L'analisi

La crescita mondiale c'è ancora, ma i dazi e la geopolitica pesano

L'OCSE adesso indica un rallentamento per quest'anno e il prossimo, legato soprattutto all'aumento delle barriere nei commerci – Considerando il contesto di contrasti a livello globale, l'inflazione in molti Paesi potrebbe scendere meno di quanto previsto in precedenza
©JUSTIN LANE
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
24.03.2025 06:00

È difficile avere dubbi sul fatto che la guerra dei dazi e le forti tensioni geopolitiche siano fattori di freno per la crescita economica. La gran parte del mondo ha mostrato sin qui resilienza, molti tra i danni economici della pandemia sono stati superati e quelli dei conflitti bellici, parliamo qui di economia e non delle irreparabili tragedie sul piano umano, sono stati circoscritti. C’è stato un rallentamento economico ma non una recessione internazionale, il mondo rimane in area crescita. Però ora è probabile che il rallentamento prosegua, a causa soprattutto di dazi e contrasti geopolitici. La resilienza c’è ancora, ma senza questi due fattori le cose potrebbero andare meglio.

L’andamento

L’OCSE, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nei giorni scorsi ha reso noto il suo Rapporto intermedio sulle prospettive economiche. L’Organizzazione raggruppa 38 Paesi, tra i quali anche la Svizzera, ed è voce autorevole sui temi principali dell’economia. Secondo l’OCSE, che sottolinea soprattutto la buona resilienza e però anche i rischi legati ai dazi, la crescita del Prodotto interno lordo (PIL) mondiale è stata del 3,2% nel 2024 e dovrebbe essere del 3,1% nel 2025 e del 3% nel 2026. La soglia del 3% verrebbe quindi mantenuta, e questo considerando il contesto è un fatto positivo, ma rispetto alle previsioni del dicembre scorso c’è un -0,2 per quest’anno e un -0,3 per il prossimo. Si sta crescendo ancora, anche se non come si pensava sino ad alcuni mesi fa.

Gli Stati Uniti, oggi ancor più sotto i riflettori poiché è il presidente Trump che sta varando una nuova tornata di dazi, hanno avuto una crescita del 2,8% nel 2024 e dovrebbero rallentare al 2,2% nel 2025 e all’1,6% nel 2026. La Cina, che si è attestata al 5% l’anno scorso, dovrebbe registrare 4,8% quest’anno e 4,4% il prossimo. L’Eurozona, che nel 2024 non è andata oltre lo 0,7%, dovrebbe invece risalire moderatamente, all’1% nel 2025 e all’1,2% nel 2026. Il Giappone, che si è fermato allo 0,1% l’anno scorso, dovrebbe risalire all’1,1% quest’anno e però ridiscendere allo 0,2% il prossimo. Il Regno Unito nel 2024 ha registrato 0,9% e dovrebbe avere 1,4% nel 2025 e 1,2% nel 2026. Il Canada l’anno scorso ha avuto 1,5% e dovrebbe avere 0,7% sia quest’anno sia il prossimo.

Tra prezzi e PIL

L’OCSE sottolinea anche il fatto che dazi e contrasti commerciali, se duraturi, potrebbero portare a un ribasso dell’inflazione minore rispetto a quanto previsto in precedenza. Dopo aver sconfitto l’alto rincaro del biennio 2022-23, ora molte economie potrebbero insomma avere una diminuzione dell’inflazione meno accentuata. I membri del G20, il principale aggregato mondiale, hanno avuto una media di inflazione del 5,3% nel 2024 e dovrebbero registrare un 3,8% nel 2025 e un 3,2% nel 2026. Rispetto alle previsioni del dicembre scorso, quelle attuali sono superiori di 0,3 sia per quest’anno sia per il prossimo. Tra i Paesi che vedono i maggiori ritocchi all’insù delle previsioni precedenti sull’inflazione ci sono gli Stati Uniti, il Canada, il Messico, il Giappone, il Brasile, la Russia. Invece l’Eurozona nel suo complesso ha un ritocco all’insù solo lieve per il 2025 e nessun ritocco per il 2026; il Regno Unito dal canto suo vede confermate le previsioni precedenti sulla sua inflazione sia per quest’anno sia per il prossimo.

Tornando alla crescita economica, è interessante pure osservare direttamente l’andamento delle quattro principali economie dell’Eurozona, che sono anche partner commerciali di rilievo per la Svizzera. La Germania, la maggior economia dell’area, nel 2024 ha registrato un  -0,2%, dunque una recessione, ma secondo l’OCSE dovrebbe avere una seppur contenuta crescita del PIL con uno 0,4% nel 2024 e poi una miglior crescita, all’1,1%, nel 2025. La Francia l’anno scorso ha tenuto meglio di altre economie dell’area, con una crescita dell’1,1%, e dovrebbe però attestarsi allo 0,8% quest’anno e all’1% il prossimo.

Faro sull’Italia

L’Italia rimane al di sotto della soglia dell’1%; la Penisola nel 2024 ha avuto una crescita dello 0,7% e dovrebbe ripetere la stessa percentuale nel 2025, per poi passare allo 0,9% nel 2026. Per l’OCSE le speranze di una maggiore accelerazione dell’economia italiana, che rimane sempre nel gruppo delle più importanti a livello sia europeo sia mondiale, non trovano quindi agganci nei dati dello scenario attuale. Per l’Italia l’eventuale approdo a una crescita più robusta è di nuovo rimandato. La Spagna dal canto suo è invece tra le economie che hanno avuto un passo sostenuto, con una crescita del 3,2% l’anno scorso; ora dovrebbe rallentare, restando però sopra la soglia del 2%, con una crescita del 2,6% quest’anno e del 2,1% il prossimo.