Il prezzo dell’oro spinto dai dazi e dalle tensioni della geopolitica

Alla chiusura di quest’ultimo venerdì il prezzo dell’oro spot era a 3.084 dollari USA. Un anno prima era attorno ai 2.230 dollari, dunque nell’arco di dodici mesi c’è stato un rialzo del 38% circa. Una parte non secondaria di questo rialzo si è registrata nelle ultime settimane: il prezzo di venerdì rappresenta un +18% circa rispetto all’inizio di quest’anno. A metà marzo è stata raggiunta la soglia record dei 3 mila dollari. Il metallo giallo è stato protagonista di un’ascesa marcata e ora si riaffacciano due domande di fondo. Quali sono le ragioni di questa galoppata del lingotto? Vista la corsa già fatta, quanto è probabile che il prezzo dell’oro cresca ancora nei prossimi mesi?
Trump e dollaro
Tra le ragioni principali dell’ascesa dell’oro ci sono senza dubbio le incertezze geopolitiche ed economiche. Una parte consistente degli investitori cerca beni rifugio e tra questi il lingotto è in primo piano. La grande maggioranza delle economie ha dato prova di resilienza, subendo un rallentamento ma non una recessione. Il peso della geopolitica fa però da freno alle economie. Ci sono conflitti bellici, per i quali si stenta ad arrivare a una pace equilibrata. In altri casi ci sono contrasti politici e non bellici, che però hanno anch’essi riflessi sulle economie. La nuova guerra dei dazi che sta varando il presidente USA Trump è a cavallo tra economia e politica e sta creando altre incertezze. Dopo l’insediamento di Trump in gennaio, e soprattutto dopo le sue dichiarazioni sui dazi nei due mesi successivi, il prezzo dell’oro è ancor più salito.
Un’altra ragione riguarda il dollaro. Si dice che quando scende il dollaro sale l’oro e che quando sale il dollaro scende l’oro. È una regola che non sempre ha trovato conferma, ma spesso sì. Comunque, trova conferma in questa fase. La valuta statunitense su base annua non ha guadagnato in rapporto all’euro, indebolendosi in particolare nelle ultime settimane; sulla sterlina britannica ha perso terreno su base annua; sul franco svizzero, sempre moneta forte, ha pure ceduto terreno su base annua, ancora con un’accentuazione nelle ultime settimane. Una parte degli esperti indica che Trump vuole un dollaro debole, per aiutare l’export americano; un’altra parte ritiene invece che l’indebolimento del biglietto verde segnali la sfiducia di molti investitori nei confronti dei dazi e dell’alto debito pubblico degli USA.
Le banche centrali
Altra ragione: le banche centrali. Una parte di queste, soprattutto nell’area dei Paesi emergenti, compra ancora oro perché vuole diversificare maggiormente le sue riserve. Meno dollari (può darsi che c’entri pure una certa volontà politica di dedollarizzazione) e più lingotti, insomma, anche come polizza contro le incertezze. Un’altra ragione ancora è legata agli utilizzi industriali dell’oro, che viene impiegato in molti settori, tra i quali gioielleria-orologeria (ne sappiamo ben qualcosa in Svizzera), elettronica, dispositivi medici, aerospaziale. Questa domanda di tipo industriale naturalmente ha alti e bassi nelle varie fasi, ma tende nel complesso a rimanere a buoni livelli. Se, tornando al campo finanziario, a tutto ciò si aggiunge che una parte non piccola degli investitori teme che la guerra dei dazi possa anche far risalire l’inflazione, negli USA ma anche altrove, ecco che la spinta ad acquistare oro (fisico o rappresentato da titoli) si fa ancora più forte. Il metallo giallo viene infatti spesso considerato anche come una polizza anti inflazione.
Arriviamo quindi alla seconda domanda, sulle prospettive del prezzo del lingotto. Se si guarda al lungo o al lunghissimo periodo, occorre dire che la relativa rarità dell’oro (le quantità disponibili nel mondo sono abbastanza limitate) e il suo valore intrinseco favoriscono la tendenza alla crescita del suo prezzo nel tempo. Naturalmente, ci sono state e ancora potranno esserci fasi di ribassi, il guadagno dipende dunque da quando si acquista e da quando si vende, ma l’analisi dei dati suggerisce che la tendenza di fondo è al rialzo.
Le previsioni
Ma una parte degli investitori è a questo punto interessata soprattutto all’anno in corso. Sono alte le probabilità che molte delle ragioni alla base della performance dell’oro restino in campo, dunque sono alte anche le probabilità che il lingotto registri altri rialzi nell’arco del 2025. Il passo dell’oro potrebbe essere più lento, considerando la corsa già fatta, o più rapido nel caso peraltro non desiderabile che le incertezze geopolitiche ed economiche aumentassero molto. Se vi fossero miglioramenti grandi nel quadro internazionale, l’ascesa del metallo giallo potrebbe anche fermarsi. Ma ciò appunto sembra al momento poco probabile. La verifica nei prossimi mesi.