Focus

«In Ticino ci sono forti potenzialità»

Gian Maria Mossa, AD della Banca Generali, parla dei piani di crescita dell’istituto in Italia e in Svizzera - Dopo l’ingresso nella Valeur, non sono escluse altre acquisizioni a Lugano come pure a Zurigo e Ginevra
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
10.05.2019 06:00

Gian Maria Mossa, classe 1974, è amministratore delegato (AD) e direttore generale di Banca Generali, istituto bancario italiano controllato da Assicurazioni Generali e quotato in Borsa. Mossa ha lavorato in precedenza presso e RAS e poi presso Banca Fideuram. È entrato in Banca Generali nel 2013 come condirettore generale ed è stato nominato direttore generale nel 2016. Nel marzo del 2017 ha assunto la carica di amministratore delegato. Abbiamo incontrato Gian Maria Mossa nella sede milanese della banca e gli abbiamo posto alcune domande sulle attività e sulla strategia dell’istituto, oltre che sulla presenza di questo in Italia e in Svizzera.

Quali sono i punti principali su cui si basano le attività di Banca Generali?

«Le attività di Banca Generali sono basate sul private banking, sul wealth management. La nostra banca è dunque specializzata nella consulenza e nella protezione patrimoniale per la clientela. Non siamo interessati ad altri tipi di attività, non puntiamo a fare ad esempio investment banking. Nell’ambito delle nostre attività per noi è centrale la figura del private banker, in particolare la sua qualità professionale, la sua reputazione e la sua libertà per quel che riguarda l’azione nella consulenza ai clienti. Un altro punto fondamentale per noi è senz’altro la tecnologia; abbiamo investito molto e continueremo a investire nelle tecnologie, non solo nelle piattaforme operative ma anche nei servizi digitali per la clientela».

In che modo volete crescere, rafforzare le vostre attività, e quali sono i mercati in cui volete essere presenti direttamente?

«In generale, la nostra linea è fare scelte precise e poi cercare di fare al meglio ciò che appunto si è scelto. Stiamo crescendo e naturalmente vogliamo continuare a farlo, ma senza dispersioni ed evitando di commettere l’errore di crescere troppo in fretta. Per quel che riguarda i mercati in cui vogliamo esser presenti direttamente, la nostra attività principale è in Italia, dove abbiamo costruito uno dei modelli di business di maggior successo degli ultimi anni, e ora vediamo delle opportunità in Svizzera».

Avete acquisito la Valeur Fiduciaria a Lugano, avete progetti di espansione in Svizzera. Negli anni scorsi una parte degli operatori esteri ha espresso alcuni dubbi sulle prospettive della piazza elvetica. Voi invece puntate su questa, con quali valutazioni?

«Pensiamo infatti che in questa fase la piazza finanziaria svizzera presenti degli elementi molto interessanti. C’è una discontinuità normativa, da un lato con l’abbandono del segreto bancario per i non residenti e l’introduzione dello scambio automatico di informazioni, dall’altro con nuove regole in arrivo, che toccano i gestori di patrimoni esterni alle banche. La piazza elvetica rimane molto importante, soprattutto per private banking e wealth management, al tempo stesso vediamo al suo interno cambiamenti e nuovi spazi. Per quel che ci riguarda, ci proponiamo in particolare come aggregatori di piccoli operatori finanziari di qualità. L’acquisizione del 90% della Valeur Fiduciaria di Lugano rientra in questa linea».

Lasciate quindi la porta aperta ad altre eventuali acquisizioni in Svizzera?

«Consideriamo l’operazione Valeur Fiduciaria come un primo passo in Svizzera. In prospettiva, per noi quello della richiesta di una licenza bancaria in Svizzera, per poter operare come vera e propria banca anche nella Confederazione, è un discorso che rimane aperto. Non escludiamo altre acquisizioni, qualora si presentassero opportunità, sia in Ticino, sia sulle piazze di Zurigo e di Ginevra».

Parlando delle tre maggiori piazze elvetiche, quella ticinese in questi anni è stata criticata e messa nel mirino più delle altre due. Nella vostra espansione oltrefrontiera voi invece partite da qui. Di nuovo, con quali considerazioni?

«Sulla piazza finanziaria ticinese c’è un discorso specifico da fare. Noi entriamo in Ticino in punta di piedi, per essere sicuri di ricercare i profili migliori e fare le cose per bene; abbiamo grande rispetto per questa area. Il Ticino certamente ha sofferto in passato più delle altre due maggiori piazze svizzere i cambiamenti di questi anni, ma crediamo abbia forti potenzialità, considerando i patrimoni significativi che qui vengono gestiti e le professionalità di livello che qui sono presenti. E vorrei aggiungere che intendiamo stabilire la nostra presenza a Lugano e in Ticino anche vivendo pienamente la città e il cantone; stiamo infatti studiando una serie di iniziative sul territorio ticinese, ed entro l’anno puntiamo ad avere anche una sede prestigiosa a Lugano».

C’è anche chi ritiene che oggi non sia opportuno investire in modo sostanzioso sia in Ticino che in Italia, o l’una cosa o l’altra insomma. Qual è la vostra risposta a questa tesi?

«Devo dirle che non vedo davvero nessun elemento di contrasto tra la nostra presenza in Italia e quella in Svizzera, al contrario. L’Italia continua ad essere per noi un bacino di forte crescita, ma crediamo che la nostra esperienza nella protezione patrimoniale e il modello che abbiamo costruito attorno alla relazione private banker-cliente possa avere spazio per servire in modo ottimale anche la clientela residente in Svizzera. L’acquisto di Valeur Fiduciaria, guidata da una figura di grande esperienza e professionalità come Alida Carcano, ci permette da una parte di diversificare la nostra presenza, dall’altra di creare una piattaforma di sviluppo per i clienti in Svizzera. Dunque nessun contrasto, anzi una chiara complementarietà all’interno del quadro delle nostre attività».

Fate capo al gruppo assicurativo Generali, sono possibili sinergie con l’azionista di maggioranza, anche in Svizzera?

«Per la nostra attività in Svizzera non escludo sinergie future con il nostro azionista di maggioranza, Assicurazioni Generali, come peraltro abbiamo anche in Italia. Le stiamo valutando, poiché potrebbero in effetti portare a soluzioni interessanti per il nostro tipo di clientela: profili non solo con patrimoni importanti, ma anche famiglie con risparmi compresi in una fascia meno elevata, che giustamente si aspettano un servizio di consulenza di alto livello e un’offerta personalizzata di eccellenza. La nostra linea di fondo è crescere sia per linee interne sia attraverso acquisizioni mirate che rispecchino la reputazione e la qualità su cui puntiamo, sfruttando in senso positivo le sinergie possibili, anche all’interno del gruppo Generali».