«La concentrazione finanziaria ha raggiunto livelli preoccupanti»
L’economia si collega sempre più a temi etici, peraltro molto sentiti dalla popolazione. Quanto sono efficaci i criteri di sostenibilità? E alla luce anche della vicenda UBS-Credit Suisse, non si pone un problema di eccessiva concentrazione finanziaria nel Paese? Ne abbiamo parlato con Vincent Kaufmann, CEO della Fondazione Ethos di Ginevra, che sostiene gli investimenti socialmente ed ecologicamente responsabili.
Oggi le aziende parlano molto del loro impegno ecologico, di rispetto dei diritti dei lavoratori, e di buona governance. È solo una moda oppure le aziende svizzere rispettano effettivamente i criteri ESG (Environment, Social e Governance)? Si ha l’impressione che i rapporti di sostenibilità delle società assomiglino a strumenti di marketing. Cosa ne pensa?
«I rapporti di sostenibilità analizzati da Ethos mostrano ancora grandi differenze tra le aziende e lacune significative. Solo 75 delle 143 società quotate in Svizzera che hanno sottoposto il loro rapporto di sostenibilità al voto degli azionisti nel 2024 hanno seguito uno standard di rendicontazione riconosciuto, e 61 società hanno fatto verificare alcune parti del loro rapporto di sostenibilità da un revisore esterno. Per quanto riguarda i dati in sé, una minoranza di società SPI pubblica, ad esempio, tutte le emissioni di gas serra. Un indicatore sociale altrettanto importante, il tasso di turnover volontario dei dipendenti, viene reso noto solo dal 26% delle aziende».
A vostro avviso quali misure possono essere adottate per spingere le aziende a mettere in pratica quanto proclamano?
«La mancanza di trasparenza e la qualità insufficiente dei dati pubblicati sono problematiche. Come azionisti, ci aspettiamo che questi rapporti vengano migliorati, in modo da poter valutare le misure adottate dalle aziende per proteggere l'ambiente e applicare i più alti standard sociali. Ethos sostiene il progetto del Consiglio federale di rafforzare i requisiti di trasparenza. In particolare, mira a rendere obbligatorio l'uso di uno standard di rendicontazione e la verifica del rapporto di sostenibilità da parte di un revisore esterno. Infine, Ethos ritiene che la legge dovrebbe specificare l'impatto di un rifiuto da parte dell'assemblea generale per la società, come ad esempio una menzione nel rapporto, e il fatto che il consiglio di amministrazione sarebbe poi obbligato a consultare i suoi principali azionisti al fine di migliorare il livello di trasparenza e la qualità del rapporto di sostenibilità in futuro».
Nell’ambito della finanza sostenibile molto può essere ancora migliorato. Infatti, alcuni criteri utilizzati per definire un investimento come “sostenibile” sono talmente “leggeri” da rendere questo termine quasi senza senso. Ma questo “marchio” non viene concesso con troppa facilità?
«Attualmente non esiste una certificazione diffusa per gli investimenti sostenibili. La Svizzera si affida all'autoregolamentazione attraverso una direttiva emanata dall'Associazione dei gestori patrimoniali (AMAS), che dovrebbe consentire di chiarire gli standard minimi per qualificare un fondo come sostenibile. Ad esempio, gli obiettivi di sostenibilità dovranno essere definiti nel contratto del fondo e la rendicontazione dovrà consentire di valutare i progressi compiuti per raggiungere tali obiettivi. Sarà inoltre importante definire se il fondo intende allinearsi a un obiettivo di sostenibilità o se cerca di dare un contributo più attivo, ad esempio dando priorità agli investimenti in società che offrono soluzioni a problemi di sostenibilità, come le energie rinnovabili, la mobilità dolce o gli immobili sostenibili».
Un problema generale, in ambito economico, è la concentrazione del potere finanziario. Infatti, banche, fondi pensione e fondi di investimento raccolgono risparmi dalla popolazione e poi li gestiscono in modo da farli rendere, spesso attraverso politiche che i risparmiatori stessi magari non approverebbero, come per esempio acquistare aziende e metterle sotto pressione per produrre utili in poco tempo, senza tenere conto di criteri sociali. Si parla molto di “etica”, ma in realtà la concentrazione finanziaria continua ad aumentare. Questo a vostro modo di vedere provoca problemi? E come rimediare a questa situazione?
«Ciò è corretto e allo stesso tempo problematico. Per questo motivo Ethos non era affatto favorevole all'acquisizione del Credit Suisse da parte di UBS, che accelererà ulteriormente questa tendenza alla concentrazione. Esiste una differenza di interessi tra i proprietari di asset, come i fondi pensione, che devono gestire i loro asset con un orizzonte di lungo termine, e i gestori di asset, che a volte hanno un interesse finanziario a più breve termine. Un orizzonte di investimento a lungo termine dovrebbe incoraggiare a prendere in considerazione i temi dello sviluppo sostenibile. Questa differenza di interessi è visibile nelle assemblee generali delle società quotate. Purtroppo, alcuni grandi gestori patrimoniali, soprattutto negli Stati Uniti, fanno ben poco per sostenere politiche di sostenibilità più ambiziose da parte delle aziende. È quindi molto importante che i fondi pensione esercitino pressioni sui loro gestori patrimoniali affinché tengano maggiormente conto della loro visione a lungo termine, soprattutto in occasione delle assemblee generali».
A che punto siamo con le retribuzioni dei dirigenti? Il problema è ancora così grave?
«Ethos osserva che le remunerazioni dei dirigenti dello SMI sono aumentate notevolmente dal 2020. I membri della direzione delle 20 maggiori capitalizzazioni della Borsa svizzera hanno ricevuto in media 8 milioni di franchi nel 2023, rispetto ai 6,4 milioni del 2020. Questo aumento è dovuto in particolare alla remunerazione di Sergio Ermotti, che nel 2023 ha ricevuto 14,5 milioni di franchi svizzeri per nove mesi alla guida di UBS. Questo aumento non è gradito a tutti gli azionisti: secondo Ethos, in media il 18% di loro ha rifiutato le relazioni sulle remunerazioni delle società SMI, il che rappresenta il livello più alto di contestazione dall'entrata in vigore dell'iniziativa contro le remunerazioni abusive nel 2014».