Investimenti

Il capitale di rischio in startup a misura di casse pensioni

L’esempio dell’istituto di previdenza del Canton Turgovia che riserva l’uno percento dei suoi investimenti in fondi di Venture Capital – Lorenzo Leoni (TiVentures): «In realtà in questo modo si diversifica il rischio, che comunque c’è»
Il settore biotech è fra quelli più «gettonati» dai fondi di Venture Capital. ©Keystone
Dimitri Loringett
07.10.2023 06:00

Con il ritorno ai tassi d’interesse positivi le casse pensioni in Svizzera tirano il fiato: il rendimento medio dei fondi di previdenza nel secondo trimestre si è attestato all’1,4%. Un po’ poco, però, se si considera che di opportunità di investimento molto più redditizie ce ne sono – e senza ricorrere a strumenti finanziari esotici o complessi.

Immaginiamo di aver investito in una società innovativa che nel giro di pochi anni si è sviluppata fino al punto di essere quotata in Borsa e che ha «restituito» quaranta volte l’investimento iniziale. Sembra impossibile ma è ciò che è successo con Gain Therapeutics, una startup fondata in Ticino e attiva nel campo biomedicale, che nel marzo 2021 ha chiuso con successo la sua IPO (offerta pubblica di vendita) per essere quotata al Nasdaq di New York (GANX:3,22 dollari), raccogliendo capitali per ben 46 milioni di dollari.

«L’investimento tramite un fondo di Venture Capital (VC) è vantaggioso perché si ripartisce il rischio su più progetti e generalmente ce n’è sempre una o due che “premiano” le altre», ci spiega Lorenzo Leoni, Managing partner di TiVentures SA, il veicolo d’investimento in startup legato alla Fondazione del Centenario di BancaStato che aveva effettuato l’investimento iniziale in Gain Therapeutics. «Quanto ottenuto con Gain – precisa – ha dell’eccezionale, gli investimenti successivi infatti hanno reso “solo” cinque volte circa».

Un settore «interessante»

L’occasione per tornare sul tema VC è data dal convegno «Deeptech Nation Switzerland», tenutosi giovedì sera e organizzato da TiVentures e Swisscom Ventures in collaborazione con SECA (Swiss Private Equity and Corporate Finance Association) e l’Associazione Svizzera di Gestori patrimoniali (ASG).

«In Ticino ci sono decine di miliardi di franchi in gestione e basterebbe che una minima parte di questi fossero investiti in fondi VC per avere un impatto molto grande sulla competitività delle società innovative attive nella nostra regione – afferma Leoni – ma vediamo che si fa ancora un po’ fatica a riconoscere questo potenziale, anche perché manca l’informazione e c’è anche molta “confusione” attorno all’argomento delle startup. La realtà è che in questo settore ci sono molte società davvero interessanti».

Il convegno tenutosi questa settimana a Lugano si rivolgeva in particolare agli investitori istituzionali (casse pensioni, fondi di previdenza ecc.) che notoriamente devono adottare strategie d’investimento molto prudenziali. Dal profilo della regolamentazione, in Svizzera i fondi VC rientrano nella categoria «investimenti alternativi» e perciò la quota limite che gli istituzionali possono avere nei portafogli è del 5%.

Opportunità gestibili

Come ci spiega il professore di Finanza all’USI Laurent Frésard, intervenuto al convegno, «investire in VC comporta comunque dei rischi, a partire dal fatto che questo genere di investimento è tipicamente illiquido. Questi fondi, infatti, investono in società startup, seppure in fase avanzata e seguite attentamente dai gestori dei fondi, che produrrano valore, o utili, non prima di qualche anno. Per l’investitore istituzionale che ha una visione di lungo termine, però, questo aspetto è probabilmente gestibile dal profilo dell’asset-liability management».

Rispetto ad altri investimenti alternativi (per esempio gli hedge fund), con i fondi VC si può accedere a realtà economiche innovative e, soprattutto, non quotate in Borsa. «Questo è un aspetto importante – continua Frésard– perché negli ultimi tre decenni il numero di aziende quotate è in costante diminuzione. Diventa quindi sempre più difficile per gli investitori diversificare il proprio portfolio d’investimento e, di conseguenza, accedere all’interessante economia dell’innovazione, poiché molte di queste realtà aziendali non sono quotate oppure tendono a diventare pubbliche molto più tardi, quando sono già mature. Questo significa che buona parte della loro crescita è già avvenuta e gli investitori non ne beneficiano quanto lo abbiano fatto gli investitori privati iniziali».

L’esperienza turgoviese

Un esempio di investitore istituzionale che da tempo guarda al settore VC ci viene offerto dalla Pensionskasse Thurgau, l’istituto di previdenza dei dipendenti pubblici del Cantone nord-orientale che gestisce circa 4,5 miliardi di franchi. «Attualmente abbiamo investimenti in fondi VC attorno all’1% del totale dei capitali in gestione – ci dice Dario My, membro del comitato d’investimento della Cassa – e devo dire che finora l’esperienza è stata positiva».

L’esperto ci invita a consultare l’ultimo rapporto di Swisscanto sulle casse pensioni in Svizzera, da cui emerge che nel 2022 (caratterizzato da importanti perdite sui mercati azionari, notiamo) gli istituti di previdenza che hanno «reso» meglio sono quelli che hanno investito in immobili, infrastrutture e fondi alternativi (inclusi quelli VC).

«La nostra è una visione di lungo termine – continua – che è poi anche il nostro mandato istituzionale. Ma ciò che troviamo interessante è che tramite l’investimento nel settore dell’innovazione, che avviene tramite fondi VC, riceviamo molte informazioni sugli sviluppi di società startup o di nuove tecnologie. Questo è utile per formare un’opinione sui nostri investimenti in generale, su cosa sta succedendo nel mercato azionario e sulle tendenze future. È un vantaggio per noi, quindi».

Come per l’istituto turgoviese, in Svizzera sta crescendo la consapevolezza che questo genere di investimento rappresenti una valida alternativa, sebbene complementare, a quelli tradizionali sui mercati finanziari: «Penso che se si continuerà a vedere che, a fronte di rischi accettabili, i rendimenti sono buoni, in futuro gli investitori potranno aumentare le quote di capitali investite in VC, anche se ritengo che il limite del 5% per ora è adeguato», conclude My.