Il punto

La Cina sostiene la sua economia e il lusso francese esulta: perché?

Molti gruppi, dopo l'annuncio di Pechino, hanno registrato ottime performance all'apertura della Borsa di Parigi – Il 20-30% delle vendite globali, per LVMH e gli altri, passa dal Dragone
© Shutterstock
Red. Online
24.09.2024 18:30

Pechino, nella notte su martedì, ha annunciato diverse misure per sostenere l'economia. Una notizia che la Francia, in particolare, ha accolto con favore. E perché mai? Una questione di lusso. All'apertura della Borsa di Parigi, infatti, gruppi come LVMH, Hermès e l'Oréal hanno registrato ottime performance, con rialzi rispettivamente del 4,20, 4,47 e 2,53%. Nel settore degli alcolici, invece, Rémy Cointreau è salito del 3,72% mentre Pernod Ricard del 2,30%. Niente male, già. Le misure varate da Pechino, fra cui il taglio del coefficiente di riserva obbligatoria delle banche di 50 punti base, dovrebbero abbassare il costo del denaro e, quindi, sostenere il mercato immobiliare. Restituendo, in ultima istanza, potere d'acquisto ai cinesi, da sempre amanti dei marchi occidentali e francesi in particolare. Secondo quanto annunciato dal banchiere centrale, Pan Gongsheng, «50 milioni di famiglie e 150 milioni di persone» dovrebbero beneficiare di questo pacchetto.

Gli azionisti dei gruppi francesi del lusso e degli alcolici, dicevamo, hanno accolto con favore quanto annunciato da Pechino. Consapevoli del fatto che la Cina, per questi settori, rappresenti una fetta di vendite considerevole: fra il 20 e il 30% secondo gli analisti. A suo tempo, la guerra diplomatico-commerciale attorno al cognac fra Pechino, Bruxelles e Parigi (ne avevamo parlato qui e qui) aveva gettato nello sconforto i produttori. Non solo, la crisi economica in cui è sprofondato il Paese asiatico ha trascinato, verso il basso, i risultati di molti gruppi. Con la Cina destinata (a fatica) a raggiungere l'obiettivo di crescita del 5% fissato per il 2024 e una popolazione che, di riflesso, ha ridotto drasticamente gli acquisti, le vendite di LVMH sono diminuite dell'1% nella prima metà dell'anno, «in un clima di incertezza economica e geopolitica» come ha spiegato lo stesso gruppo a luglio. Vendite ancora più in calo per Kering (-11% su base annua) e Rémy Cointreau (-15,7% nel primo trimestre). Solo Hermès, meno esposta ai consumatori cinesi, ha registrato un aumento delle vendite (+12%) nel primo semestre. In generale, e fatta astrazione di Hermès, i gruppi del lusso e degli alcolici hanno registrato cali tra il 10% e il 40% dal 1. gennaio.

Gli analisti, come riferisce la Tribune, confidano che quello intrapreso oggi dalla Cina sia un primo, significativo passo verso la ripresa dell'economia e, soprattutto, dei consumi. Ma attenzione, gli esperti consultati dal quotidiano economico francese avvertono altresì che il piano di Pechino, in realtà, si concentra quasi esclusivamente sulle banche e sull'immobiliare. Un'eventuale ripresa dei consumi, detto in altri termini, arriverà solo se questa prima mossa funzionerà. Di conseguenza, ci vorrà del tempo prima di sapere se i consumi cinesi torneranno, davvero, a crescere. E ci vorrà del tempo, evidentemente, per capire se la crisi del lusso può dirsi conclusa. A tal proposito, a pesare è anche il clima di incertezza legato ai rapporti, tesi, fra Cina e Unione Europea. Nello specifico, Pechino potrebbe «rifarsi» proprio sul lusso francese in risposta ai dazi imposti dall'Unione per i veicoli elettrici cinesi. Come direbbero a Parigi, insomma, affaire à suivre.

In questo articolo: