Economia
Mercati

«Trump sta valutando una pausa di 90 giorni sui dazi, esclusa la Cina»

Il presidente americano sta considerando uno stop momentaneo alle tariffe, fatta eccezione di quelle imposte a Pechino: lo ha detto il consigliere economico della Casa Bianca, Kevin Hassett, come riporta CNBC
LIVE
«Trump sta valutando una pausa di 90 giorni sui dazi, esclusa la Cina»
Red. Online
07.04.2025 09:22
16:49
16:49
«Trump sta valutando una pausa di 90 giorni sui dazi, esclusa la Cina»

Donald Trump sta considerando una pausa di 90 giorni sui dazi, fatta eccezione per la Cina: lo ha detto il consigliere economico della Casa Bianca, Kevin Hassett, come riporta Cnbc.

16:39
16:39
Le maggiori banche del mondo si sono chiamate al telefono sul caos dei dazi

I dirigenti di alcune delle più grandi banche del mondo hanno avuto ieri sera una conferenza telefonica sugli effetti dei dazi sui mercati finanziari e sull'impatto per l'economia globale. Lo rivela Sky News che ha appreso che i responsabili di istituti di credito tra cui Bank of America, Barclays, Citibank e Hsbc Holdings hanno discusso del caos in corso.

16:36
16:36
Von der Leyen: «Offerto a Trump tariffe zero per zero per i beni industriali»

«Siamo pronti a negoziare con gli Stati Uniti. In effetti, abbiamo offerto tariffe zero per zero per i beni industriali, come abbiamo fatto con successo con molti altri partner commerciali, perché l'Europa è sempre pronta per un buon affare».

Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante un punto stampa con il premier norvergese Jonas Gahr Store.

«L'offerta è stata fatta molto tempo fa e ripetutamente, ad esempio nel settore automobilistico, ma non c'è stata una reazione adeguata» da Washington, ha sottolineato von der Leyen, osservando che «da molto tempo» l'Ue ha «dazi zero con altri Paesi che hanno anche un forte settore automobilistico».

La Commissione europea in un secondo momento ha chiarito che l'offerta è stata parte dei negoziati tra il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic e le autorità Usa.

«Tutti gli strumenti sono sul tavolo: ce n'è una gamma», lo strumento anti-coercizione è «un mezzo», ma «dobbiamo vedere come vanno i negoziati per poi decidere quale usare», ha inoltre detto la presidente della Commissione europea, rispondendo a una domanda sulla volontà dell'Ue di usare lo strumento anti-coercizione, visto come l'extrema ratio nella politica di difesa commerciale europea, per rispondere ai dazi di Donald Trump.

Von der Leyen ha ribadito a più riprese che l'Ue è «aperta ai negoziati» e in parallelo sta pensando ad «altre misure di ritorsione».

16:22
16:22
Borsa: l'Europa prosegue in caduta dopo Wall Street, Zurigo al -5,7%

I mercati azionari del Vecchio continente restano violentemente negativi dopo l'avvio in ampio calo di Wall Street: il listino peggiore è di qualche frazione quello di Milano, che è tornata anche a una perdita del 6,0%, seguito da Madrid (-5,8%), Zurigo (-5,7%) e Amsterdam, in calo del 5,6%. Poco al di sotto della perdita di cinque punti percentuali sono Francoforte (-4,9%), Parigi (-4,7%) e Londra (-4,4%).

14:46
14:46
JPMorgan: bisogna risolvere «il prima possibile» la questione dei dazi

Il Ceo di JPMorgan Jamie Dimon - manager americano assai conosciuto e ascoltato nell'ambiente, finanziario, essendo al suo posto dal 2006, praticamente la preistoria in ambito bancario - chiede di risolvere «il prima possibile» la questione dei dazi per via degli effetti che rischia di produrre sull'economia e delle molte «incertezze» che genera e definisce «disastrosa» una «frammentazione» del sistema delle alleanze Usa, a partire dall'Europa.

«Quanto prima si risolve questo problema, tanto meglio è perché alcuni degli effetti negativi aumentano cumulativamente nel tempo e sarebbero difficili da invertire», avverte in una lettera agli azionisti della banca americana. «Mantenere le nostre alleanze unite, sia militarmente che economicamente, è essenziale», aggiunge il 69enne.

Per Dimon «qualunque cosa si pensi delle ragioni legittime delle tariffe appena annunciate - e, ovviamente, ce ne sono alcune - o dell'effetto a lungo termine, buono o cattivo, è probabile che ci siano importanti effetti a breve termine» tra cui «conseguenze inflazionistiche, non solo sui beni importati ma anche sui prezzi interni, poiché i costi di produzione aumenteranno e la domanda di prodotti nazionali aumenterà». «Resta da discutere se il menu delle tariffe provochi o meno una recessione, ma rallenterà la crescita».

Inoltre «ci sono molte incertezze che circondano la nuova politica tariffaria: le potenziali azioni di ritorsione, anche sui servizi, da parte di altri paesi, l'effetto sulla fiducia, l'impatto sugli investimenti e sui flussi di capitale, l'effetto sui profitti aziendali e il possibile effetto sul dollaro Usa. Quanto prima si risolve questo problema, tanto meglio è perché alcuni degli effetti negativi aumentano cumulativamente nel tempo e sarebbero difficili da invertire. Nel breve periodo, considero tutto ciò come un'ulteriore goccia che fa traboccare il vaso».

Secondo Dimon «le nazioni autocratiche del mondo, e alcune delle nazioni non allineate, vorrebbero vedere una frammentazione delle alleanze economiche dell'America e un indebolimento della nostra posizione economica globale» ma «i nostri obiettivi strategici a lungo termine dovrebbero essere chiari: mantenere la coesione e la forza del mondo occidentale, comprese le loro economie. Se le alleanze militari ed economiche del mondo occidentale dovessero frammentarsi - ammonisce Dimon - la stessa America si indebolirebbe inevitabilmente nel tempo».

Dimon rileva che l'Europa «ha alcuni seri problemi da risolvere» sia in campo economico, dove servono riforme strutturali per la crescita e una maggiore integrazione, sia sul fronte di un rafforzamento della difesa. Ma «se la debolezza economica dell'Europa porta alla frammentazione, il panorama assomiglierà molto al mondo prima della seconda guerra mondiale» e «ogni nazione dovrà cercare le proprie relazioni per garantire il proprio futuro, e ciò potrebbe benissimo significare rapporti più stretti con Russia e Iran per l'energia e con la Cina per il commercio e l'economia», di cui potrebbero diventare nel tempo «Stati vassalli». «L'economia - aggiunge - è il collante di lungo termine, e America First va bene, purché non finisca per essere America sola».

14:22
14:22
La Borsa crolla? Ecco i precedenti storici, con occhio anche alla Svizzera

Nelle due giornate di venerdì e di oggi i mercati azionari globali - Svizzera compresa - sono crollati sotto l'impatto dei dazi imposti dal presidente americano Donald Trump al resto del mondo e delle annunciate ritorsioni cinesi. A titolo di confronto ecco una carrellata dei principali crash degli ultimi cento anni, che peraltro non sempre coincidono con le giornate peggiori per la borsa elvetica.

2020: panico per la pandemia
Il 12 marzo 2020, il giorno dopo che l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) dichiara ufficialmente la pandemia Covid-19, i mercati azionari vivono un giovedì nero: Milano (-17%), Madrid (-14%) e Parigi (-12%) subiscono crolli senza precedenti, per Londra (-11%) e New York (-10%) è il peggiore arretramento dal 1987. Si soffre anche nei giorni successivi: il 16 marzo gli indici statunitensi scendono di oltre il 12%.

2008: crisi dei subprime
Le conseguenze della crisi dei subprime - mutui concessi a chi non ha una posizione creditizia favorevole - negli Stati Uniti si estendo ai mercati finanziari mondiali. Tra gennaio e ottobre, i principali indici del mercato scendono tra il 30% e il 50%, con forti perdite in diverse sessioni di ottobre. La crisi finanziaria, culminata nel crollo della banca d'affari americana Lehman Brothers, in settembre, fa precipitare gli Stati Uniti nella recessione. Milioni di americani perdono la casa.

2000: scoppio della bolla di internet
La bolla speculativa dei titoli internet e delle nuove tecnologie si sgonfia. Dopo aver raggiunto un massimo il 10 marzo, l'indice americano Nasdaq scende del 27% nelle prime due settimane di aprile e del 39% in un anno. Il crollo ha ripercussioni su tutti i mercati legati alla cosiddetta new economy.

1987: lunedì nero
Lunedì 19 ottobre, in seguito a un grave deficit commerciale negli Stati Uniti e a un aumento dei tassi di interesse di riferimento da parte della Bundesbank tedesca il Dow Jones americano crolla del 23% in un solo giorno. Anche altri mercati azionari vengono contagiati Si tratta del primo crash dell'era informatica.

1929: crollo di Wall Street
Giovedì 24 ottobre, soprannominato giovedì nero, il Dow Jones perde oltre il 22% all'inizio delle contrattazioni, ma limita poi il calo al 2% alla chiusura. Il 28 ottobre si aggiunge un ribasso del 13% e il 29 ottobre del 12%. È l'inizio della Grande Depressione negli Stati Uniti e di una crisi economica globale.

Quelli indicati sono i principali crolli, che diverse volte sono avvenuti su più giorni in una determinata fase storica. Se si analizzano solo le singole giornate e si prende come riferimento l'indice dei valori guida SMI (che esiste dal 30 giugno 1988: ha esordito a 1500 punti) per quanto riguarda la borsa di Zurigo il giorno più nero è stato il 16 ottobre 1989, quando il mercato perse il 10,54% in reazione a un brusco calo di Wall Street sulla scia di difficoltà di finanziamento in un contesto di euforia delle fusioni. La seconda seduta meno piacevole per gli investitori elvetici è stata quella del 12 marzo 2020 (pandemia coronavirus), con un rosso del 9,64%, la terza il 15 gennaio 2015: venne perso l'8,67% nel giorno in cui la Banca nazionale svizzera (BNS) abolì la soglia minima di cambio fissata in modo unilaterale nel rapporto euro/franco. Interessante è anche la quarta giornata peggiore: risale al 19 agosto 1991, quando nell'Unione sovietica avvenne un colpo di stato (fallito) contro l'allora presidente Michail Gorbaciov. Oggi alle 14.15 l'SMI perde il 5,85% rispetto a venerdì, quando era già arretrato del 5,14%. Se la flessione dovesse confermarsi alla chiusura si tratterebbe del ribasso giornaliero più marcato dal marzo 2020 (pandemia).

12:03
12:03
In fumo già 890 miliardi in 3 ore in Europa

L'Europa ha già mandato in fumo quasi 890 miliardi di euro in poco meno di 3 ore di contrattazioni. È il saldo provvisorio della seduta odierna con l'indice Stoxx 600 in calo del 5,86%. Guardando i singoli listini, Milano perde il 6,17%, Francoforte il 5,68%, Parigi il 5,56%, Madrid il 5,33%, Zurigo il 5,31% e Londra il 4,52%

12:02
12:02
Alla borsa svizzera «titoli in calo del 65%», ma era uno sbaglio

Il panico generale sui mercati azionari ha portato anche una grande confusione: stando a quanto riferisce l'agenzia Awp i sistemi di quotazione della borsa svizzera SIX, presumibilmente sovraccarichi, hanno mostrato cali di entità inimmaginabile per diverse azioni negoziate.

Per l'istituto di gestione patrimoniale EFG International, ad esempio, il sistema ha mostrato una contrazione di circa il 65% come primo prezzo, mentre per la banca online Swissquote la flessione era del 62%. Si trattava però chiaramente di cosiddetti «mistrades», ossia di transazioni con prezzi errati: le relative operazioni sono state rapidamente dichiarate non valide da SIX.

Nel frattempo il quadro si è normalizzato. I cali di prezzo di EFG (-9,7%) e Swissquote (6,0%) sono ancora consistenti, ma rimangono in linea con quanto ci si può aspettare nell'attuale contesto, che vede l'SMI scendere di circa il 5%. In generale EFG risente del deterioramento del contesto del mercato azionario, mentre Swissquote è probabilmente influenzata dalla riduzione di corso delle criptovalute.

12:02
12:02
Taiwan chiude a -9,7%, mai così pesante

Le borsa di Taiwan chiude la seduta in calo del 9,7%, registrando la peggiore perdita mai segnalata dal listino di Taipei: l'indice Taiex brucia 2065,87 punti, attestandosi a quota 19'232,35 punti.

10:34
10:34
Ackman a Trump: «Fermati e tratta o sarà inverno nucleare economico»

L'investitore miliardario e sostenitore di Trump Bill Ackman ha chiesto al presidente americano di sospendere la sua aggressiva campagna di dazi, avvertendo che potrebbe innescare «un inverno nucleare economico» con conseguenze negative per la classe operaia americana.

«Imponendo tariffe massicce e sproporzionate sia ai nostri amici che ai nostri nemici e scatenando così una guerra economica globale contro il mondo intero in una volta sola - sostiene il gestore di hedge fund - stiamo distruggendo la fiducia nel nostro Paese come partner commerciale, come luogo in cui fare affari e come mercato in cui investire capitali».

«Il presidente - è l'appello di Ackman su X - ha l'opportunità di chiedere una sospensione di 90 giorni, negoziare e risolvere accordi tariffari asimmetrici ingiusti e indurre migliaia di miliardi di dollari di nuovi investimenti nel nostro Paese».

Il miliardario sostiene anche che «gli affari sono un gioco di fiducia» e Trump «sta perdendo la fiducia dei leader aziendali in tutto il mondo».

10:27
10:27
Débacle anche per il Bitcoin

Come da previsioni la settimana si apre con un nuovo tonfo sui mercati mondiali dall'annuncio dei dazi di Donald Trump di mercoledì scorso e dalla conseguente risposta della Cina.

La tempesta è partita da oriente, con Shanghai in calo di quasi il 4,5% in apertura e di oltre il 7,3% in chiusura, Hong Kong in ribasso del 12% e Tokyo di oltre il 7,8% in chiusura, mentre Shenzhen ha lasciato sul campo oltre il 10% e Seul (-6%) ha registrato la peggiore seduta dall'agosto del 2024.

Il contraccolpo è arrivato subito in Europa: Londra e Parigi perdono ora il 6,5% Francoforte il 6,0, Zurigo il 5,7%, con i future Usa in forte ribasso (Dow Jones -3,2%, Nasdaq -4,0% a fronte di variazioni inferiori all'1% nella norma).

Le vendite hanno poi riguardato anche il greggio , con il petrolio Usa sotto i 60 dollari al barile (Wti - 3,57% a 59,78 dollari) e il Brent in calo del 3,42% a 63,34 dollari al barile. Positivo l'oro (+0,34% a 3044,45 dollari l'oncia), bene di rifugio insieme al Bund tedesco, il cui rendimento in calo di 10 punti base al 2,47%. Débacle anche per il Bitcoin (-8,76% a 76'220,78 dollari), che si è mangiato in poche ore tutto il guadagno accumulato con i precedenti annunci del presidente Usa Donald Trump.

In questo quadro si rafforza l'euro sul dollaro a quasi 1,1 dollari, mentre la sterlina scende a quasi 1,29 dollari. Da parte sua il franco si è rafforzato sia sul dollaro (+1,0% a 0,85 franchi) che sull'euro (+0,8% a 0,94 franchi).

Da Bill Ackman a Stanley Druckenmiller, gli investitori accusano Trump del disastro sui dazi, che potrebbe rallentare l'economia soffiando sul fuoco dell'inflazione. La speranza ora è che intervenga il governatore della Federal Reserve Jerome Powell abbassando i tassi, ma quest'ultimo ha già detto di non avere fretta.

09:49
09:49
L'Europa scivola ancora, Zurigo e Francoforte -7%

Sulla scia del crollo di Wall Street venerdì e delle borse asiatiche oggi per i dazi di Trump, i listini europei non trovano pace e scivolano ancora. Francoforte, che è partita in calo di oltre il 9%, cede il 7,4%, Milano e Parigi, che hanno fatto fatica in avvio perché gran parte dei titoli non riuscivano ad entrare agli scambi per eccesso di ribasso, perdono rispettivamente il 7,6% e il 5,9%. Pesante anche Londra (-5,2%). Zurigo arretra del 6,7%.

09:29
09:29
A picco anche le altre borse europee

Tracollo dei mercati azionari europei in avvio di seduta: la Borsa di Francoforte lascia il 9,1%, Parigi cede il 6,5%, Madrid perde il 4,7%, Londra flette del 5,5% e Milano arretra del 3,4%, ma molti titoli non riescono ad aprire per eccesso di ribasso.

09:28
09:28
Shanghai chiude a -7,34%, Shenzhen a -10,79%

Le borse cinesi affondano sui timori di guerra commerciale e recessione dopo i controdazi di Pechino al 34% su tutti i beni importati dagli Usa in risposta alle tariffe del presidente americano Donald Trump: l'indice Composite di Shanghai cede il 7,34%, a 3096,58 punti, mentre quello di Shenzhen perde il 10,79%, a quota 1777,37.

I listini hanno una debole reazione nel finale anche di fronte all'annuncio secondo cui il fondo sovrano cinese Central Huijin ha aumentato ancora le sue partecipazioni, e continuerà a farlo in futuro, di fondi indicizzati aperti (Etf) negoziati in borsa allo scopo di favorire il funzionamento stabile dei mercati di capitali.

La Borsa di Hong Kong crolla e registra la seduta peggiore dalla crisi finanziaria del 1997 sui timori di una guerra commerciale e di una recessione globale, in scia ai controdazi cinesi al 34% sull'import dall'America annunciati venerdì in risposta alle tariffe aggiuntive di Donald Trump sul made in China, sempre al 34%: l'indice Hang Seng cede il 13,22%, a ridosso dei minimi di giornata, a 19'828,30 punti, sulle vendite che hanno falcidiato titoli bancari e tecnologici.

09:20
09:20
Borse nel panico, anche in Svizzera apertura in netto ribasso

La borsa svizzera apre in netto ribasso la prima seduta della settimana: alle 09.03 l'indice dei valori guida SMI segnava 11'476,31 punti. Dopo un avvio in netto calo (-1,5%) la borsa svizzera ha accentuato le perdite: alle 09.15 l'indice dei valori guida SMI segnava 10'820,84 punti, in flessione del 7% rispetto a venerdì. Tutti i 20 titoli che compongono l'SMI sono in forte ribasso, con contrazioni che vanno dal -4,2% di Swisscom al -11,9% di Holcim.

Il mercato prende atto della chiusura in profondo rosso di venerdì a Wall Street (Dow Jones -5,50% a 38'314,86 punti, Nasdaq -5,82% a 15'587,79 punti) e dell'andamento odierno spiccatamente negativo delle piazze asiatiche, a partire da Tokyo (Nikkei -7,83% a 31'136,58 punti).

Dopo il venerdì nero - l'SMI ha perso il 5%, la peggiore seduta dal marzo 2020, ai tempi della pandemia - vi è rischio che segua un lunedì altrettanto fosco. Dappertutto a dominare gli eventi sono le conseguenze dei dazi decisi dal presidente americano Donald Trump: il timore è che sulla scia delle guerre commerciali - la Cina ha già risposto con contro-misure - l'economia globale entri in una spirale di recessione. Nel contempo però le barriere doganali potrebbero rinfocolare ulteriormente l'inflazione, rendendo ancora più difficile la lotta al rallentamento congiunturale.

L'avversione al rischio trova conferma nell'ulteriore rafforzamento del franco, considerato un bene rifugio nel momento di crisi: nei confronti della moneta elvetica il dollaro perde l'1,4% (a 0,8483 franchi), l'euro lo 0,9% (a 0,9348 franchi).

Sul fronte interno scarseggiano oggi notizie importanti in ambito aziendale. Nel mercato allargato PSP (dato non ancora disponibile) è da oggi scambiate senza dividendo.