Il rallentamento è in atto, ma poco percepito dalla Seco
«Non si tratta di una previsione ottimistica. La revisione al rialzo è dovuta principalmente al forte primo trimestre, che ha un impatto sul risultato per l’intero anno 2023. La revisione è quindi legata all’andamento dell’economia negli ultimi trimestri e molto meno alle prospettive». Così una portavoce della Seco, la Segreteria di Stato dell’economia, da noi contattata a proposito della stima del Prodotto interno lordo (PIL) per quest’anno.
Il tasso di crescita, infatti, dovrebbe assestarsi all’1,3% stando alle previsioni della Seco. La precedente stima puntava a un PIL dell’1,1%. E questo nonostante l’economia svizzera nei primi due trimestri di quest’anno abbia mostrato una tendenza negativa: nei primi tre mesi la crescita, al netto degli eventi sportivi, era a +0,9%, mentre nei successivi tre era a zero , il che significa stagnazione. La Seco, precisa, che la stima annuale rifletterà un andamento «ben al di sotto» della media pluriennale: nel 2021 il PIL è cresciuto del 5,4%, mentre l’anno scorso al del 2,7%. Per il 2024, inoltre, la Seco prevede una crescita dell’1,2% (dato rivisto al ribasso rispetto al più ottimistico +1,5% immaginato pochi mesi fa).
Scettico il mondo economico
Più pessimista è invece economiesuisse che per quest’anno prevede una crescita «ben al di sotto dell’1%», afferma Marco Martino responsabile per il Ticino dell’organizzazione mantello. «La seconda metà dell’anno sarà negativa, soprattutto per il settore industriale, che è influenzato dalla recessione tedesca. La Svizzera ha il vantaggio di avere un’industria molto diversificata e non incentrata su un unico settore. Per esempio, riteniamo che il quello farmaceutico possa continuare a resistere. Maggiori difficoltà si registreranno per contro nel settore MEM (industria Metalmeccanica, Elettrotecnica e Metallurgia) e in quello tessile, che reagiscono in modo più ciclico».
«Credo che le stime congiunturali, in generale, siano ancora tutte troppo ottimistiche e si parla poco dell’impatto delle attuali politiche monetarie restrittive attuate dalle banche centrali che, a mio avviso, porteranno a un marcato rallentamento della congiuntura - se non una recessione - a livello globale, Svizzera compresa». Così commenta Mario Cribari, partner e responsabile della strategia di investimento di BlueStar Investment Managers a Lugano.
Crescita retta dai consumi
Il cauto «ottimismo» della Seco si regge sostanzialmente sull’osservazione che la crescita di quest’anno sarà sostenuta dai consumi privati e dalla buona situazione del mercato del lavoro. In effetti, un riflesso di questi due fattori è l’inflazione, che rimane sostenuta e che la Seco ha addirittura rivisto verso l’alto per il 2024, con l’Indice dei prezzi al consumo all’1,9% rispetto alla precedente stima dell’1,5%. Per l’anno incorso, invece, la Seco conferma la previsione al 2,2%. «La spesa per i consumi privati corrisponde a circa il 50% del PIL - spiega la Seco - e attualmente prevediamo che nel 2023 cresceranno più rapidamente della media storica».
Dal canto suo, economiesuisse ritiene che «il rallentamento dell'economia avrà certamente un impatto che sarà parzialmente mitigato dalla tenuta dei consumi. Consumi che sono solidi soprattutto perché il tasso di inflazione in Svizzera è relativamente basso rispetto ad altri Paesi. Di conseguenza, gli effetti dell'aumento dei tassi di interesse sono meno gravi e la perdita di potere d'acquisto è molto più contenuta rispetto all'estero».
«La “festa” post-COVID - commenta ancora Cribari - è finita e presto i consumi si contrarranno, se non altro, per l’effetto dei rincari e, non dimentichiamolo, dell’aumento dei tassi d’interesse che impatteranno in modo significativo i proprietari immobiliari. Non da ultimo, nonostante il mercato del lavoro è ancora molto sostenuto, non si vede ancora un vero aumento dei salari».
Rischi «pronunciati»
Gli esperti della Segreteria di Stato dell’ecoomia parlano tuttavia anche di rischi congiunturali «pronunciati» per l’economia mondiale, in particolare in relazione agli sviluppi in Germania e in Cina, con possibili effetti a cascata sul commercio estero elvetico.
Inoltre, gli esperti della Seco scrivono che «se in Europa si verificasse una forte penuria di energia, con perdite di produzione su larga scala e una significativa flessione dell’attività economica, anche in Svizzera bisognerebbe aspettarsi una recessione accompagnata da una forte pressione sui prezzi».
«Effettivamente - aggiunge la portavoce della Seco - prevediamo che il difficile contesto internazionale peserà sui settori dell’economia svizzera più esposti e frenerà le esportazioni. Il commercio estero e gli investimenti quest’anno praticamente non contribuiranno alla crescita del PIL».