Lo studio

La piazza finanziaria svizzera «pesa» e cresce

Il settore bancario e quello assicurativo, con i servizi di supporto come l’informatica e i gestori esterni, nel 2023 occupava oltre 243.200 persone e contribuiva con 73,9 miliardi di franchi al PIL svizzero, versando inoltre 9,4 miliardi di imposte
© Keystone/Buholzer
Dimitri Loringett
08.01.2025 23:45

Impiega 243.200 persone a tempo pieno equivalente, contribuisce al PIL nazionale con 73,9 miliardi di franchi e versa 9,4 miliardi di imposte. Questa è, in estrema sintesi, quanto «vale» il settore finanziario in Svizzera, che comprende gli istituti bancari, le compagnie di assicurazione (il ramo vale il 42% del contributo totale al PIL generato dall'intero settore) e altri servizi finanziari. Lo rileva uno studio di BAK Economics sull’importanza economica della piazza finanziaria svizzera, condotto per conto dell’Associazione svizzera dei banchieri (SwissBanking) e dell’Associazione svizzera d’assicurazioni (ASA) e pubblicato nelle scorse settimane. Secondo lo studio, che prende in esame la situazione a fine 2023, se si guarda il settore in modo più ampio, ovvero tenendo conto dei servizi accessori (consulenze, informatica ecc.), il «peso» del settore finanziario si misura con un valore aggiunto lordo (o quota del PIL) di 108,4 miliardi di franchi e l’impiego di 479.300 persone in totale. Riguardo le imposte sul reddito dei dipendenti e sugli utili societari, nel 2023 la Confederazione, i Cantoni e i Comuni hanno incassato un totale di 9,4 miliardi di franchi, pari al 9% del gettito fiscale dell’intero Paese - ma se si aggiungono le imposte sui mercati finanziari (9,1 miliardi) e le imposte indirette (2,2 miliardi), il settore finanziario nel suo complesso ha versato all’erario un totale di 20,7 miliardi di franchi.

Export di servizi

L’economia svizzera, è noto, è trainata dalle esportazioni di beni e servizi. Nel 2023 la Svizzera ha esportato beni per un valore di 377,8 miliardi di franchi, cifra che ha superato le importazioni di 48,8 miliardi di franchi. La chimica di base, la farmaceutica, l’ingegneria meccanica e l’orologeria, sono i settori più orientati all’estero, ma a crescere in modo significativamente più rapido è il grande e variegato settore dei servizi. Secondo i rilevamenti della Banca nazionale, nel 2023 le esportazioni di servizi hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 148,4 miliardi di franchi. Di questi, 23,7 miliardi erano servizi finanziari, compresi quelli bancari. Oltre a generare commissioni per la piazza finanziaria, le eccedenze delle partite correnti contribuiscono a mantenere bassi i tassi di interesse, consentendo alle imprese di investire e innovare a condizioni migliori. Il costo dei crediti in Svizzera è infatti tra i più bassi al mondo. L’esportazione di servizi bancari, inoltre, genera un notevole gettito fiscale per la Svizzera, con 1,5 miliardi di franchi svizzeri che entrano nelle casse nazionali ogni anno. Circa 20 mila persone sono impiegate nei servizi bancari transfrontalieri.

Tre aree principali

«La globalizzazione delle attività bancarie - si legge nello studio BAK - offre importanti vantaggi ai clienti esteri e dimostra la qualità dei servizi delle banche svizzere, basata sulla stabilità politica e sulla certezza del diritto». L’accesso ai mercati internazionali è cruciale per le banche svizzere in tre principali aree: private banking, asset management e servizi alla clientela. Per quanto concerne i patrimoni privati, quasi la metà di ciò che viene gestito in Svizzera proviene da clienti residenti all’estero: nell’anno in analisi, le banche svizzere hanno gestito patrimoni per 3.794,4 miliardi di franchi di clienti domiciliati all’estero. In termini di provenienza geografica, l’Europa occidentale è in testa, ma circa il 60% dei patrimoni transfrontalieri in gestione proviene da clienti domiciliati in altre parti del mondo. Riguardo all’asset management, le banche in Svizzera amministrano investimenti collettivi (i fondi) provenienti dall’estero e gestiscono i capitali di clienti istituzionali internazionali per circa mille miliardi di franchi. Infine, le banche svizzere forniscono alle le imprese internazionali una serie di servizi, tra cui le transazioni in valuta estera, le emissioni di azioni e obbligazioni estere, il finanziamento del commercio e delle esportazioni. Secondo un’analisi della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI), circa un quinto delle materie prime scambiate sul mercato mondiale viene commercializzato nella Confederazione, rendendo la Svizzera uno dei principali Paesi al mondo per il commercio delle commodities, con quasi mille società che impiegano complessivamente oltre 10 mila persone.

La terza piazza

Lo studio del BAK non entra nel dettaglio delle singole piazze finanziarie, come quella ticinese che rimane terza in Svizzera dopo quelle di Zurigo e Ginevra. Nel suo ultimo rapporto «Denaro e banche», tuttavia, l’Ufficio di statistica cantonale (Ustat) rileva che nel 2022 in Ticino operavano ancora 39 istituti, di cui poco meno di un terzo con sede locale (prevalentemente a Lugano), con 162 sportelli. Riguardo agli impieghi, nel 2021 gli addetti del settore, stimati tramite la STATENT, erano in totale 5.445, pari a 5.081 addetti ETP (equivalenti a tempo pieno). Ma se si considera il settore allargato, che include quindi i gestori patrimoniali indipendenti, altri intermediari, i consulenti e le società finanziarie, nel 2021 le aziende che svolgevano attività finanziarie non bancarie erano 853, pari a 2.718 posti di lavoro. L’Ustat rileva inoltre che nel 2022 nelle banche in Ticino erano depositati 14,436 miliardi di franchi in forma liquida e prestiti ipotecari pari a un valore complessivo di 54,771 miliardi. Non vi sono, per contro, stime precise sugli averi in gestione o amministrati, così come non viene calcolata il contributo del settore al PIL cantonale, che è tuttavia stimata a poco meno del 10%.