«Con Trump mercati più volatili, preferiamo l’oro fisico al Bitcoin»
L’elezione di Donald Trump scompagina le carte a livello economico e di investimenti. Ma non per questo le opportunità di guadango vengono meno. Ne abbiamo parlato con il CIO di Raiffeisen Svizzera Matthias Geissbühler, che ieri era di passaggio a Lugano per un incontro con i consulenti della banca.
Con l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti si aprono tutta una serie di nuovi scenari che avranno un impatto sull’economia globale e, di riflesso, sui mercati. Al netto della retorica politica e delle speculazioni, dobbiamo attenderci un lungo periodo di volatilità oppure a vostro avviso è possibile che i timori più diffusi (es., più protezionismo, ripresa dell’inflazione ecc.) si attenuino?
«Dopo la netta vittoria elettorale di Donald Trump e dei Repubblicani al Congresso degli Stati Uniti, prevediamo che la maggior parte delle sue promesse elettorali verranno attuate entro le elezioni di medio termine del 2026. Oltre ai tagli alle tasse e alla deregolamentazione, ipotizziamo anche una politica migratoria e commerciale piuttosto rigorosa. Quest’ultima coinvolgerà soprattutto i Paesi che hanno un elevato surplus commerciale nei confronti gli Stati Uniti. L’aumento delle tariffe d’importazione rappresenta una sfida per Paesi come Cina, Messico, Germania e Svizzera. A tutto questo bisogna anche aggiungere l’imprevedibilità tipica di Donald Trump. Tutti questi fattori messi insieme porteranno probabilmente a un aumento della volatilità sui mercati finanziari».
Le Borse internazionali nel 2024 hanno registrato buone performance, generalmente parlando. Continueranno così anche nel 2025? Oppure, vedete delle differenze a livello macro-regionale, per esempio tra Nordamerica, Europa e Asia?
«I mercati azionari, soprattutto quelli statunitensi, hanno registrato una performance molto positiva nel 2024. I mercati sono stati trainati dal calo dei tassi di interesse di riferimento e dalla prospettiva di un atterraggio morbido dell’economia statunitense. Quest’ultima si è sviluppata più solidamente del previsto grazie all’eccesso di risparmio derivante dalla pandemia e alla corrispondente stabilità dei consumi. Tuttavia, questi risparmi sono ormai esauriti. Allo stesso tempo, le valutazioni sono aumentate in modo significativo. Di conseguenza, ci aspettiamo una performance complessivamente più debole nel 2025. A livello macro-regionale, gli Stati Uniti e la Svizzera dovrebbero registrare una performance migliore rispetto all’Europa e alle azioni dei mercati emergenti. Questi ultimi in particolare dipendono maggiormente dall’economia globale e risentiranno in particolare dell’introduzione di dazi sulle importazioni».
A livello di settori d’investimento, su quali consigliate di puntare? Per esempio, negli USA si sta guardando molto al settore energetico e delle infrastrutture (reti), ma anche all’industria spaziale. In Asia si punta molto sull’alta tecnologia. E in Europa (e Svizzera)?
«Poiché prevediamo che lo slancio economico globale rimarrà debole, privilegiamo i settori difensivi come la sanità, alimentare, le telecomunicazioni e i servizi di pubblica utilità. In generale, tutto questo depone a favore del mercato azionario svizzero. Grazie al clamore suscitato dall’intelligenza artificiale, il settore tecnologico è stato uno dei più brillanti degli ultimi due anni. Tuttavia, le valutazioni elevate di molti titoli tecnologici invitano alla cautela. Raccomandiamo pertanto agli investitori di raccogliere una parte dei profitti. Sotto Trump, il settore energetico (petrolio e gas) e quello della difesa dovrebbero trarre vantaggio. Dal punto di vista della sostenibilità, tuttavia, gli investimenti in questi due settori sono problematici per molti investitori».
Per quanto riguarda gli investimenti a reddito fisso (obbligazioni), in Europa la tendenza sembra essere verso una riduzione dei tassi, ancora di più in Svizzera dove la BNS non ha escluso un ritorno ai tassi zero o negativi. Altrove invece i tassi sembrano poter restare alti - negli USA la Fed ha fatto capire che i tagli rallenteranno (e magari non taglierà più?), in Giappone i tassi potrebbero salire per contrastare l’inflazione. Come muoversi in questo ambito? Nel settore obbligazionario ci sono ancora occasioni interessanti?
«Il calo dei tassi d’interesse è generalmente positivo per le obbligazioni, perché i prezzi aumentano. In Svizzera, tuttavia, i tassi d’interesse sono già scesi in modo significativo e i titoli di Stato (Confederazione svizzera) in particolare hanno tassi d’interesse reali negativi, tenendo conto dell’inflazione. Di conseguenza, questo segmento non è più interessante al momento. Le obbligazioni societarie all’estero sono più interessanti. I tassi d’interesse negli Stati Uniti e in Europa sono storicamente interessanti. Vediamo anche opportunità nelle obbligazioni dei mercati emergenti. Tuttavia, gli investitori devono tenere conto della situazione valutaria. I tassi d’interesse più elevati all’estero sono spesso annullati dalle perdite di cambio. Di conseguenza, consigliamo di coprire i rischi valutari».
Il franco svizzero non accenna a indebolirsi. Quali sono le vostre previsioni sul suo andamento in futuro?
«Attualmente riteniamo che il franco svizzero sia abbastanza quotato e prevediamo che nei prossimi mesi si muoverà lateralmente rispetto al dollaro USA e all’euro. Nel medio-lungo termine, tuttavia, è probabile che il franco si apprezzi ulteriormente. Ciò è sostenuto dai differenziali di inflazione e di tasso d’interesse e dalla stabilità della situazione politica ed economica in Svizzera».
Nel campo degli investimenti alternativi, sta emergendo sempre più una nuova categoria di asset, le criptovalute. Quale è la vostra opinione su questa particolare asset class?
«Le criptovalute sono generalmente investimenti altamente speculativi e volatili. Con l’autorizzazione e l’introduzione degli ETF negli Stati Uniti quest’anno e l’elezione di Donald Trump, che durante la campagna elettorale si è presentato come presidente “cripto”, il Bitcoin in particolare ha registrato di recente una forte crescita. Tuttavia, è lecito chiedersi se questa tendenza continuerà. Per quanto riguarda gli investimenti alternativi, preferiamo chiaramente l’oro fisico al Bitcoin, noto anche come “oro digitale”».
Il cosiddetto «impact investing» - che va oltre il concetto di ESG - sta prendendo sempre più piede, anche in Svizzera, ma resta ancora un po’ una «nicchia» perché in parte limitato da fattori quali rating, storico dei rendimenti o altro ancora. Qual è la politica di Raiffeisen in questo ambito? I fondi d’investimento «a impatto» sono da preferire, magari per l’investitore che ha uno sguardo più sul lungo termine?
«L’impact investing può essere un’alternativa per gli investitori che vogliono ottenere un impatto ecologico o sociale concreto con i loro investimenti e per i quali il rendimento non è l’unico obiettivo. Raiffeisen è stata una delle prime banche a lanciare un mandato di impact asset management accessibile agli investitori retail nel 2023».