Franco: più vantaggi che svantaggi, Svizzera solida con la moneta forte

Avere una moneta molto forte come il franco dà nel complesso più vantaggi che svantaggi alla Svizzera. È opportuno ribadirlo in un momento come questo, in cui nuovamente salgono critiche e lamentele per una forza del franco da molti definita eccessiva. Ora, con tutto il rispetto per quanti hanno problemi più della media a causa del super franco, il bilancio sulla valuta deve essere fatto in modo complessivo, deve cioè riguardare l’economia elvetica nel suo insieme, così come il sistema Paese. Tolto dai pur legittimi ambiti di singoli settori e proiettato sull’intero quadro svizzero, il discorso assume un diverso respiro e porta a conclusioni lontane da giudizi negativi sommari.
Il quadro
Un vantaggio del franco molto forte, e l’abbiamo visto bene in questi ultimi due anni, è che la valuta robusta aiuta parecchio a lottare contro l’inflazione. Anche da noi il rincaro è salito, ma molto meno che altrove. E ora l’inflazione elvetica è molto vicina all’obiettivo della media annua nella fascia 0%-2%, come conseguenza degli aumenti dei tassi di interesse ma anche della forza della moneta, che fa da barriera contro l’importazione di rincaro. Il potere d’acquisto qui è stato eroso meno che in molti altri Paesi, inoltre gli acquisti all’estero di materie prime, beni, servizi necessari per l’economia svizzera sono resi di fatto meno cari dalla forza del franco.
Un altro vantaggio di rilievo riguarda la piazza finanziaria svizzera. Una valuta molto consistente come il franco contribuisce a mantenere ad un livello elevato l’attrattività della piazza elvetica. Mettere soldi in franchi è un fatto che continua ad esser visto positivamente da una parte non piccola degli investitori. La tendenza di lungo periodo del franco è chiaramente all’apprezzamento e anche dall’inizio degli anni Duemila ad oggi, nonostante gli ostacoli che la piazza svizzera ha dovuto affrontare, la valuta elvetica è nettamente salita in rapporto all’euro, al dollaro USA, alla sterlina britannica, a molte altre monete (vedi i grafici in pagina sui cambi «rovesciati», cioè franco/euro e franco/dollaro). Una parte non secondaria degli investitori, sia svizzeri sia esteri, registra le ascese del franco e continua a individuarlo come uno dei beni rifugio.
I capitoli
Gli svantaggi principali del super franco sono relativi alla contabilità di società e gruppi e, in modo più sostanziale, all’export svizzero. L’apprezzamento della valuta elvetica fa sì che i ricavi in moneta estera si traducano in una minore quantità di franchi da mettere a bilancio. Ciò può creare problemi, peraltro in genere superabili se l’impresa svizzera, come spesso avviene, ha una solidità di fondo. Più rilevante è il capitolo del prezzo effettivo delle esportazioni, che è dato anche dal rapporto di cambio e che è reso più alto dalla forza del franco. Da questo punto di vista, sarebbe meglio che il franco avesse un valore un po’ meno alto, seppur sempre non basso.
Ma la Svizzera non è stata fermata dal cambio. L’export svizzero è stato davvero rallentato a dismisura o bloccato dal super franco? In realtà, i dati mostrano oscillazioni limitate negli anni. Essendo buona parte dei beni e servizi svizzeri ad alto valore aggiunto, l’effetto del cambio c’è ma è meno forte rispetto ad altre economie. Inoltre, molte imprese elvetiche hanno dimostrato di saper adattarsi al quadro della moneta forte. Dal 2000 al 2022 le esportazioni svizzere - esclusi metalli e pietre preziose, arte e antichità - hanno registrato 19 crescite annue e solo 4 contrazioni annue (dati UDSC). In attesa dei dati dell’intero 2023, si può dire che nei primi nove mesi dell’anno scorso la flessione su base annua è stata minima. L’export era di 126 miliardi nel 2000 ed è stato di 277 miliardi nel 2022. Di volta in volta ci sono settori che vanno meglio nell’export e altri che hanno maggiori problemi, ma il risultato complessivo è molto buono ed ha permesso tra l’altro di mantenere un saldo commerciale positivo, le esportazioni restano cioè più alte delle importazioni.
La rotta
La resilienza dell’export ha contribuito non poco alla solidità dell’economia svizzera, che negli ultimi due decenni ha continuato a registrare tassi medi di crescita ragionevoli. Il franco contribuisce ai successi dell’economia elvetica e questa contribuisce ai successi del franco. Dietro la forza del franco ci sono naturalmente anche la stabilità e l’affidabilità del Paese e i conti pubblici svizzeri in ordine. Cambiare rotta per avere un franco nettamente più debole? Anche no. Il franco si può in parte frenare, sì, ma cercare di farlo scendere molto sarebbe un grande rischio. Per la Svizzera i vantaggi del super franco restano appunto ben superiori agli svantaggi.

Borse, una tendenza di fondo al rialzo
Due cose che non ci sono state: la recessione internazionale, la grande caduta delle Borse. Nonostante le molte profezie di sventura che come sempre occupano buona parte della scena, nel 2023 non si sono viste né l’una né l’altra. E non è detto che debbano esserci nel 2024, anzi le probabilità maggiori al momento rimangono quelle che si continui con un rallentamento economico mondiale senza recessione e che le Borse nel loro complesso possano tenere.
Gli indici
L’indice borsistico mondiale in dollari Msci Acwi ha chiuso il 2023 con un guadagno del 21%, più che recuperando la perdita del 18% del 2022 e ritornando alla tendenza positiva che si era già manifestata negli anni precedenti. Alcune correzioni nei primi giorni di quest’anno non hanno sin qui cambiato il trend di fondo e alla chiusura di quest’ultimo venerdì l’indice mondiale era in rialzo del 15% rispetto ad un anno prima. La Borsa americana è sempre nelle prime file, con l’indice S&P 500 che è ora in progresso del 20% in rapporto a dodici mesi fa.
La Borsa giapponese è andata anch’essa parecchio avanti, con l’indice Nikkei 225 che ha un guadagno annuo del 30%. Meno consistente, ma comunque degno di nota, è il buon progresso annuo dell’indice europeo STOXX 50, pari all’11%. Nel panorama dei listini azionari principali ci sono poche eccezioni negative, tra cui quella cinese, con l’indice SSEC di Shanghai che registra una contrazione annua del 10%.
Un discorso particolare merita la Borsa elvetica. Se il franco svizzero nell’ultimo anno ha guadagnato parecchio terreno, non altrettanto si può dire per il istino azionario rossocrociato, che è avanzato in modo contenuto. L’indice SMI, il principale a Zurigo, ha chiuso il 2023 con un +2% ed era ad un +0,6% annuo quest’ultimo venerdì. Si sa che la Borsa svizzera è difensiva e poco volatile, tende a perdere meno di altre nelle fasi negative ma anche a progredire meno di altre nelle fasi positive. Questo discorso strutturale spiega in parte il guadagno limitato dell’ultimo anno.
Ma ci sono anche capitoli specifici legati a singoli titoli che sono pesi massimi all’interno dell’indice SMI. Due in particolare hanno rallentato il listino elvetico nell’ultima fase: Roche e Nestlé. Il titolo Roche era quest’ultimo venerdì in ribasso annuo del 14%, l’azione Nestlé dal canto suo registrava una flessione annua del 10%. Il rialzo della valuta svizzera, che ha molti vantaggi e alcuni svantaggi per l’economia elvetica, ha frenato i fatturati in franchi di entrambi i gruppi. Roche inoltre ha risentito di cambiamenti nel mercato dei prodotti farmaceutici e diagnostici.
Le prospettive di questi grandi gruppi elvetici rimangono comunque positive e la gran parte degli operatori si attende una ripresa, prima o poi, per i loro titoli. D’altronde le aspettative prevalenti restano positive anche per la Borsa svizzera nel suo complesso. Da notare, tra le altre, le performance annue di due altri grandi gruppi rossocrociati: Novartis (+11%) e UBS (+30%).
Tornando al trend delle Borse mondiali, è ormai chiaro che le maggiori tensioni vengono dallo scenario geopolitico internazionale, in cui sono presenti molti contrasti e purtroppo anche guerre. Se ciò incide negativamente, c’è però da dire che ci sono fattori che invece, come si è visto, supportano i mercati azionari.
Le ragioni
Detto della recessione internazionale che non c’è stata (solo pochi Paesi avevano il PIL in negativo a fine 2023), occorre aggiungere che gli utili delle imprese quotate sono rimasti a livelli ragionevoli. Inoltre l’inflazione sta scendendo. La battaglia contro il rincaro non è conclusa ma gli spazi per arrivare più avanti a tagli dei tassi di interesse si sono allargati. La liquidità da impiegare sui mercati azionari è d’altronde ancora ingente. Sono tutte ragioni che spiegano il buon trend di fondo delle Borse, con il progresso non solo dei big tecnologici ma anche di molti altri, in diversi settori. E che rafforzano le previsioni su una possibile tenuta dei listini anche quest’anno.