In Svizzera le diseguaglianze sono un po’ meno pronunciate

La disuguaglianza economica è diventata una delle principali preoccupazioni del nostro tempo. La crescente disparità tra ricchi e poveri a livello globale solleva interrogativi non solo etici, ma anche economici, riguardo alla sostenibilità della crescita e alla coesione sociale. I ricercatori si sono spesso interrogati su quale sia la relazione tra diseguaglianza nelle risorse disponibili tra la popolazione e crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL), vale a dire della ricchezza complessiva prodotta dal paese in un anno. Tuttavia, i risultati degli studi sono in parte contraddittori.
Da un lato, infatti, è possibile ipotizzare che un certo livello di concentrazione di risorse sia necessario per stimolare gli investimenti e di conseguenza l’innovazione tecnologica. Paradossalmente, se non ci fossero dei milionari, sarebbe più difficile per gli imprenditori trovare qualcuno disposto a finanziare le proprie idee innovative, anche assumendosi parte del relativo rischio d’impresa. Tuttavia, un grado troppo elevato di diseguaglianze economiche e sociali può portare a rivolte, scioperi e proteste, che distruggono il tessuto produttivo e riducono dunque la produzione aggregata di ricchezza.
Inoltre, la direzione di causalità non è chiaramente determinabile. Infatti, se il livello di diseguaglianza può avere un impatto attraverso diversi canali sulla ricchezza prodotta da una nazione, è anche vero che il livello di sviluppo economico di un paese ha un impatto diretto sul livello di diseguaglianze che è ritenuto accettabile all’interno dello stesso. Questa ipotesi è stata formulata per la prima volta da Kuznets nel 1955. La sua teoria afferma che l’aumento del PIL pro capite stimoli una più equa distribuzione delle risorse e contribuisca dunque alla riduzione delle diseguaglianze.
Tale relazione non sarebbe comunque lineare, bensì quadratica, assumendo la forma di U invertita. Nelle sue prime fasi il processo di sviluppo causerebbe, infatti, un aumento della concentrazione delle risorse, necessario per effettuare gli investimenti produttivi; si avrebbe, quindi, una relazione inversa tra sviluppo ed eguaglianza. Solo in una seconda fase, grazie ad alcuni fattori tra i quali, ad esempio, l’adozione di un sistema fiscale progressivo, il livello di diseguaglianza diminuirebbe e si avrebbe dunque una relazione diretta tra sviluppo e livello di eguaglianza.
Tra capitale fisico e intangibile
Un’ulteriore difficoltà deriva dal dover decidere quale sia la misura di diseguaglianza rilevante. Infatti, nella maggior parte dei casi si parla di coefficiente di Gini del reddito, vale a dire una misura di quanto siano concentrati i redditi da lavoro all’interno della nazione. Questo indice vale zero in caso di perfetta uguaglianza di risorse e cento in caso di disuguaglianza estrema (vale a dire un solo individuo possiede tutto e tutti gli altri nulla). Tuttavia, è altrettanto importante la concentrazione della ricchezza e quella, ad essa strettamente collegata, dei redditi da capitale. Uno studio dei ricercatori Adermon et al. (2021) si è concentrato poi sulla distribuzione e trasmissione attraverso le generazioni del capitale umano. Purtroppo, a causa della scarsità di dati, una simile analisi sulla disuguaglianza nel capitale intangibile è attualmente possibile solo per i paesi scandinavi.
Anche per quanto riguarda le altre misure di diseguaglianza, fino a pochi anni fa non era semplice reperire dati affidabili. Oggi, tuttavia, grazie al lavoro di Frederick Solt (professore presso l’Università dello Iowa) e del suo gruppo, i dati sul coefficiente di Gini per il reddito sono immediatamente disponibili online per la quasi totalità dei paesi e per gli ultimi decenni (https://fsolt.org/swiid/). Questo lavoro è stato successivamente ampliato e ha dato origine al World Inequality Database, la fonte dei dati sulla diseguaglianza a livello mondiale (disponibile qui: https://wid.world/data/ ). Questa risorsa, fondamentale per i ricercatori, fornisce dati non solo sulla diseguaglianza nel reddito, ma dà anche preziose informazioni sulla concentrazione della ricchezza in una moltitudine di paesi.
Crescita poco influenzata
Da questi dati emerge che la diseguaglianza nel reddito disponibile, in Svizzera, è rimasta praticamente invariata a un valore indice di poco più di 30 dal 1980 a oggi. Nello stesso periodo (1981-2022), la concentrazione della ricchezza è leggermente aumentata. Infatti, la quota della ricchezza totale in mano al 10% più ricco della popolazione è passata dal 55% nel 1981 a circa il 63% nel 2022. Per contro, la quota di ricchezza (capitale) nelle mani del 50% più povero della popolazione è diminuita solo leggermente, passando dal 5% al 4%. Tuttavia, nei decenni in esame, il tasso di crescita del PIL nel nostro paese è stato relativamente stabile (con l’eccezione del crollo in occasione dell’inizio della pandemia di Covid-19 e il successivo forte recupero). Dunque, sembra che, almeno per la Svizzera, la relazione tra diseguaglianza e crescita economica non sia molto forte. Questo non stupisce, perché il nostro paese presenta un valore del coefficiente di Gini «medio», simile a quello di altri paesi caratterizzati da un simile livello di sviluppo economico, quali ad esempio la Francia o il Regno Unito. È probabile che siano solo i livelli di diseguaglianza estremi (molto alti, oppure molto bassi) ad avere un impatto degno di nota sulla crescita economica.