La filantropia d’impresa come valore per la società

La filantropia d’impresa è un’attività attraverso la quale un’azienda contribuisce al benessere della società, donando risorse come denaro, prodotti, servizi o tempo dei propri dipendenti a cause sociali, ambientali o culturali. Questo tipo di filantropia si distingue rispetto a quella classica, riferita a una persona, per essere svolto nell’ambito aziendale e spesso fa parte della cosiddetta responsabilità sociale d’impresa (CSR, Corporate Social Responsibility).
Di filantropia d’impresa si è parlato ieri sera a Villa Negroni, a Vezia, in un evento voluto da cenpro - acronimo che sta per Centro Competenze Non Profit - e UCIT, Unione cristiana imprenditori ticinesi. Diversi i relatori che si sono succeduti al podio, tra cui Stefano Devecchi Bellini, presidente di UCIT e Paolo Bernasconi, segretario della Fondazione cenpro. Molto interessanti gli interventi di Giorgio Panzera, fondatore e CEO Fondazione cenpro e Fondazion mantello filantropi e di Giampierio Giacomel, direttore del programma in filantropia applicata presso l’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano.
«La filantropia non è solo rivolta al sociale», ha esordito Stefano Devecchi Bellini. Il termine deriva dal greco antico philos (amico) e anthropos (uomo), quindi significa letteralmente «amore per l’umanità». Per essere tale, ha spiegato il presidente di UCIT, «deve essere il prodotto di reti capaci di incidere nella realtà delle persone e del territorio in cui opera». Per questo si parla di filantropia strategica il cui obiettivo è «di generare valore comune».
Paolo Bernasconi preferisce parlare di «ecosistema filantropico» invece di «terzo settore», ovvero quell’ambito che non è né statale, quindi pubblico, né di mercato, quindi privato. «L’agire filantropico ha però un impatto positivo sulla società», ha affermato l’avvocato Bernasconi che ha ribadito che cenpro è nata proprio per unire o meglio, «per avvicinare il mondo del profit a quello del non profit».
Uno dei rischi, quando si parla di filantropia d’impresa, ovvero di fondazioni costituite da aziende, è quello del conflitto di interessi (chi ci guadagna in realtà? dicono i diffidenti). «Nel necessario avvicinamento tra questi due mondi - il profit e il non profit - bisogna cercare di eliminare questi sospetti dichiarando in modo molto trasparente i propri conflitti d’interesse. I consulenti a cui si affidano i filantropi, siano essi aziende o individui, devono quindi offrire una consulenza obiettiva e chiara in questo ambito».
Primi al mondo
Ma come sta la filantropia in Svizzera? «Siamo il Paese al mondo con più fondazioni rispetto al numero di abitante. Battiamo gli Stati Uniti sei volte, per dare l’idea», ha spiegato Giorgio Panzera. Eppure dal punto di vista delle imprese sono state censite solo 225 fondazioni. «In Francia quelle di origine aziendale sono il 20% del totale. In Cina sono più del 17%», ha affermato. In questo ambito c’è quindi molto da fare. Per quanto riguarda invece i patrimoni delle fondazioni - tutte, individuali e d’impresa - sono raddoppiati tra il 2012 e il 2022, passando da 70 a circa 140 miliardi di franchi. Un dato che dice che l’interesse per questo tipo di attività è crescente.
«La filantropia d’impresa è però quella più complessa», ha spiegato da parte sua Giampiero Giacomel. «E questo perché è più discrezionalee si presta di più alla confusione tra la vocazione al profit dell’impresa e quella non profit della fondazione. Ma anche tra la tendenza altruistica pura e il marketing aziendale», ha affermato.
La tavola rotonda che ne è seguita, ben condotta da Moira Bubola, giornalista culturale della RSI, ha cercato di dipanare i dubbi con le esperienze sul campo di chi la filantropia d’impresa la pratica. Riccardo Braglia, della famiglia fondatrice della società farmaceutica Helsinn, ha portato l’esempio della Fondazione Gabriele e Anna Braglia che è completamente indipendente dall’impresa di famiglia e anche dei manager, ha sottolineato. O l’esperienza di Andrea Grassi, presidente di Asfesi, Associazione fondazioni erogative della Svizzera italiana e di Isabella Tramontana, responsabile filantropia di UBS. La chiusura è stata affidata a Fabio Soldati, presidente della Fondazione per il Corriere del Ticino, il quale ha ricordato la necessità di modernizzare e innovare la legislazione svizzera in materia di fondazioni, proprio per non scoraggiare i possibili filantropi.