La Borsa svizzera pronta per il trading delle cripto

SIX Group, società che gestisce la Borsa svizzera, sta valutando la creazione di una piattaforma in Europa per la negoziazione di criptovalute, nel tentativo di inserirsi in un mercato dominato attualmente da società non regolamentate e con sede non bene identificate. È il caso Binance, OKX oppure Coinbase. La notizia è anticipata dal «Financial Times» (FT), indicando in particolare come SIX Group intende sfruttare la sua reputazione e l’evoluto quadro giuridico svizzero in materia di criptovalute come fattori di protezione per investitori istituzionali, sempre più interessati al trading di asset digitali.
«La criptovaluta è diventata sempre più una classe di attivi riconosciuta», ha dichiarato al FT Bjørn Sibbern, Global Head Exchanges e membro della direzione generale di SIX Group, aggiungendo si sta esaminando la possibilità di creare «una piattaforma in cui possiamo contribuire a facilitare il trading, che si tratti di criptovalute o di derivati».
SIX, tra l’altro, gestisce in collaborazione con il gruppo giapponese SBI una società di cripto-derivati chiamata AsiaNext a Singapore. «Stiamo valutando l’opportunità di fare qualcosa di simile in Europa», ha detto Sibbern, precisando che si potrebbe decidere di non proseguire su quella strada.
La Svizzera è ritenuta uno dei Paesi più favorevoli alle criptovalute in Europa, con una legislazione puntuale sulla negoziazione e la custodia degli asset digitali e sulla classificazione dei diversi tipi di token che altri Paesi devono ancora introdurre.
«Stiamo valutando altri modi per espanderci in Europa e, nell’ambito di questo, stiamo anche valutando se le criptovalute debbano farne parte», ha dichiarato Sibbern, sempre al FT, aggiungendo che la piattaforma sarà disponibile solo per gli investitori istituzionali come i gestori patrimoniali. «Notiamo la tendenza di un numero sempre maggiore di banche e istituzioni globali a prendere in considerazione le criptovalute», ha aggiunto.
Dal 2018 il Gruppo che è di proprietà di 120 banche, gestisce una Borsa digitale, la SIX Digital Exchange (SDX), dove finora sono state quotate nove obbligazioni digitali da emittenti come UBS e la Città di Lugano. Sibbern al FT ha detto che la SDX «potrebbe espandere questo concetto» per includere il trading di criptovalute.
Quella di SIX potrebbe segnare una svolta rispetto ad altre società borsistiche, come la CBOE Global Markets e il CME Group di Chicago: la prima ha chiuso quest’anno la sua piattaforma per le cripto per la mancanza di una chiara regolamentazione, mentre la seconda lo scorso maggio ha fatto sapere di essere interessata a una struttura per il trading di Bitcoin. Il suo CEO ha poi dichiarato di non avere in programma nulla di concreto
Cresce l'interesse per le valute nazionali digitali
Cresce l’interesse per le valute digitali nazionali (Central Bank Digital Currency, CBDC): secondo uno studio del think tank Atlantic Council, 134 Paesi, cioè il 98% dell’economia globale, stanno esplorando le versioni digitali delle proprie valute, con quasi la metà in fase avanzata. Lo studio rileva inoltre che tutti i Paesi del G20 stanno valutando le CBDC e che 44 di essi le stanno pilotando. Il dato è in aumento rispetto ai 36 di un anno fa e fa parte di una spinta globale da parte delle autorità a rispondere al calo dell’uso del contante e alla minaccia ai alla loro facoltà di coniare moneta da parte di Bitcoin e delle società «big tech».