Aumenta il costo del denaro ma anche il ricavo sui conti
Da qualche mese la politica monetaria è cambiata in senso più restrittivo. I tassi d’interesse delle banche centrali puntano verso l’alto per cercare di moderare le aspettative inflazionistiche. La Banca nazionale svizzera (BNS) non fa eccezione in questa tendenza. Ma come sempre le facce della medaglia sono due: se da un lato indebitarsi costerà di più, dall’altro prestare i soldi renderà un po’ di più. Per i creditori quindi - compresi coloro che per prudenza i risparmi li tengono in banca e non li investono in Borsa - ci sono anche buone notizie.
Nelle scorse settimane già alcuni istituti avevano annunciato di aver portato in territorio positivo i tassi di remunerazione dei conti risparmio. Dal mese prossimo questo ritocco verso l’alto sarà ancora maggiore: tra lo 0,2 e lo 0,4%. Rendimenti ancora bassi, ma che hanno un impatto più psicologico che finanziario sui risparmiatori.
Tre lustri di sofferenza
L’era dei tassi nulli (e negativi) in Svizzera si è conclusa alla fine dello scorso settembre, dopo un periodo piuttosto lungo (quasi tre lustri) durante il quale il rendimento dei nostri risparmi ha avuto andamenti diversi. Per intenderci: un ipotetico franco depositato nel 2008 su un conto di risparmio ha fruttato, a fine 2022, praticamente nulla. Dopo quindici anni, quasi, ci siamo trovati con lo stesso capitale probabilmente anche leggermente eroso dall’inflazione. Se lo stesso franco fosse stato invece investito nell’indice SMI della Borsa svizzera, oggi varrebbe circa 80 volte tanto. Ma non tutti i risparmiatori hanno l’indole dell’investitore. Con la fine della stagione dei tassi negativi, quella parte di popolazione avversa al rischio - che non investe in Borsa - ha potuto verosimilmente tirare un respiro di sollievo. Un respiro però breve, diremmo, perché dall’autunno scorso a oggi la progressione dei tassi d’interesse sui conti di risparmio è stata piuttosto lenta e oltretutto modesta, addirittura nulla sui conti correnti, che tuttora non fruttano alcun interesse. Una discrepanza acuita ancora di più dalla corsa dei tassi sui mutui ipotecari balzati fin oltre il 3% nel giro di poche settimane dall’annuncio della BNS. È un po’ come con i prezzi al consumo che salgono velocemente, ma sono lenti a scendere.
In questo caso la lentezza delle banche svizzere nell’incrementare la remunerazione sui conti è stata interpretata da alcuni osservatori piuttosto come una riluttanza. Si sospetta infatti che gli istituti vogliano «recuperare» quanto speso durante la lunga fase caratterizzata dai tassi negativi. Secondo quanto aveva dichiarato in una trasmissione tv di SRF a fine ottobre il presidente di SwissBanking Marcel Rohner, le banche svizzere hanno pagato alla BNS complessivamente 8,4 miliardi di franchi durante i sette anni di tassi sottozero. Rohner aveva tuttavia sottolineato come, in generale, questi costi non sono stati riversati sui clienti (con l’eccezione di qualche ritocco sulle spese di gestione, ndr).
Adeguamenti «modesti»
Il ritorno dei tassi positivi verrà verosimilmente salutato positivamente dai risparmiatori. Tuttavia, con l’inflazione in Svizzera vicino al 3%, questi timidi aumenti si rivelano insufficienti per «compensare» il rincaro. Anche per le altre forme di risparmio comparabili le cose non vanno tanto meglio. Pensiamo, ad esempio, al rendimento delle obbligazioni della Confederazione per la scadenza più breve (a un anno) che si situa attorno all’1,4%, oppure al classico investimento fiduciario che rende attualmente, a seconda della durata (da una settimana fino a un anno), tra lo 0,4% e lo 0,9% circa.
Dunque, quando potremo finalmente vedere degli aumenti più sostanziosi sui conti risparmio? Difficile dirlo in questa fase, nonostante il mercato sconti già un ulteriore rialzo, a marzo, del tasso guida da parte della BNS. Abbiamo sondato alcuni istituti di credito in Ticino che, in maniera praticamente unanime, ci confermano che adegueranno i propri tassi d’interesse, chi dal mese di febbraio, chi da marzo o addirittura da aprile, mentre alcuni lo hanno fatto già a inizio anno. Ma, come detto, il livello di rimunerazione dei conti di risparmi resta ancora su livelli storicamente modesti e non si intravvede nelle risposte forniteci alcuna vera «fuga in avanti» con aumenti adeguamenti più consistenti, salvo alcune iniziative, limitate però nel tempo (in genere per la durata massima di un anno), caratterizzate da tassi d’interesse fino all’1% su depositi nuovi e/o fino a un determinato importo massimo (in genere 250 mila franchi). In generale, infatti, le banche attive nel segmento «retail» tendono a seguire, anziché anticipare, gli sviluppi del mercato e soprattutto le decisioni della BNS, la cui politica monetaria condiziona le loro decisioni.
Le attese per il futuro - a seconda dell’inflazione, che si stima dovrebbe assestarsi nell’anno poco sopra il 2% - sono di un ulteriore aumento a marzo (mezzo punto percentuale) e un altro a giugno (un quarto di punto) del tasso guida della BNS che attualmente all’uno percento.