La «dispersione» nei mercati terreno fertile per i fondi hedge

A volte ritornano... ancora. Non parliamo del libro di Stephen King (e relativo film thriller), bensì dei fondi hedge (o «alternativi») che, dopo il cosiddetto «decennio perduto», ovvero gli anni post-crisi finanziaria globale del 2008-2009, sono tornati a produrre risultati interessanti. Dal 2020, infatti, il ritorno dell’inflazione e dei tassi d’interesse reali positivi hanno generato volatilità sui mercati e, ancora più importante, «dispersione» tra classi d’investimento, rendimenti e pure politiche economiche. E questa dispersione è la parola chiave che ha caratterizzato il Lugano Hedge Fund Conference organizzato ieri da Union Bancaire Privée (UBP), alla quale sono intervenuti gli analisti di tre fondi hedge statunitensi per condividere alcuni attuali scenari di mercato e strategie d’investimento.
Il periodo post-COVID, caratterizzato da fiammate inflazionistiche e dalle aggressive strette monetarie attuate dalle banche centrali per attenuarle, ha provocato, fra le altre cose, l’aumento del costo del capitale per le imprese. Uno degli effetti di questo è la «dispersione» dei rendimenti nel mercato dei corporate bonds a seconda della qualità dei creditori, un fenomeno che offre - secondo gli esperti - una delle aree più interessanti in cui investire. Una delle strategie illustrate è quella del «value/arbitrage», che mira a cogliere le inefficienze di prezzo tra strumenti liquidi simili. Un’altra strategia, sempre nel mercato degli strumenti a reddito fisso, è quella di investire in bond di società sotto la soglia «investment grade» (BBB-) , che non vanno confuse con i famigerati junk bond, è stato precisato. L’assunto è che l’incremento dei costi di finanziamento non si tradurrà in un aumento del tasso d’insolvenza aziendale, quindi il rischio su questi titoli è «gestibile», tanto più se si dispone di solide analisi finanziarie e si ha un orientamento di medio-lungo termine.
All’incontro si è parlato anche di strategie «macro», alla luce dell’attuale fase di relativamente elevata «volatilità» del quadro congiunturale e delle relative politiche pubbliche. Si pensi, per esempio, a come nel giro di meno di un anno l’aspettativa di un «hard landing» dell’economia USA si è mutata in «soft» - un aspettativa che può comunque ancora cambiare. È stato quindi sottolineato che l’ambiente migliore per le strategie d’investimento alternative (hedge, appunto) è costituito da mercati guidati dai fondamentali e, a differenza degli anni d’oro dei fondi hedge (anni Novanta-primi anni Duemila), di approcci «buy and hold», ovvero di medio-lungo termine, molto importanti in questa fase di incertezza generale.