Economia

A parte i prezzi di cacao e caffé le commodities restano al palo

Espresso più caro? La varietà «robusta» è salita dell’80% in un anno - Ma energia e metalli ancora stabili Somaini (LCTA): «A influire sul costo finale non è tanto il prodotto di base, ma i costi aggiuntivi legati a trasporti e assicurazioni»
Il corso della materia prima sta salendo, ma non è ancora chiaro quanto peserà sul prezzo della tazzina di caffè. ©keystone/christian beutler
Roberto Giannetti
18.09.2024 06:00

Ha fatto molto scalpore nelle ultime settimane il rally sul mercato delle materie prime messo a segno dal caffè, uno dei genere di consumo più amati da parte della popolazione. Infatti, le due categorie robusta e arabica, hanno raggiunto valori rispettivamente del +80% e del +57% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un aumento impressionante, legato all’incertezza legata all’impatto meteo sui raccolti in Brasile e Vietnam.

Ma cosa sta succedendo al mercato delle commodities? E quale sarà l’impatto sulle nostre tasche? Lo abbiamo chiesto a Matteo Somaini, presidente della Lugano Commodity Trading Association (LCTA). Iniziamo dalle cosiddette soft commodities, termine si riferisce generalmente a merci che vengono coltivate, piuttosto che estratte, intendendo quindi prodotti come caffè, cacao, zucchero, mais, grano, soia, frutta e bestiame. «In questo ambito - spiega Matteo Somaini - i prezzi delle commodities principali, come grano e mais, in questo momento si sono ridimensionati ai livelli del 2020, dopo aver registrato un’impennata durante la ripresa post-COVID e poco dopo, in seguito all’invasione dell’Ucraina».

Scenario diverso

«Per contro - sottolinea - è diverso lo scenario del cacao e del caffè. Il cacao ha toccato i massimi forse da sempre con un picco nella prima metà dell’anno, mentre poi si è ridimensionato un po’. Comunque rimane a circa tre volte i livelli della media dei dieci anni precedenti al 2023. Mentre il caffè ha registrato un andamento diverso: aveva già avuto un picco nel 2022, quando aveva toccato livelli simili a quello odierno, e l’attuale picco è pari a circa il 70% in più rispetto al prezzo del 2016. Questo rialzo ha fatto molto rumore, soprattutto sulla stampa italiana. Comunque il caffè ha registrato un andamento piuttosto volatile negli ultimi anni».

Ma come influiscono questi rialzi sui prezzi finali per il consumatore? «Incidono in maniera relativa - nota - dato che sui prezzi al consumo giocano molto anche altri fattori, come il trasporto, la logistica, le assicurazioni, il costo di finanziamento, e via dicendo. E questo vale per tutte le commodities, non solo per le materie agricole. Questi altri costi negli ultimi anni sono aumentati molto, per esempio sull’onda del rialzo dei tassi di interesse, che pesano sui finanziamenti. Inoltre, anche i rischi collegati allo scenario geopolitico sono aumentati significativamente, con la crescita dei costi di trasporto in certe aree geografiche. E su tutto questo ha inciso anche l’aumento del costo dell’energia, come il petrolio, che però quest’anno si è in parte ridimensionato».

Petrolio in flessione

«Se guardiamo ai prezzi dell’energia - continua - il petrolio si è ridimensionato rispetto ai picchi del 2022, così come il gas, anche se ora c’è un rimbalzo stagionale dovuta all’arrivo dell’autunno. Ma siamo molto lontani dai picchi del 2022, che erano stati determinati dall’attacco russo all’Ucraina, e ora siamo tornati vicini ai livelli del 2020. Attualmente, tra le conseguenze di questi aggiustamenti, si prevedono anche costi per l’elettricità più bassi, e quindi possiamo immaginare un effetto di contenimento sull’aumento dei prezzi in generale».

«Per quanto riguarda i metalli industriali non ferrosi - illustra ancora - come rame e alluminio, questi hanno avuto uno sviluppo un po’ diverso. Il rame, che è uno dei metalli più ricercati a causa della transizione energetica, in questo momento ha un prezzo piuttosto basso rispetto ai picchi della prima parte del 2024. Ma negli ultimi 10 anni i prezzi sono saliti a causa dell’aumento della domanda. E rimarranno presumibilmente a livelli alti».

«Diverso ancora il discorso per l’acciaio - continua - che soffre di over-capacity produttiva, soprattutto in Cina, dove il consumo è diminuito, tanto che negli ultimi tre anni il prezzo è in continua discesa, data l’abbondanza di acciaio sul mercato, e non è prevedibile un aumento dei prezzi nel prossimo futuro».

«L’acciaio - spiega - in realtà è un prodotto «povero», dato che in una automobile di livello medio/alto per esempio incide per circa un sessantesimo del totale del valore, pesa veramente poco sul prezzo finale di molti prodotti industriali. Molto meno per esempio che il prezzo della farina nel pane. Altri metalli possono avere un’incidenza maggiore, ma l’effetto è meno diretto di quello che ci si può immaginare, facendo paragoni con i prezzi dell’energia o dei prodotti agricoli».

Costi aggiuntivi importanti

«In generale - conclude Matteo Somaini - i prezzi energetici si stanno normalizzando, e anche le materia prime agricole sono stabili, a parte come detto il cacao e il caffè. Quindi la componente dei costi aggiuntivi è importante soprattutto per le materie prime a basso valore, e questi costi sono tutti aumentati negli ultimi anni, con un conseguente aumento del costo dei prodotti semilavorati e finiti, il cui prezzo reagisce alle variazioni dei mercati delle materie prime con un certo ritardo e normalmente in misura contenuta».