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Altro che franco forte, la «corsa al dollaro» non accenna a fermarsi

L'inizio del 2025 è all'insegna di un ulteriore balzo della valuta USA, che in questi giorni ha toccato i massimi da due anni contro l'euro
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Economia
03.01.2025 20:45

Altro che franco forte: la valuta che non sembra voler cedere terreno è il dollaro USA, che giovedì - primo giorno di contrattazioni dopo il Capodanno - è balzato ai massimi di due anni contro euro, sulla scia dei guadagni dello scorso anno e sulla base delle aspettative che la crescita economica degli Stati Uniti possa essere superiore a quella degli altri Paesi e mantenere i tassi di interesse relativamente alti, complice anche la Federal Reserve che nella sua ultima riunione dello scorso 17-18 dicembre, pur avendo tagliato di 25 punti base il tasso d’interesse dei Fed Funds (ora in una forchetta tra il 4,25 e il 4,5%), ha dichiarato che sarà più cauta nel tagliare i tassi d’interesse poiché l’inflazione rimane persistentemente al di sopra del suo obiettivo annuale del 2% e l’economia continua a «tirare».

In termini percentuali, nel 2024 lo «U.S. Dollar Index», che misura il valore del greeback in relazione a un paniere di valute straniere, è salito del 6,61%, mentre tutte le altre principali valute del G10 hanno perso terreno contro il biglietto verde - compreso il franco svizzero (-6,88%).

Tornando a questi giorni, a soffrire maggiormente della forza del dollaro è l’euro, scivolato sotto il livello «tecnico» di 1,03, attorno a quota 1,0250, il minimo da novembre 2022, preannunciando un «sell-off» che, secondo gli operatori di mercato, potrebbe presto portare la moneta unica verso la parità col dollaro. Contro franco svizzero, invece, questa settimana il dollaro è salito sopra la soglia dei 90 centesimi, toccando quota 0,9135, il più alto dalla primavera scorsa.

Un'altra valuta che, oltre all'euro, soffre per ciò che viene definito l'«eccezionalismo degli USA» è lo yuan cinese, in forte calo e per la prima volta ai valori di novembre 2023, a quota 0,1368 dollari. Sullo sfondo vi è l'economia del gigante asiatico che fatica a raggiungere l'obiettivo di crescita del PIL al 5%, mentre la PBOC (People's Bank of China, la banca centrale cinese) non ha ancora dato una risposta credibile al rischio di «giapponesizzazione» dell'economia, ossia di deflazione fra sfida demografica, debito e crisi immobiliare prolungata.

Ma fra i motivi dietro la «corsa al dollaro» vi è anche Wall Street, che continua a salire - nel 2024, come nel 2023, lo S&P 500 ha guadagnato ben oltre il 20% - e ad attrarre i capitali degli investitori soprattutto nei titoli del settore high-tech. Una tendenza, questa, che per ora non sembra mostrare segni di inversione di rotta.