«A Osaka una vetrina per mostrarci innovativi»

Tutto pronto a Osaka, Giappone, per l’apertura dell’Expo 2025. A partire da domenica, per sei mesi, fino al 13 ottobre, i riflettori saranno puntati sul tema «Delineare la società del futuro per le nostre vite». Tema piuttosto attuale, visto il clima di profonda incertezza.
Come si è arrivati alla scelta di Osaka quale sede dell’Expo?
La metropoli giapponese ha già ospitato in altre due occasioni l’esposizione universale, nel 1970 e nel 1990. In questo caso, dal 13 aprile al 13 ottobre, si ripeterà ma con un occhio al futuro. Il tema infatti è il seguente: «Delineare la società del futuro per le nostre vite». Le altre città candidate erano l’azera Baku e la russa Ekaterinburg. Parigi si era ritirata - a causa di preoccupazioni finanziarie - a pochi mesi dalla decisione, presa dal BIE (il Bureau internazional des Expositions) il 23 novembre del 2018. Per la cronaca, la prossima edizione, nel 2027, verrà ospitata da Belgrado.
La Svizzera in quale forma parteciperà?
La Svizzera gestirà, al solito, il proprio padiglione. Riportiamo, in maniera testuale, lo scopo annunciato: «Fulcro della partecipazione all’Expo 2025 è il posizionamento della Svizzera quale polo innovativo e trainante, con particolare attenzione ai tre ambiti tematici seguenti: “vita” (Life), incentrato sulle scienze della vita, sulla salute e sull’alimentazione; “pianeta” (Planet), focalizzato su ambiente, sostenibilità, clima ed energia; e “l’essere umano aumentato” (Augmented Human), dedicato alla robotica e all’intelligenza artificiale».
Quali sono i rapporti tra Svizzera e Giappone?
Il Giappone riveste una grande importanza per la Svizzera, essendo uno dei suoi principali partner economici in Asia (il terzo dopo Cina e India). L’accordo di libero scambio e di partenariato economico tra i due Paesi, entrato in vigore il 1. settembre 2009, è il primo di questo tipo che il Giappone ha firmato con uno Stato europeo. Anche la collaborazione sul piano politico e multilaterale è considerata stretta. Come sottolineato dal DFAE, «sul piano multilaterale la Svizzera e il Giappone sostengono spesso posizioni affini, in particolare nel campo della cooperazione internazionale, della politica di pace e della denuclearizzazione». Nei due anni scorsi (2023 e 2024) entrambi i Paesi sono stati membri non permanenti nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Tornando al padiglione elvetico, come è stato pensato?
La Svizzera si è impegnata a costruire un padiglione a minimo impatto ambientale, affidato nel quadro di una gara d’appalto al team Nüssli, Manuel Herz Architects e Bellprat Partner. «Ciò è reso possibile da una struttura leggera in membrana che forma le quattro sfere interconnesse al piano terra del padiglione. La copertura degli spazi espositivi è composta da una pellicola sorretta da una struttura ultraleggera. Con un peso di appena 400 kg, pari solo all’1 per cento di quello dei tradizionali rivestimenti per edifici, per trasportarla bastano due o tre biciclette cargo». Manuel Salchli, commissario generale del padiglione svizzero, ha parlato della Svizzera come di «un marchio attrattivo». A Dubai, nel 2020, la casa elvetica all’Expo era stata tra le più popolari e visitate. Proverà a ripetersi anche a Osaka.
Ma che cosa c’entra Heidi con l’Expo e la sua mascotte?
Heidi è più nota in Giappone che non in Svizzera. Un paradosso, sì. Ma non a caso questo simbolo di svizzeritudine è stato usato sin da subito per pubblicizzare l’Expo 2025 e la partecipazione svizzera a Osaka. A inizio anno Heidi ha così posato per un servizio fotografico con Myaku-Myaku, la mascotte ufficiale della manifestazione. «Heidi è simbolo di amicizia e calore da generazioni», ha scritto l’ambasciata svizzera per l’occasione. L’immagine della Svizzera all’estero, insomma, punta sì all’innovazione, ma evidentemente non può fare a meno di un suo passato più tradizionale.