Borsa

Al via una settimana frizzante per i mercati finanziari

I dati sull’inflazione statunitense e l’inizio della stagione dei bilanci trimestrali delle società tecnologiche tenderanno a muovere i listini - La volatilità sarà alimentata anche dalle attese di tagli ai tassi d’interesse da parte della Federal Reserve
©DDP

Al netto delle tensioni sul fronte elettorale negli USA, la settimana in corso si preannuncia ricca di elementi che potranno influenzare l’andamento dei mercati finanziari, a partire dalla pubblicazione dei dati sull’inflazione statunitense, ma anche delle trimestrale delle cosiddette «Magnifici 7» (Alphabet/Google, Amazon, Apple, Meta/Facebook, Microsoft, Nvidia e Tesla). Gli analisti si attendono risultati meno brillanti rispetto al passato. Inoltre, si conosceranno i dati dei bilanci intermedi anche per i principali gruppi bancari europei.

Inflazione USA sostenuta

Venerdì 26 luglio, il dato sull’inflazione statunitense, potrebbe contribuire a chiarire le prossime mosse della Federal Reserve sui tassi. Gli operatori di mercato sono quasi certi che nei prossimi mesi la Fed darà la sua prima sforbiciata al costo denaro in dollaro nei prossimi mesi. Che ciò avvenga alla fine di luglio è però improbabile. Secondo un sondaggio condotto da Reuters, l’indice Price Consumer Expenditures (PCE) di giugno dovrebbe essere salito dello 0,1% su base mensile. La pubblicazione dell’indice dei prezzi della spesa per consumi personali arriva dopo che un altro dato sull’inflazione, l'indice dei prezzi al consumo (Consumer Price Index, CPI), è sceso a giugno per la prima volta in quattro anni. Questo dato, più debole del previsto, ha innescato una certa rotazione settoriale dei titoli azionari e rafforzato le aspettative del mercato che la Fed sia pronta a tagliare i tassi a settembre. Alcuni giorni dopo la pubblicazione dell’IPC, il presidente della Fed Jerome Powell ha dichiarato che i dati sull’inflazione del secondo trimestre «aumentano un po’ la fiducia» che il ritmo di aumento dei prezzi stia tornando verso l’obiettivo della Fed in modo sostenibile. Secondo Dillon Lancaster, gestore patrimoniale di TwentyFour Asset Management (afferente al gruppo bancario svizzero Vontobel), «gli ultimi dati sull’inflazione mostrano segnali incoraggianti e il mercato del lavoro che si sta raffreddando. I futures stanno ora valutando quasi tre tagli dei tassi da 25 punti base da parte della Fed entro la fine dell’anno (rispetto a uno solo in aprile) e il rendimento dei Treasury a 10 anni è inferiore di 50 punti base rispetto al picco di aprile, il tutto mentre Trump è in crescita nei sondaggi. Ci saranno altri sei dati sull’inflazione e sull’occupazione prima dell’insediamento del prossimo presidente degli Stati Uniti e queste rilevazioni, insieme alle azioni e alla retorica della Fed, influenzeranno i mercati obbligazionari», afferma il gestore di TwentyFour.

Istituti di credito al bivio

La corsa delle banche europee al miglioramento della redditività e al rialzo dei prezzi delle azioni affronta l’ultima prova, con la pubblicazione dei risultati del secondo trimestre. L’elemento chiave è il reddito netto da interessi, che le banche hanno visto crescere grazie all’aumento dei tassi, mentre la Banca centrale europea (BCE) cerca di ridurre ulteriormente i tassi e la Banca d’Inghilterra (BoE) si prepara ad allentare la pressione. Gli investitori vorranno anche vedere come se la cavano gli istituti di credito con l’intensificarsi dell’incertezza politica - le azioni delle banche francesi hanno infatti subito un forte calo durante le recenti elezioni. Un mercoledì intenso vedrà Deutsche Bank, Lloyds, BNP Paribas, Santander e UniCredit aggiornare gli investitori, mentre altre banche – quelle USA in particolare – riferiranno la settimana successiva come pure la svizzera UBS.

L’economia dell’eurozona si sta rivelando un enorme dilemma per la BCE in quanto la crescita complessiva è stata lenta, ma la forza del settore dominante dei servizi, stimolato dal turismo, ha mantenuto le pressioni inflazionistiche alte. Gli indici flash dei responsabili degli acquisti (Purchasing Mangers Index, PMI) in pubblicazione il 24 luglio mostreranno se la sfida della BCE sta diventando più facile. Gli indici PMI della zona euro, basati sulle osservazioni dei dirigenti d’azienda sull’andamento dei prezzi e della domanda, potrebbero essere particolarmente influenti dopo che la BCE ha mantenuto i tassi d’interesse al 3,75%, livello a cui erano scesi a luglio e si è rifiutata di fornire indicazioni future, affermando che «dipende dai dati». I mercati monetari prevedono tuttavia un taglio dei tassi a settembre, sostenendo le azioni della zona euro, i titoli di Stato e l’euro per il momento, ma anche aumentando il livello di minaccia di qualsiasi risultato PMI che potrebbe spostare l’opinione della BCE.