Il ritorno dei bond sfida le azioni i cui indici sfiorano i massimi storici
Quanto è sostenibile il rally azionario di Wall Street che sta appassionando gli investitori? Se lo è chiesto Will Denyer, Chief Economist di Gavekal Research, con sede centrale a Hong Kong, in occasione di una presentazione per operatori finanziari svoltasi a Lugano. Gli indici americani tornano ormai vicini ai massimi storici, anche senza considerare quei pochi titoli tecnologici che hanno contribuito notevolmente a determinare le performance. Sul piano macroeconomico, ha indicato Denyer, lo scenario più probabile è quello di un soft landing, cioè di un rallentamento congiunturale moderato. Il Prodotto interno lordo (PIL) cresce, anche se moderatamente, l’inflazione sembra frenare, pur se va considera l’incognita data soprattutto dal prezzo del petrolio.
L’eccesso di risparmio accumulato dopo la COVID fornisce, almeno per ora, considerato che l’effetto ricchezza delle famiglie va evaporando, un contributo positivo ai consumi e compensa la drastica contrazione del credito bancario.
Lo stimolo fiscale aiuta a sostenere il ciclo economico ma non è sostenibile, in quanto la spesa pubblica aumenta a fronte delle entrate che diminuiscono, mentre deficit e debito hanno raggiunto livelli di guardia.
Sul fronte degli investimenti azionari, intelligenza artificiale ed e-commerce mantengono il loro interesse ma, in qualche comparto, la bolla si sta sgonfiando, come il caso Amazon illustra.
E così il reddito fisso, a iniziare dai Treasury Bond, torna interessante a scapito delle azioni, sia in termini di valore che di rendimento, e si ripropone la situazione del 2000, in quanto il maggior rischio cui l’investitore va incontro non è compensato da un corrispondente maggior risultato. Peraltro anche l’investimento obbligazionario mostra una distorsione: l’inversione particolarmente accentuata della curva dei rendimenti sul dollaro premia addirittura le scadenze di breve termine rispetto a quelle lunghe e non è un buon segnale per l’economia, visto che può essere letta come il campanello d’allarme di una prossima recessione. Il tutto mentre sul tavolo va anche posta, ha concluso Denyer, la questione dollaro, ora relativamente forte, alle prese con i nuovi scenari geopolitici dominati dal «Grande Sud».
Dal Lussemburgo a Lugano
Al di qua dell’Atlantico la situazione è per certi versi simile, come ha illustrato Paolo Barbieri, Head del settore Fixed Income di Valori Asset Management, società che ha da poco trasferito la sede dal Lussemburgo in Svizzera. Con un quadro macroeconomico in deterioramento che non premia le scelte azionarie, anche il mercato obbligazionario europeo offre delle interessanti opportunità, pur se un’accurata selezione degli emittenti è d’obbligo, ha sottolineato Barbieri. L’andamento delle materie prime nei prossimi mesi, e altri fattori, potrebbero influire sull’affidabilità finanziaria di alcuni emittenti. Al momento risultano particolarmente interessanti le obbligazioni del comparto finanziario, favorito anche dalle nuove regolamentazioni.