Commodities

Il settore delle materie prime si riconta dopo anni particolari

Sono più di una cinquantina le aziende con sede in Ticino che operano nel commercio di acciaio, petrolio, gas e altri prodotti base – Matteo Somaini (LCTA): «Con la guerra in Ucraina alcune aziende sono andate via, ma il comparto tiene»
© REUTERS/ALEXANDER ERMOCHENKO
Generoso Chiaradonna
21.06.2023 06:00

Tra crisi sanitaria, quella geopolitica (l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia) e il ritorno in grande stile dell’inflazione in varie aree del mondo il settore delle materie prime ha avuto tre anni a dir poco particolari che come spesso accade possono avere una doppia lettura: da un lato questo difficile contesto ha portato effetti negativi sull’economia globale, ma dall’altro ha creato opportunità per diversi settori, in particolare per il settore del commercio di materie prime.

«Sì, la situazione può essere vista in due modi con conseguenze diametralmente opposte per le singole imprese», spiega Matteo Somaini, presidente della LCTA, Lugano Commodity Trading Association. «Per alcune, quelle legate al puro trading, o poco dipendenti da legami con Russia e Ucraina, questo ha significato un aumento dei ricavi. Per altre, quelle più legate all’estrazione e alla produzione in nazioni in conflitto, ha inciso negativamente», afferma Somaini. Ricordiamo che sono una cinquantina in Ticino le aziende associate ad LCTA. L’intero settore occupa oltre un migliaio di addetti.

«Si tratta di un settore in crescita e nonostante la guerra ha continuato a svilupparsi», aggiunge il presidente della LCTA, il quale precisa come le conseguenze della guerra russa e le relative sanzioni internazionali hanno indotto alcune imprese a lasciare la Svizzera. «C’è stato un riassetto naturale con la perdita di alcune legate alla Russia, purtroppo anche se non soggette a sanzioni».

La corsa dei prezzi

L’anno scorso l’economia globale, compresa quella svizzera, ha vissuto una corsa dei prezzi delle materie prime, gas e petrolio su tutte, che hanno anche contribuito alle fiammate inflazionistiche che comunque erano già presenti durante la fase immediatamente post COVID.

«In una primissima fase i prezzi erano spinti dalle strozzature nella catena logistica internazionale, poi è arrivata la guerra in Ucraina che ha acuito ancora di più le tensioni al rialzo dei prezzi», spiega Somaini secondo cui «lo squilibrio tra domanda e offerta disponibile ha esacerbato la corsa a riempire i magazzini la quale ha ulteriormente alimentato la domanda e quindi fatto aumentare i costi di approvvigionamento per i timori di trovarsi senza prodotti durante l’inverno. Ora, superata questa fase critica e trovati altri fornitori, c’è un po’ meno volatilità e la situazione sta tornando alla “normalità” per quasi tutte le commodities: energia, molti metalli e quelle soft (i prodotti agricoli)».

Servono professionisti

Il settore delle materie prime, al pari di altri ambiti dell’economia svizzera, ha però bisogno di figure professionali specializzate che non sempre si trovano sul mercato non solo nazionale. La scarsità di manodopera colpisce anche qui. Ieri sera al Centro Studi Villa Negroni a Vezia sono stati proprio gli operatori del settore a precisare quali sono i profili necessari alle aziende attive in Ticino e come formarli.

«Fino a un paio di anni fa organizzavamo con l’associazione consorella di Zugo una formazione CAS (Certificate in Advanced Studies) in commodity trading. Da quest’anno la stessa LCTA è in grado di offrire un corso di specializzazione (informazioni qui) che si terrà interamente a Lugano», continua Somaini che precisa che il mondo commodities è molto ampio. «Comprende non solo le imprese che operano nel mondo dei metalli, dall’acciaio a quelli preziosi, nell’energia, nella chimica, ma anche quelle legate ai prodotti agricoli o ai servizi connessi: da quelli finanziari e tutto ciò che riguarda la logistica e la certificazione». «Questo piccolo ecosistema locale e allo stesso tempo internazionale - continua il presidente della LCTA - ha bisogno di professionisti preparati. Ad oggi, in Svizzera, non ci sono formazioni accademiche in questo ambito con l’eccezione di un unico master organizzato dall’Università di Ginevra che però copre fondamentalmente i bisogni di quella piazza, che è la prima per numeri in Svizzera».

Il corso di specializzazione è breve. «Ha una durata di due mesi - dal 6 ottobre al 25 novembre di quest’anno, ricorda Somaini - e si rivolge a chi già opera in questo mondo, ci è entrato da poco, oppure ha intenzione di farne parte. Per questo accettiamo anche neolaureati. La formazione è fatta da professionisti, anche internazionali, con anni di esperienza sul campo; quindi, pur con solide basi metodologiche, è molto orientata alla pratica e richiede la frequenza per almeno due giorni la settimana». L’obiettivo è quello di formare una ventina di persone che è il fabbisogno minimo annuo di nuovo personale per questo particolare settore che statisticamente è compreso nel più vasto campo del commercio all’ingrosso. Il corso richiede un contributo finanziario ai singoli partecipanti.

Negli ultimi anni la piazza finanziaria luganese si è ridotta e sono diminuite anche le banche che operano nel campo del trade financing. «Il credito per queste operazioni è importante e richiede anche capitali ingenti, non tutte le banche presenti sulla piazza ticinese sono in grado di operare in questo ambito. Ma siamo anche per definizione nazionali e internazionali, quindi si sopperisce rivolgendosi a istituti a Zurigo o Ginevra o esteri. In ogni caso in Ticino c’è un buon livello di competenze necessarie per il nostro settore, bisogna investire per non perderle e valorizzarle ulteriormente.