La recessione che è stata evitata e quei tassi ora sotto i riflettori
«Il peggio è passato, recessione evitata». La posizione di Jan Hatzius, capo economista della banca americana Goldman Sachs, riassume un’impressione diffusa tra i partecipanti all’annuale Workshop The European House Ambrosetti (TEHA), che si è tenuto venerdì e sabato scorsi a Villa d’Este di Cernobbio, a un tiro di schioppo da Como e dalla frontiera italiana con la Svizzera. Tra gli imprenditori, i manager, gli economisti che hanno partecipato all’incontro non tutti hanno espresso ottimismo – ci sono state anche conferme di intense preoccupazioni su economia e geopolitica – ma è comunque emersa abbastanza ampiamente la sensazione che nel complesso si sia evitato il peggio per il quadro economico.
Goldman Sachs e Roubini
«Abbiamo visto – ha sintetizzato Hatzius in un’intervista a CNBC a margine del convegno – una discesa significativa dell’inflazione, ora non così lontana dall’obiettivo del 2% della Fed e della BCE. Tutto questo senza un forte deterioramento della crescita economica e del mercato del lavoro. Il processo è riuscito senza far finire l’economia in recessione. La parte più difficile, il passaggio a un’inflazione più moderata, è ormai alle spalle». Per Hatzius è da rimarcare anche il fatto che l’Eurozona, pur crescendo meno degli Stati Uniti, abbia comunque evitato - almeno nel suo insieme - il territorio negativo. Ci sono alcuni Paesi in recessione, ma sono pochi. Per l’esperto di Goldman Sachs restano più che probabili tagli ai tassi guida nei prossimi mesi da parte di Federal Reserve, Banca centrale europea, altri istituti centrali. Nouriel Roubini, economista americano noto per le sue posizioni improntate al pessimismo in anni passati, dal canto suo incontrando i media a Cernobbio si è collocato in una sorta di via di mezzo, richiamando da un lato il fatto che l’economia statunitense è andata in effetti meglio del previsto e dall’altro il rischio per lui ancora esistente che l’inflazione smetta di scendere e che dunque la Fed decida di non tagliare i tassi. Quanto alle elezioni USA, «se Trump venisse eletto – ha detto Roubini - aumenterebbe subito e di molto i dazi sulle importazioni, soprattutto quelle cinesi ma anche quelle europee e in questo caso è prevedibile una reazione negativa dei mercati». Il rischio di ritorsioni cinesi ed europee sarebbe alto, anche se USA ed Europa rimarrebbero comunque alleati.
Unione europea
Sul concetto di recessione evitata si è soffermato anche il commissario UE agli Affari economici, l’ex premier italiano Paolo Gentiloni. «Abbiamo alle spalle un anno e mezzo di rallentamento notevole dell’attività economica – ha affermato Gentiloni parlando con i media – però penso che si possano dire due cose che alimentano una certa fiducia. La prima è che abbiamo evitato la recessione, almeno come Unione europea nel suo complesso. La seconda è che la Commissione prevede che nella seconda metà di quest’anno avremo un’accelerazione dell’attività economica e che l’anno prossimo la velocità potrebbe aumentare». Anche per Gentiloni le tensioni maggiori restano quelle del versante geopolitico, tra queste in particolare quelle legate ai conflitti in Medio Oriente e in Europa dell’Est.
Ermotti e UBS-CS
Sergio Ermotti, CEO di UBS, è stato tra i protagonisti all’incontro di Cernobbio di quest’anno. Il top manager ticinese all’interno del Workshop ha risposto a domande sull’integrazione del Credit Suisse in UBS e sul settore bancario sia svizzero sia internazionale (su questo versante ha tra l’altro auspicato un aumento dei campioni globali basati in Europa). Ermotti ha parlato di una fase due attualmente in corso per l’integrazione del Credit Suisse, con ulteriori risparmi e con l’avvio del completamento della ristrutturazione. La fase uno è dunque stata superata, clientela e collaboratori sono stati stabilizzati. Per quel che riguarda la situazione economica internazionale, il CEO di UBS da un lato vede gli spiragli positivi e dall’altro mantiene cautela. «Il centro del discorso – ha spiegato Ermotti al CdT – rimane per molti aspetti l’inflazione. Se quest’ultima resta sotto controllo, le banche centrali avranno più spazio per ridurre i tassi e dunque per sostenere una crescita economica che, al di là del fatto che la recessione internazionale è stata in effetti sin qui evitata, è nel complesso ancora contenuta. La Svizzera ha un’inflazione molto bassa ed ha già cominciato a ridurre il tasso guida. La Fed e la BCE devono rimanere prudenti sui tempi e sui modi della riduzione, per evitare che ci siano poi rimbalzi dell’inflazione. La prospettiva per ora è quella di un non atterraggio dell’economia mondiale. È chiaro comunque che senza il peso delle tensioni geopolitiche la crescita potrebbe essere ancora migliore».