Mercati

I capitali fuggono dagli USA e volano oro, euro e franco svizzero

La valuta elvetica si è apprezzata nei confronti del biglietto verde e dell’euro, a 80,99 e 92,22 centesimi, mentre l’oro è balzato al valore record di 3.234 dollari l’oncia - Per gli esperti di UBS, la BNS potrebbe tagliare i tassi
© CdT/Gabriele Putzu
Dimitri Loringett
11.04.2025 18:40

Mentre la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si intensifica e gli investitori si preparano ad altri tre mesi di incertezze nella politica statunitense e di turbolenze a Wall Street, il dollaro affonda sui timori di una fuga di capitali stranieri dagli USA.

Ancora lo scorso lunedì (nero) le vendite massicce di titoli azionari si erano in parte tradotti in acquisti di beni «sicuri», tra cui le obbligazioni di Stato USA, ma già il giorno successivo gli investitori hanno iniziato a vendere pure quelli, in un cosiddetto «dash for cash» (corsa al contante) che ricorda il marzo 2020 quando scoppiò la pandemia su scala globale e si entrò in una fase di rallentamento congiunturale. Allora, il crollo dei Treasury costrinse la Federal Reserve a intervenire con massicci acquisiti di titoli pari a 1.600 miliardi di dollari.

In attesa di vedere se la Fed interverrà oppure no (il prossimo 6-7 maggio si riunirà per decidere sulla politica monetaria), gli investitori cercano rifugio altrove, in particolare nell’oro che oggi ha registrato un ennesimo record, balzando a quota 3.234 dollari l’oncia e segnando una progressione del 24% circa da inizio anno.

Ad approfittare della caduta verticale del greenback è stato ancora l’euro, con la quotazione massima di giornata a 1,1470, il valore più alto da tre anni. Ma più che sull’euro, la pressione maggiore è sul franco svizzero il quale - sia contro dollaro, sia contro euro - ha registrato valori massimi, rispettivamente a 80,99 - quotazione più bassa da 14 anni - e 92,22 centesimi (a un soffio del minimo storico di 92,06). In serata le quotazioni hanno recuperato terreno, risp. a 81,70 e 92,35 centesimi circa. Interpellato da Reuters, la Banca nazionale svizzera (BNS) non si è espressa in merito all’apprezzamento della valuta elvetica che, come osservano alcuni analisti, dovrebbe preoccupare la BNS a causa del suo effetto deflazionistico.

Per gli economisti di UBS, se il franco svizzero non si indebolisse rispetto al livello attuale, un nuovo taglio del tasso guida della BNS potrebbe rendersi necessario. In un loro studio, gli esperti prevedono un’attenuazione delle tensioni e una quotazione dell’euro a 95 centesimi entro giugno. Ma elencano anche le altre opzioni della BNS. Per esempio, l’istituto di emissione potrebbe contrastare la pressione al rialzo sulla valuta intervenendo sul mercato dei cambi. «Tali interventi rischiano però di esacerbare i conflitti commerciali con gli Stati Uniti se percepiti come manipolazioni valutarie», affermano gli esperti di UBS.

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