Banche, quelle garanzie statali distorsive per la concorrenza

Ce ne sono 24 in Svizzera, 21 delle quali beneficiano di una garanzia statale esplicita e, grazie a essa, hanno un vantaggio competitivo stimato in circa 585 milioni di franchi annui. Inoltre, dieci di loro sono esonerate da ogni imposizione fiscale e sei solo parzialmente, pari a circa 190 milioni di franchi annui di imposte federali non versate. La débâcle di Credit Suisse ha riacceso il dibattito politico, soprattutto nella Svizzera tedesca, attorno a un importante gruppo di attori finanziari rimasti finora all’ombra dei riflettori: le banche cantonali.
Fra gli ultimi a riaccendere i fari sugli istituti cantonali è stato Sergio Ermotti, che alla ricorrente critica che UBS, con l’acquisizione di CS, sia diventata troppo grande – l’appellativo «Monsterbank» è molto diffuso Oltralpe – e abbia assunto una posizione dominante, ha sempre ribattuto che le banche cantonali, in aggregato, hanno una quota di mercato molto maggiore. In effetti, se si considerano per esempio i crediti ipotecari, le banche cantonali coprono oltre un terzo del mercato, la nuovaUBS circa un quarto, le Raiffeisen un quinto. Ma UBS è anche una banca too big to fail – come lo è pure la regina della banche cantonali, la zurighese ZKB.
Ed è proprio la ZKB, secondo le analisi fatte da Avenir Suisse, quella che tra tutte le banche cantonali trae i maggiori vantaggi finanziari dalla garanzia statale esplicita. Stando ai calcoli degli esperti del think tank elvetico, infatti, ZKB «risparmia» tra gli 85 e i 295 milioni di franchi l'anno sui costi di capitale, mentre l’esenzione dall’imposta federale diretta equivale a 76 milioni di franchi annui. E c’è di più: il Canton Zurigo fornisce alla sua banca non solo una garanzia contro il rischio di insolvenza, ma anche una «garanzia istituzionale e di mantenimento», cioè in caso di crisi è obbligato a iniettare capitale nella banca per evitarne il tracollo.
Capitale meno caro
Ma come si calcola il vantaggio finanziario delle banche cantonali? Nella sua analisi, Avenir Suisse ha adottato tre modelli che – senza andare nei dettagli tecnici – si basano sul principio secondo cui una garanzia statale, in particolare se esplicita, riduce di molto il rischio di insolvenza di una banca cantonale, ciò che si riflette poi sulla sua valutazione di credito (il famoso rating). Quanto più un'agenzia di rating (come S&P, Moody’s e Fitch) ritiene probabile il sostegno statale, tanto più adegua la valutazione al rialzo (uplift, in gergo). Nel caso delle banche cantonali svizzere, le valutazioni sono tutte superiori al livello A-, con la ZKB che ottiene la massima valutazione (AAA) da ben due agenzie su tre.
Le elevate valutazioni, come ricorda Avenir Suisse, fanno sì che questi istituti abbiano un minore costo di capitale, o di rifinanziamento, poiché i creditori (cioè i clienti) sono generalmente più propensi a depositarvi in propri averi, che nelle banche cantonali rappresentano circa l’80% dei cosiddetti «fondi dei terzi». Lo stesso ragionamento vale per i sottoscrittori (istituzionali o privati) dei prestiti emessi dalle stesse banche. Per gli autori dello studio ci si potrebbe aspettare che le banche cantonali, proprio perché ritenute «sicure», siano in grado di pagare interessi più bassi sui depositi dei clienti o di applicare commissioni inferiori rispetto ai loro concorrenti privati. Gli effetti sono presto detti: più volumi (sia dei depositi, sia dei crediti) e più profitti grazie ai maggiori margini d’interesse. E il vantaggio in termini finanziari di questa «distorsione della concorrrenza» è stimato, come media dei tre modelli usati da Avenir Suisse, a circa mezzo miliardo di franchi all’anno. Ma la garanzia statale ha avuto, in passato, anche le sue vittime: Avenir Suisse ricorda i casi delle banche cantonali di Soletta e di Appenzello esterno che a metà anni Novanta, nonostante gli ingenti interventi statali, fallirono a seguito dell’allora crisi dell’immobliare e vennero rilevate rispettivamente da Bankverein e UBS.
Vantaggi fiscali
Un aspetto interessante dell’analisi di Avenir Suisse riguarda l’assoggettamento fiscale delle banche cantonali. Dieci istituti non pagano le imposte, altre sei le pagano solo in parte (tra cui la ticinese BancaStato, che le versa solo a livello comunale, pari a complessivi 7 milioni di franchi l’anno circa), mentre cinque pagano regolarmente le imposte a tutti e tre i livelli di governo. I motivi sono riconducibili sostanzialmente alla forma giuridica di queste banche: sono perlopiù entità di diritto pubblico, quindi esonerate dall’imposta federale diretta. Stando ai calcoli di Avenir Suisse, «l’ammanco» per le casse federali è attorno ai 190 milioni di franchi annui. Tuttavia, le banche cantonali versano ai rispettivi Cantoni un «dividendo», o quota dell’utile conseguito, che funge anche da «compensazione» per la garanzia statale loro conferita: nel 2023, la cifra complessiva versata nelle casse cantonali era di poco oltre i 1,37 miliardi di franchi.
Ma per Avenir Suisse questo meccanismo ha un impatto sulla perequazione finanziaria intercantonale, penalizzando i cantoni senza banche cantonali o con banche strutturate come società per azioni. Secondo i loro conti annuali, nel 2023 le 15 banche cantonali organizzate come entità di diritto pubblico hanno generato utili per 2,7 miliardi di franchi. Poiché questi utili non sono tassati, non sono inclusi nel cosiddetto potenziale di risorse. Se questa disparità fosse eliminata, cantoni beneficiari come Argovia e Grigioni riceverebbero meno dalla perequazione, mentre contributori come Zurigo pagherebbero di più. Anche molti comuni sono svantaggiati, perdendo circa 45 milioni di franchi all'anno, eccetto il Canton Zurigo, dove gli enti locali partecipano agli utili della ZKB.
Il dibattito sulla specificità delle banche cantonali rimane dunque acceso. Inoltre, le differenze tra le 24 realtà cantonali, con mandati e approcci diversi, non sempre rendono la vita facile per il regolatore Finma. Qualche interrogativo sulla necessità, oppure no, di una legge federale sulle banche cantonali la solleva la politica nazionale, ma anche il mondo finanziario. Non da ultimo, l'UE, contraria agli interventi statali indiretti, ha già espresso preoccupazioni sulle garanzie delle banche cantonali.