Diversificazione e cautela per navigare l’incertezza

L’investitore fronteggia un complesso scenario di opportunità e di rischi, la cui valutazione è legata non solo a fattori economici e finanziari ma anche geopolitici. I temi che ne derivano sono stati oggetto della presentazione «Macrofinestra Live», promossa a Lugano dal Gruppo WMM-Wullschleger Martinenghi Manzini, in cui il team di gestione guidato dal direttore dell’area Wealth Management Fabio Poma ha incontrato negli scorsi giorni consulenti, clienti e operatori finanziari.
Punto di partenza, come ha rilevato Raffaele Fink, una ripresa economica disomogenea e un ampio divario fra le due sponde dell’Atlantico, con un’Europa il cui PIL arranca al di sotto dell’1% a fronte della congiuntura USA positiva, seppur a scapito di un debito pubblico che sfiora il 120% del PIL.
Per gli investitori - e non solo - un tema cruciale è rappresentato dal possibile ritorno di pressioni inflazionistiche, già registrate negli ultimi mesi con una certa accelerazione del ciclo, tanto da aver indotto la Federal Reserve a una maggiore cautela circa l’indirizzo della sua politica monetaria. Le scelte fiscali dell’Amministrazione Trump, gli attriti geopolitici, i prezzi delle materie prime, i crescenti costi del trasporto marittimo legati ai dirottamenti imposti dalla crisi nel Mar Rosso, nonché le guerre tariffarie, potrebbero far rialzare la testa all’inflazione e, ha sostenuto Fink, riproporre uno scenario simile a quello degli anni Settanta. Ben diversa la situazione in Europa mentre la Cina è ancora confrontata con le difficoltà del mercato immobiliare ed è impegnata a rilanciare i consumi interni.
L’inflazione dietro l’angolo può condizionare il mercato del reddito fisso, considerato da Matteo Citterio: con tassi USA verso il 5% per fine 2025, prospettive di pochi tagli, o perfino nessuno, da parte della Fed, l’incertezza domina e sono da preferire le scadenze brevi, meno sensibili all’evoluzione della curva dei rendimenti senza dimenticare, accanto al rischio tasso, il rischio di credito che eventuali turbolenze potrebbero accentuare.
Quanto al mercato azionario, ha sostenuto Alessandro Cavuoto, i prezzi, soprattutto a Wall Street, sono sostenuti e il comparto tecnologico ha guidato il megarally. La concentrazione settoriale è elevata, ma gli utili medi per il 2025 sono ancora a livelli del 14%, con buoni cash flow e margini operativi ed entrata di concorrenti sempre più ardua, a parte la sorpresa della cinese DeepSeek. L’intelligenza artificiale, regina del mercato, è entrata nella fase della monetizzazione dopo il decollo tumultuoso. «Bolla sì, bolla no, situazione simile al 2000 - e semmai quando?» Domanda amletica, per cui può consolare l’idea che «questa volta è diverso».
Su altri fattori di rischio si è soffermato Fabio Poma, considerando in particolare come a offuscare il quadro USA, peraltro favorevole, non sia solo il livello del debito pubblico, ma anche quello delle famiglie, oberate da oltre 17 mila miliardi di dollari, di cui oltre 5 mila miliardi di credito al consumo, tuttavia compensati al momento dall’«effetto ricchezza» generato dai buoni risultati dei mercati finanziari e dalle rivalutazioni immobiliari.
Altro quadro anomalo è quello che riguarda la relazione finanziaria USA-Giappone, con un forte indebitamento dei cittadini del Sol Levante in yen volto ad acquistare i redditizi Treasuries americani: una situazione che penalizza lo yen e richiederebbe un forte rialzo dei tassi da parte della Bank of Japan, ma che Washington preclude per il grande bisogno di acquisto di titoli pubblici dall’estero. Ricordiamo che Giappone e Cina sono fra i maggiori detentori di Treasury bond.
Una parte dell’incontro è stata dedicata all’asset allocation, cioè alle scelte di portafoglio alla luce delle considerazioni effettuate e al relativo processo d’investimento, fasi illustrate rispettivamente da Giovanni De Luigi e da Giulia Castiglioni. Ancora più importante diventa la diversificazione. Interessante l’oro, il franco svizzero, il dollaro USA, prodotti strutturati e alternativi meno correlati con l’andamento dei mercati principali. Fra le azioni, quelle a piccola e media capitalizzazione appaiono meno vulnerabili alle guerre commerciali perché più orientate ai mercati domestici.