Sondaggio

La burocrazia e la politica frenano l’innovazione

Uno studio di Raffeisen Svizzera rileva che le troppe regolamentazioni sono la sfida principale per la crescita delle imprese - Al secondo posto i timori per la congiuntura e solo al terzo i rischi della geopolitica - Allo Stato si chiede di promuovere con più vigore la formazione per contrastare la carenza di manodopera qualificata
Nonostante l’onere normativo, la qualità della piazza economica svizzera resta un vantaggio. © Keystone/Bally
Red. Economia
21.11.2024 00:00

Il contesto macroeconomico globale è al quanto incerto e per chi fa impresa ciò rende più difficile pianificare il futuro. La sfida più importante per la crescita delle aziende svizzere è però un’altra e non è prettamente di tipo economico: la burocrazia. È questo il dato saliente che emerge dal «Rapporto sulle opportunità 2025» pubblicato da Raiffeisen Svizzera, basato su un sondaggio condotto tra luglio e settembre e svolto in collaborazione con l’Istituto per i servizi finanziari di Zugo (IFZ) dell’Università di scienze applicate di Lucerna (HSLU).

Secondo lo studio, a cui hanno partecipato 214 quadri aziendali (membri di Cda o della direzione generale), le aziende identificano la burocrazia e i requisiti normativi (77%) come il principale onere per la loro crescita, ben prima dell’incertezza sulla crescita economica (51%) e della geopolitica (33%). La lista prosegue con alcune sfide «minori», quali le minacce informatiche e il franco forte (22%), l’accesso ai finanziamenti (13%), i problemi di sicurezza delle catene di approvvigionamento (11%) e la disponibilità di spazio per la produzione (9,3%).

È interessante notare, infine, che fra le altre sfide l’Intelligenza artificiale (IA) viene ritenuta un rischio piuttosto elevato da poco meno di due dirigenti su dieci (17%), mentre gli accordi di libero scambio sono associati a rischi bassi o piuttosto bassi per la maggior parte delle imprese interpellate (78%).

Contromisure e investimenti

Tornando alle sfide normative, lo studio rileva che le aziende svizzere intendono affrontarle concentrarsi in primo luogo sullo sviluppo dei collaboratori e sulla tecnologia, inclusa l’IA, ambiti nei quali stanno anche stanziando i maggiori investimenti.

Per assicurarsi l’accesso a tecnologie e innovazioni definite «dirompenti» e aumentare la propria competitività, le aziende elvetiche intendono puntare principalmente sull’assunzione di personale qualificato (60%) e sulla collaborazione con altre aziende (51%), mentre circa il 40% delle imprese investe in ricerca e sviluppo.

Due terzi delle aziende interrogate hanno segnalato di voler finanziare questi investimenti con crediti bancari o crediti in conto corrente. Come forma di finanziamento al terzo posto figurano le ipoteche (19%). Più di un’azienda su dieci infine si affiderà interamente ai propri fondi per finanziare gli investimenti.

Meno politica, più formazione

Il Rapporto sulle opportunità 2025 di Raiffeisen mostra anche dove le aziende elvetiche intervistate riscontrano il maggior vantaggio della Svizzera in qualità di piazza economica. Un’azienda su due cita la stabilità economica e politica. Seguono, con un netto distacco, il mercato del lavoro liberale e la forza innovativa, rispettivamente al secondo e terzo posto.

In generale, le aziende chiedono una minore influenza da parte della politica. Ciò emerge non solo riguardo al citato desiderio di un minore onere normativo, ma anche riguardo alle politiche fiscali e del mercato del lavoro, così come alle misure di politica finanziaria e monetaria, la regolamentazione della sostenibilità e i sussidi statali. Solo la politica della formazione dovrebbe essere promossa con più vigore per contrastare la carenza di lavoratori qualificati. Il 47% degli intervistati vorrebbe infatti assistere a più iniziative statali in materia di formazione e solo poco meno del 20% è favorevole a una minore ingerenza in questo settore.

Secondo il sondaggio, infine, per essere attraenti come datore di lavoro, le aziende svizzere ritengono di dover adottare modelli di orario di lavoro più flessibili che promuovono la compatibilità tra professione e famiglia e che sono considerati più importanti degli incentivi puramente monetari da parte delle aziende.