Economia

Banche centrali e geopolitica spingono l'oro

La scorsa settimana per l’oncia record a 2.488 dollari - Gioca anche la sfiducia nel dollaro - Kever (PKB): «A favore del lingotto giocano le aspettative di tagli dei tassi e le tensioni a livello internazionale»
In questo momento l’oro brilla sui mercati finanziari. © CDT
Roberto Giannetti
23.07.2024 21:15

Dopo un lungo periodo di relativa stabilità, durato all’incirca dal 2010 al 2022 (chiaramente a fasi alterne), l’oro ha iniziato la sua corsa e la scorsa settimana ha messo a segno un record storico, quota 2.488 dollari l’oncia. Quindi, in questi ultimi mesi si sta rivelando un buon investimento per chi lo avesse comprato due o tre anni fa. Oggi in giornata una oncia quotava 2.404 dollari l’oncia.

Quali sono i motivi di questo rally? E cosa può succedere nei prossimi mesi? Lo abbiamo chiesto a Sascha Kever, gestore patrimoniale della banca PKB a Lugano. Innanzitutto, vediamo i motivi alla base di questo rialzo. «Ciò che ha facilitato l’ultimo rialzo dell’oro - afferma -, che è stato un movimento in parte riassorbito dalle prese di profitto di questi giorni, è senza dubbio l’apertura della Federal Reserve alla possibilità di iniziare a tagliare i tassi prossimamente».

«Da sempre - prosegue Kever- il concorrente principale dell’oro in qualità di bene rifugio sono le emissioni obbligazionarie del Tesoro statunitense, che però, al contrario del metallo prezioso per antonomasia, offrono un rendimento cedolare».

Quadro favorevole

A questo punto, alla luce di una possibile serie di tagli dei tassi da parte della Fed di Powell, si può restare positivi sull’oro, oppure ormai questo fattore è stato scontato dai mercati? «Premettendo che noi non ci aspettiamo un numero così elevato di tagli da parte della Fed come quelli attualmente scontati dal mercato - rileva - ritengo che il contesto generale rimanga assolutamente favorevole all’oro nel lungo periodo. I motivi a mio parere sono molteplici. Il più semplice e intuitivo è la sua rarità. Infatti la quantità di oro che viene estratta annualmente è molto limitata, mentre la domanda risulta quantomeno stabile».

Infatti, si calcola che nel mondo siano presenti «solo» 180 mila tonnellate di oro e che, se venisse fuso, otterremmo un cubo di appena 21 metri di lato.

La spinta delle banche centrali

«Il secondo fattore invece è legato alle banche centrali. Dopo una fase di disaffezione e tendenziale riduzione delle riserve, notiamo come tutte le banche centrali abbiano ripreso (Cina in primis) a ricostruire le loro riserve auree. Questa strategia ha sicuramente il fine di stabilizzare le valute dei singoli Paesi, in quanto avere maggiori riserve auree rafforza il valore percepito delle valute, spesso indebolite dall’importante aumento dei debiti dei rispettivi Paesi».

Infatti, le banche centrali nel 2023 sono state responsabili del 23% degli acquisti a livello globale, in crescita dal 11% rispetto al 2022, secondo i dati del World Gold Council.

«Infine, non meno importanti - sottolinea Kever - ci sono gli abituali temi che portano all’acquisto di oro. Si tratta di scelte indette dal clima geopolitico che negli ultimi anni si è fatto vieppiù instabile, dalla volontà di detenere beni reali a scapito di investimenti finanziari tradizionali e non da ultimo dall’intenzione di proteggersi dall’inflazione che potrebbe risultare superiore alle aspettative da qui alla fine del decennio in diverse aree del mondo».

Ma l’investitore con un portafoglio bilanciato, ossia con una propensione «media» al rischio, quanto oro dovrebbe detenere? «Non si può dare una risposta precisa senza conoscere una serie di dati individuali degli investitori e dei rispettivi portafogli. In maniera generica si può dire che la quota di investimenti poco correlati con gli investimenti tradizionali debba collocarsi fra il 5 e il 10% per avere il suo impatto negli anni».

Lingotto ancora interessante

Ai livelli attuali, per l’appunto vicini ai massimi storici, vale ancora la pena acquistare oro? «Noi di principio non operiamo in maniera tattica sull’oro - precisa - ma ragioniamo in termini di componente di bilanciamento e diversificazione a medio lungo periodo. Con un orizzonte di investimento di questo genere l’oro rimane un investimento valido anche ai livelli attuali, alla luce di un contesto generale e di caratteristiche implicite dell’oro solide e immutate nel tempo».

Nel Continente africano, molti Paesi stanno aumentando le proprie riserve di oro, con l’obiettivo di calmierare l’inflazione. Economie di peso come Uganda, Nigeria e Ghana hanno già annunciato l’aumento delle proprie riserve del metallo giallo per sostenere le valute nazionali. Addirittura, lo Zimbabwe in aprile ha lanciato la valuta «Zig», con l’obiettivo di scrollarsi di dosso anni di iperinflazione e dipendenza dal dollaro USA. Zig è la sigla di Zimbabwe Gold, una moneta ancorata e sostenuta da un paniere di riserve costituito da valuta estera e metalli preziosi.

Dollaro sotto pressione

A giocare a favore dell’oro vi è anche la sfiducia, o addirittura «l’avversione», nei confronti del dollaro, anche per cause politiche. Alcuni Paesi del club dei Brics, e soprattutto Russia e Cina, cercano di liberarsi dal giogo del dollaro e per questo stanno cercando di utilizzare l’oro come garanzia per le loro monete nazionali.

Per esempio, dall’invasione russa dell’Ucraina, la Banca popolare cinese ha venduto circa 230 miliardi di titoli di Stato americani, di cui 53 miliardi nel solo primo trimestre 2024. Così facendo, la Cina ora detiene «solo» 767 miliardi di dollari in obbligazioni governative USA, contro gli oltre 1.200 miliardi del 2017. Questo non solo per acquistare oro, ma per mettere in difficoltà il Governo statunitense, a cui viene a mancare uno dei principali prestatori di denaro, in un momento in cui il debito federale ha superato il 120% del PIL. Percontro le riserve in oro della Banca Popolare Cinese (cioè la banca centrale) sono passate dalle 395 tonnellate nel 2000 alle 2.262 di oggi. Insomma, la sfida per la supremazia mondiale si gioca anche a livello di monete e anche l’oro sta giocando un ruolo importante.