Mercati

Il ritorno di Trump spinge Wall Street e anche il Bitcoin abbatte i record

Il listino USA fa meglio di quelli europei grazie alle attese per le nuove politiche - La criptovaluta supera 82 mila dollari - Rally di Tesla Malnati (Royalfid): «Gli investitori si sono convinti che Trump non avrà pietà dell’Europa: al tappeto i titoli dei settori green e automotive»
Il presidente eletto ha un effetto galvanizzante sui mercati. Per il giudizio definitivo dovremo aspettare l’entrata in carica. ©EPA/Justin Lane
Roberto Giannetti
11.11.2024 23:00

La vittoria di Trump nelle elezioni americane ha compaginato le carte degli investitori. Infatti Wall Street e il dollaro sono stati favoriti dal ritorno del tycoon, mentre i listini europei arrancano (a parte oggi, quando hanno chiuso in rialzo). Inoltre, il Bitcoin ha messo a segno un nuovo record, toccando quota a 83.000 dollari, grazie all’appoggio di Trump, che punta a varare una legislazione favorevole. Da sottolineare che domenica la criptovaluta aveva messo a segno un rialzo del 6,1% superando per la prima volta nella storia la soglia degli 80.000 dollari.

Tesla da 250 a 350 dollari

Inoltre, oggi il titolo Tesla sulla Borsa americana nel corso delle contrattazioni stavano guadagnando il 10,75%. Dall’elezione di Trump il corso dell’azione è passato da 250 a 350 dollari. Il punto più basso raggiunto nell’aprile di quest’anno è stato di 138 dollari.

Dal canto suo, il dollaro rimane relativamente forte nei confronti dell’euro e del franco, difende cioè i guadagni realizzati sulla scia della vittoria di Trump. Per acquistare un euro oggi occorrevano 1,0660 dollari rispetto ai 1,0950 dei giorni prima delle elezioni. Per acquistare un dollaro, occorrevano circa 0,88 franchi, rispetto a 0,86 di prima delle elezioni.

Come spiegare questi movimenti? Quali sono le ragioni che hanno portato gli investitori a preferire i titoli americani a quelli europei? Ne abbiamo parlato con Roberto Malnati, analista finanziario di Royalfid SA. «Quando pensiamo agli Stati Uniti e all’Europa – afferma – siamo abituati al fatto che, pur avendo una volatilità differente, i due mercati si muovano comunque assieme. Tuttavia, ora non è così, e tutto è iniziato qualche settimana fa con il crollo delle quotazioni della società olandese ASML, leader mondiale nella costruzione di impianti fotolitografici per microchip di altissima qualità, come quelli integrati nelle schede Nvidia».

Ma cosa ha causato questo crollo? E come è collegato all’elezione di Trump? «L’Europa in questo momento – risponde – è succube della volontà americana di riportare in patria le tecnologie strategiche dal Vecchio Continente e dall’Asia. Lo slogan politico di Trump è che “l’America deve diventare grande di nuovo”, e non può farlo se non a scapito degli altri».

I problemi dell’Europa

«A questo punto – continua – l’Europa deve affrontare tre grandi problemi. Innanzitutto, a livello tecnologico: le sue eccellenze, come ASML, a causa delle sanzioni che Trump molto probabilmente rafforzerà per evitare che microchip ad alte prestazioni destinati all’addestramento di intelligenze artificiali finiscano in Cina o in paesi che li useranno per armamenti, non potranno competere con quelle americane. In secondo luogo, gli europei devono affrontare le difficoltà legate alla transizione elettrica del settore automobilistico, che ha pesato duramente sui listini europei, mentre negli Stati Uniti le azioni di Tesla sono salite. In terzo luogo, il settore delle energie alternative subirà un duro colpo, dato che Trump ha dichiarato di voler abbandonare le pale eoliche e liberalizzare l’estrazione delle energie fossili. Questo penalizzerà le società europee, dalla Danimarca alla Spagna, produttrici di pale eoliche e soluzioni green, che sono state bersagliate dalle vendite. Se a tutto ciò si aggiunge l’effetto dei dazi che gli Stati Uniti intendono imporre all’UE, è chiaro che il mercato europeo attraversa un momento difficile».

«D’altra parte – sottolinea – non possiamo dimenticare che tra i grandi temi di frizione tra le due sponde dell’Atlantico vi è anche il fatto che l’UE sta spingendo su sanzioni atte a ostacolare le concentrazioni e a tutelare la privacy, colpendo le grandi aziende americane».

Indici diversi

«Per giunta, dobbiamo sempre ricordare – precisa – che gli indici europei e americani hanno una composizione differente: quelli europei includono meno tecnologia e sono più pesati con i temi vicini alla transizione energetica, decisivamente più rappresentata rispetto agli Stati Uniti».

«Quindi – conclude – il motivo del diverso andamento è prevalentemente tecnico, a cui si aggiunge un elemento speculativo: molti investitori erano “short” sul mercato americano, ossia avevano venduto i titoli aspettandosi un calo prima del risultato elettorale definitivo. Invece, constatato l’esito immediato delle urne, hanno dovuto chiudere le posizioni acquistando tutti insieme i titoli venduti. Questa era una scommessa sugli Stati Uniti, non sull’Europa, che quindi non ha beneficiato della chiusura delle posizioni “short”. Di conseguenza, anche il dollaro si è rafforzato, poiché i flussi di acquisto sul mercato americano sono denominati in dollari. Tutti questi fattori hanno creato una “tempesta perfetta” per l’Europa. I mercati, insomma, sono convinti che Trump non avrà pietà di noi europei».

L’America non è più forte

«Non si tratta di stabilire se l’America espressa dai mercati sia realmente più forte o più debole con Trump – spiega – ma di capire che gli elementi che costituiscono i vari mercati hanno reagito in modo diverso alla sua vittoria».

«E ciò che vale per la Borsa e il dollaro americano – conclude Roberto Malnati – vale anche per il Bitcoin. Il rialzo del mercato ha spinto gli investitori a comprare contemporaneamente tutto ciò che cresce rapidamente, inclusi i Bitcoin».

«La particolarità di questa criptovaluta è che si può negoziare anche nel fine settimana, quando gli altri mercati sono chiusi. Ha toccato un record proprio domenica scorsa, quando chi era rimasto fuori dal mercato ha cercato di acquistare il rialzo in tutta fretta. E sul Bitcoin ricordiamo il voltafaccia di Trump: inizialmente aveva dichiarato di volerlo regolamentare pesantemente, ma poi ha cambiato idea per ragioni elettorali».