La farmaceutica ticinese cerca talenti per crescere
Si pensi a un Ticino innovativo e dinamico, capace di mantenere i talenti locali ed attrarne di internazionali. Non è solo un’immagine, è la realtà - ancorché piccola - dell’industria farmaceutica ticinese. È il quadro del settore tracciato da Pietro Poli, presidente di Farma Industria Ticino (FIT), l’associazione mantello delle industrie chimiche e farmaceutiche. Durante la conferenza stampa dell’associazione, Poli ha fatto il punto della situazione del distretto farmaceutico in Ticino ricordando come, anche grazie a sinergie positive con le autorità cantonali, l’associazione abbia intrapreso diverse iniziative improntate a rendere il settore ancora più dinamico. La FIT ha accolto anche positivamente il risultato della votazione sulla riforma fiscale, sostenendo che il Ticino potrà ora contare anche su questo fattore per cercare di attirare figure professionali altamente qualificate. L’accordo fiscale sui frontalieri, d’altro canto, ha ricordato Poli, non aiuta il reclutamento nella fascia di confine.
I numeri del settore
Sono 52 gli associati alla FIT, fra cui due start-up e undici membri associati. Alla fine del 2023 erano a 2.700 gli occupati per una massa salariale di 310 milioni di franchi. Il fatturato globale del settore è stato invece di 2,6 miliardi, mentre quello riferito alla sola produzione è di 1,9 miliardi, di cui l’84% realizzato all’estero. Proprio questo orientamento verso il commercio estero espone le industrie ticinesi - al pari di altre votate all’export - alle tensioni geopolitiche e a quelle monetarie con il conseguente rafforzamento del franco. Questioni che preoccupano il settore anche a causa del calo dei margini di guadagno. «L’industria supporta la riduzione dei costi dei farmaci di circa mezzo miliardo di franchi l’anno grazie all’innovazione» sostiene Poli che ricorda come «i profitti siano necessari non solo per remunerare gli azionisti, ma soprattutto per finanziarie l’innovazione». Per quanto riguarda le vendite, stando a un sondaggio interno agli associati FIT, lo scorso anno il 38% delle aziende ha visto un aumento del fatturato, mentre per il 35% è rimasto stabile. Per il rimanente 27% i ricavi sono invece diminuiti. L’inchiesta ha provato a sondare le prospettive per i prossimi due anni, riscontrando come il 43% dei membri si aspetti una crescita del fatturato e solo l’11% una diminuzione. Il 46% propende per una stabilità.
Servono tecnologi in chimica
Nell’indagine emerge anche come il 24% delle aziende ticinesi fatichino a trovare personale qualificato. I dati fotografano la situazione del 2023 e secondo la direttrice di FIT, Daniela Bührig, se conducessimo il sondaggio in questo momento «il dato sulla difficoltà di reperire il personale e, in particolare, apprendisti sarebbe più alto». Sempre sulla questione, Poli segnala come «negli ultimi anni abbiamo formato meno tecnologi in chimica e chimica farmaceutica di quanto ne avessimo bisogno. Per questa posizione ci sono posti d’apprendistato aperti e il settore offre buone opportunità di crescita professionale e di formazione anche universitaria».
L’importanza degli investimenti
Tra in numeri positivi presentati dalla FIT c’è quello degli investimenti, chiave di volta delle imprese i cui effetti si riverberano per i prossimi 10-20 anni. L’anno scorso sono stati 280 i milioni di franchi investiti, oltre la metà dei quali in spazi logistici e macchinari. «Questo si traduce in prospettiva in più posti di lavoro», chiosa Poli. La ricerca e sviluppo, altro attivo importante di un’azienda farmaceutica, assorbe il rimanente di questo importo.