Mercati

Cambi, il franco resta forte ma il potenziale è limitato

Dopo il trend al rafforzamento che dura da circa quattro anni, il cambio con l’euro da almeno sei mesi rimane sotto i 95 centesimi – Markov (Pictet): «Ora fase di stabilità, d’altra parte la moneta europea risulta sottovalutata»
Roberto Giannetti
15.01.2025 18:00

Cosa succederà nel prossimo futuro al cambio euro-franco? Come si vede dal grafico, la moneta svizzera da circa quattro anni ha una tendenza quasi constante a rafforzarsi, e da sei mesi l’euro quota meno di 0,95 franchi. È possibile prevedere che questa «resistenza» prima o poi verrà «rotta» al ribasso? E dove potrebbe giungere la parità? E ancora, quali potrebbero essere le mosse della Banca nazionale svizzera?

Negli scorsi giorni è arrivata la notizia che le aziende svizzere prevedono il tasso di cambio euro-franco si attesterà a quota 0,92 alla fine del 2025, e quello dollaro-franco a 0,85. È quanto è emerso dal tradizionale sondaggio sulle divise condotto da UBS e in precedenza da Credit Suisse. Oggi l’euro quotava 0,9398 franchi.

Nel complesso è probabile che il tasso di cambio si muova all’interno di un intervallo ristretto nel corso del 2025, emerge dal rilevamento effettuato in autunno intervistando 400 imprese, di cui quasi il 90% opera livello internazionale.

Trend al rafforzamento

Ma qual è l’opinione degli analisti finanziari? Ne abbiamo parlato con Nikolay Markov, economista senior di Pictet Asset Management. «Effettivamente - spiega - il franco svizzero resta forte. Tuttavia il suo valore di equilibrio nei confronti dell’euro, secondo il nostro modello, è oggi di 94 centesimi, ossia praticamente il livello attuale. Comunque il franco dovrebbe continuare a rafforzarsi leggermente in futuro, anche a 10 anni dall’abolizione del tasso minimo di cambio di 1,20. Infatti secondo le nostre previsioni, il valore di equilibro dovrebbe arrivare a 89 centesimi nel 2028».

«Questo significa - continua - che esiste ancora un margine di apprezzamento, ma è molto minore di quello che abbiamo visto negli ultimi due decenni. Questo per due motivi: innanzitutto perché il grande movimento di rafforzamento è già avvenuto, e in secondo luogo perché anche l’euro stesso in questo momento è sottovalutato, e quindi dovrebbe apprezzarsi nei confronti di molte valute, anche se non rispetto al franco. Quindi resta un margine di rafforzamento molto più piccolo rispetto a quanto visto in passato».

«È proprio per questo - sottolinea - che nel campo della politica monetaria la BNS ha fortemente ridotto l’ampiezza dei suoi interventi, a causa sia dell’impatto che questi hanno sul bilancio dell’istituto, sia perché provocano una elevata volatilità dei suoi risultati. Quindi riteniamo che ora i principali strumenti della BNS restino i tassi di interesse, anche se pure a questo livello esiste un margine di azione limitato. Infatti le domande che dobbiamo porci sono: in Svizzera quando arriveremo a un tasso di riferimento pari a zero? E arriveremo a un tasso negativo come nel 2015? Per questo il margine di manovra della BNS è limitato, sia a livello di acquisti sul mercato di euro, sia a livello di tassi».

Valore vicino all’equilibrio

«Tuttavia - precisa Nikolay Markov - come detto il vantaggio ora è che la probabilità di apprezzamento del franco rispetto all’euro è molto minore rispetto al passato, visto che il valore attuale è molto vicino al valore e di equilibro. E questo dovrebbe evitare di vedere prossimamente l’euro a 84 o 85 centesimi di franco».

Tassi verso lo zero

Ma quali sono le vostre previsioni riguardo ai tassi di interesse? «È possibile - risponde - che i tassi ritornino in territorio negativo, ma questa eventualità per ora non è riflessa dalla curva dei tassi, la quale prevede tassi a zero a partire dal terzo trimestre di quest’anno. Piuttosto, ci potremmo trovare eventualmente in una situazione vicina alla “trappola della liquidità”, ossia quando i tassi sono a zero e la creazione di liquidità da parte della banca centrale non genera più attività economica aggiuntiva, perché non ha effetti sul consumo e gli investimenti. Questo significherebbe che la BNS non avrebbe più a disposizione lo strumento dei tassi per influenzare la congiuntura».

«Nel caso, molto poco probabile, in cui si ritorni a tassi negativi - conclude Nikolay Markov - abbiamo notato che in passato questi hanno avuto un impatto misto, direi perfino ambiguo. Infatti sono stati registrati molti effetti negativi, come un aumento dei tassi di risparmio e un calo degli investimenti e dei consumi. E quindi i tassi negativi possono avere, contrariamente a quanto si può pensare, un effetto abbastanza restrittivo sulla congiuntura. Per questo sarà difficile che la BNS avrà l’intenzione di introdurre di nuovo i tassi negativi. Questo potrebbe succedere a mio avviso solo nel caso in cui il franco svizzero registrasse un balzo rispetto all’euro che non potrebbe essere contrastato solo con gli acquisti di euro sul mercato».