Anche Regno Unito e Giappone entrano in recessione (tecnica)

Dopo la Germania, altri due economie di Paesi facente parte del G7 sono entrati in recessione «tecnica»: Regno Unito e Giappone. La condizione, ricordiamo, si verifica quando il Prodotto interno lordo (PIL) di un Paese registra una variazione negativa per due trimestri consecutivi.
Riguardo il Regno Unito, la recessione risulta dalla contrazione consecutiva del PIL dello 0,3% negli ultimi tre mesi del 2023 e dello 0,1% nel trimestre precedente. Il calo del PIL nel quarto trimestre è stato il più consistente dai primi tre mesi del 2021, quando la Gran Bretagna ha imposto nuove restrizioni anti-COVID.
Il rallentamento viene attribuito a vari fattori, tra cui la debolezza delle vendite al dettaglio, una caduta della produzione edilizia e un’inflazione che, nonostante sia in attenuazione, resta ancora sostenuta sul livello del 4%.
Il ministro delle Finanze Jeremy Hunt, come riporta Reuters, resta però ottimista e ha dichiarato che ci sono «segni che l’economia britannica sta girando l’angolo» e che «dobbiamo attenerci al piano: tagliare le tasse sul lavoro e sulle imprese per costruire un’economia più forte».
Stando all’Office for National Statistics, il PIL pro capite in Inghilterra è calato in tutti i trimestri del 2023 e non è cresciuto dall’inizio del 2022, rappresentando il periodo più lungo dall’inizio dei rilevamenti (1955).
Il Giappone cede alla Germania
A sorpresa l’economia del Giappone entra in recessione tecnica, a fronte di consumi interni che continuano a rimanere deboli. Nel periodo tra ottobre e dicembre il PIL ha registrato una contrazione dello 0,1%, dal -0,7% del trimestre precedente. Su base annuale il PIL nipponico ha visto una flessione dello 0,4%.
In base ai dati diffusi oggi, il Paese del Sol Levante cede il terzo gradino del podio su scala globale e si vede sorpassare dalla Germania, che diventa la terza economia mondiale dietro a Stati Uniti e Cina. La Germania, ricordiamo, è entrata in recessione tecnica nel 2023, registrando una contrazione dell’economia di -0,3% per l’anno.
Il PIL nominale del Giappone su base annuale si è assestato a 591.048 miliardi di yen, equivalenti a 4.210 miliardi di dollari, rispetto al valore aggregato di 4.460 miliardi prodotti dalla Germania. Nel quarto trimestre, la spesa per consumi - che compone oltre la metà del PIL- ha evidenziato un calo dello 0,2%, mentre gli investimenti aziendali registrano una flessione dello 0,1%.
Nel breve e medio termine gli analisti si mostrano cauti sulla prevista inversione di tendenza della politica monetaria accomodante, fin qui adottata dalla Bank of Japan (BoJ), a fronte dell’insufficiente adeguamento dei salari, come auspicato dall’Esecutivo e dallo stesso governatore dell’istituto centrale, Kazuo Ueda.
Per il trimestre in corso gli economisti prevedono un ulteriore frenata dell’espansione, come conseguenza del rallentamento globale della crescita, dei consumi ancora fiacchi e dell’impatto del terremoto verificatosi nel centro-ovest del Giappone a inizio anno.