'accordo con l'Ue contro l'UDC, »che già chiede a gran voce un referendum obbligatorio».
«Una giornata storica»
«Una giornata storica»: così i Verdi liberali (PVL) hanno definito la conclusione dei negoziati tra Svizzera e Unione europea (Ue). I Bilaterali III, la «via svizzera» secondo il PVL, consentono alla Confederazione di uscire dal vicolo cieco.
Per i Verdi liberali gli accordi consentono agli svizzeri di lavorare in tutti i Paesi dell'Ue, garantiscono alle piccole e medie imprese l'accesso al mercato interno e agli studenti e ai ricercatori quello ai progetti europei.
«I detrattori dei bilaterali dimostrano uno zelo impressionante nel rifiutare categoricamente anche le soluzioni più vantaggiose», ha sottolineato il presidente del partito, il bernese Jürg Grossen.
Per il Centro è un «chiaro progresso»
Per il Centro, i nuovi accordi tra la Svizzera e l'UE rappresentano un chiaro progresso rispetto all'accordo quadro del 2018. Il Consiglio federale, «sotto la guida e grazie all'impegno personale della presidente Viola Amherd», è riuscito compiere sviluppi in settori importanti.
Il partito - in un comunicato odierno - si rallegra espressamente del fatto che il Consiglio federale sottoponga i nuovi accordi a una discussione separata.
Si valuterà ora se l'esito dei negoziati offra soluzioni accettabili, in particolare per quanto riguarda la clausola di salvaguardia sull'immigrazione, la protezione dei salari e le questioni istituzionali. Per il Centro, la protezione dei livelli salariali e dei sistemi di sicurezza sociale nonché i principi della politica migratoria svizzera, sono fondamentali.
PS soddisfatto
Il PS accoglie con favore la conclusione dei negoziati con l'UE. Al Consiglio federale spetta ora presentare un pacchetto complessivo equilibrato che salvaguardi la protezione dei salari, rafforzi i servizi pubblici e crei certezza giuridica in questi settori.
«Le buone relazioni con l'Europa sono di importanza centrale per la popolazione, l'economia, l'istruzione e la ricerca», si legge in un comunicato odierno del partito. Anche dopo le dichiarazioni del Consiglio federale, molte cose non sono ancora chiare perché sono noti solo i parametri fondamentali dell'accordo negoziato. Una valutazione definitiva potrà essere fatta solo quando sarà disponibile il pacchetto complessivo di politica interna ed estera.
Destano preoccupazione le dichiarazioni rilasciate oggi dal Consiglio federale, secondo cui non sono ancora state trovate soluzioni per garantire la protezione dei salari e i servizi pubblici (ferrovie, elettricità). L'esecutivo deve ora fare rapidamente piena trasparenza e, in particolare in questi due settori, assumersi la responsabilità di guida. Ha il dovere di mantenere la promessa di garantire la protezione dei salari per non mettere a repentaglio l'ulteriore sviluppo delle relazioni con l'Ue. Il PS invita i datori di lavoro e le associazioni padronali ad «abbandonare la loro posizione di blocco e a lavorare con i sindacati per trovare una soluzione praticabile».
Swissuniversities soddisfatta da conclusione negoziati
Swissuniversities accoglie con favore la conclusione dei negoziati tra la Svizzera e l'Ue. Per le università elvetiche, «una collaborazione attiva in Europa è indispensabile per affrontare le sfide globali e rafforzare l'attrattiva della Svizzera», sottolinea in un comunicato odierno.
La Svizzera sarà nuovamente associata al pacchetto Horizon dal 2025 e a ITER dal 2026, si rallegra swissuniversities. I ricercatori nella Confederazione potranno partecipare a quasi tutti i bandi di gara a partire dal 2025 nell'ambito di Horizon Europe e del programma Euratom, e a quasi tutti quelli del programma Digital Europe.
ITER (acronimo di International Thermonuclear Experimental Reactor, inteso anche nel significato originale latino di «percorso» o «cammino») è un progetto internazionale che si propone di realizzare un reattore a fusione nucleare di tipo sperimentale.
L'accordo finale sulla partecipazione della Svizzera ai programmi dell'Ue entrerà in vigore dalla sua ratifica nell'ambito del pacchetto complessivo.
D'ora in poi gli studenti dell'Ue devono essere trattati allo stesso modo degli studenti svizzeri per quanto riguarda le tasse di iscrizione alle università e alle scuole universitarie professionali. Ciò porrà molte università di fronte a grandi sfide finanziarie. Soluzioni devono quindi essere trovate a livello nazionale.
Ma globalmente la conclusione è positiva. Le università sono attualmente confrontate in modo pesante con le conseguenze negative della rottura dei negoziatisi con l'Ue nel 2021, nonostante le misure transitorie della Confederazione, sottolinea swissuniversities.
«Il risultato è insufficiente»
Di posizione diametralmente opposta l'Unione sindacala svizzera (USS) che critica l'accordo. «Secondo le informazioni attualmente disponibili, la protezione dei salari sarà smantellata e il servizio pubblico indebolito», denuncia l'USS in un comunicato stampa. «L'Unione sindacale svizzera esaminerà nei dettagli il testo finale dell'accordo e deciderà che seguito dargli in occasione dell'assemblea straordinaria dei delegati fissata il 31 gennaio 2025». L'USS chiede quindi al Consiglio federale di garantire la massima trasparenza sul contenuto dell'accordo.
Riguardo ai danni al servizio pubblico, l'Unione sindacale svizzera dice che «l'accordo avrà ugualmente effetti negativi per il servizio pubblico, obbligando la Svizzera a liberalizzare il suo approvvigionamento elettrico il quale funziona bene e rimettendo in discussione, nel trasporto ferroviario internazionale dei viaggatori, la cooperazione che si è rivelata vincente con le imprese ferroviarie dei Paesi vicini».
L'USS sottolinea poi come abbia «l'apertura della Svizzera nei confronti dell'UE, ma a patto che lavoratrici e lavoratori possano beneficiarne e che i salari siano garantiti».
L'Unione sindacale svizzera analizzerà quindi nel dettaglio l'accordo affinché possa decidere che seguito dargli in occasione dell'assemblea dei delegati prevista per il 31 gennaio.
UDC respinge qualsiasi nuovo trattato con l'UE
L'UDC respinge categoricamente qualsiasi nuovo trattato tra la Svizzera e l'Unione europea (UE). Il partito dice no a un «trattato di sottomissione all'UE», si legge in un comunicato odierno.
Il Consiglio federale ha interrotto i negoziati con l'Ue nel 2021. L'allora auspicato accordo quadro non era nient'altro che un trattato di sottomissione, sottolinea la nota. «Ora il Consiglio federale torna alla carica con lo stesso trattato».
Il partito di Marcel Dettling si oppone all'adozione automatica del diritto dell'Ue da parte della Svizzera e al fatto che «i diritti popolari siano ridotti». Inoltre il partito con il maggior numero di elettori non vuole che il Paese paghi ogni anno centinaia di milioni di franchi all'UE in cambio dell'accesso al mercato unico europeo.
Il gruppo parlamentare dell'UDC si è riunito questa mattina nella Piazza federale per una «veglia» con candele. «Oggi inizia la lotta per la libertà», ha detto Dettling, secondo immagini video, che lo mostrano con in mano un'alabarda.