Indagine congiunturale

Le aspettative delle imprese sono dominate dalla prudenza

Il sondaggio annuale realizzato dalla Camera di commercio ticinese fa emergere un situazione tutto sommato stabile - Ma lo scenario politico internazionale e la crisi economica tedesca alimentano il veleno dell’incertezza
Il settore manifatturiero MEM è più colpito rispetto a quello dei servizi. © CdT/Gabriele Putzu
Generoso Chiaradonna
18.12.2024 21:30

Incertezza e prudenza. È questo il clima che regna tra le aziende ticinesi e che emerge dall’analisi annuale svolta per la quindicesima volta tra 268 imprese associate alla Camera di commercio del Cantone Ticino (Cc-Ti). Il sondaggio, spiega il direttore Luca Albertoni, non ha la pretesa di sostituirsi alle analisi degli istituti specializzati o della statistica ufficiale. «L’inchiesta intende far emerger le tendenze generali dell’economia e non prevede analisi settoriali. Da quindici anni a questa parte, però, i risultati sono regolarmente riconfermati dai trend generali e dalle statistiche federali», precisa Albertoni. È quindi la misura di quanto vissuto nell’anno che sta per concludersi direttamente dalle imprese del territorio. Analoghe analisi sono state fatte anche dalle camere di commercio di altri cantoni.

Ebbene, il 2024 è giudicato in generale soddisfacente anche se rispetto all’anno precedente vi è stata una flessione dovuta soprattutto alle difficoltà, per le aziende del settore secondario (industria ed edilizia, ndr), legate al difficile contesto internazionale e «in particolare alla forte crisi economica della Germania», si legge in una nota. Ricordiamo che le 268 imprese che hanno risposto alle domande dell’inchiesta congiunturale sono rappresentative della struttura economica ticinese: 73 del settore industriale e artigianale e 195 dei servizi e del commercio per un totale di 10.035 posti di lavoro. Il sondaggio è stato svolto tra agosto e ottobre di quest’anno.

Le aziende del settore terziario sono quelle che hanno registrato risultati migliori di quello secondario (77% di risultati di segno positivo contro il 67%), in linea con quanto espresso a fine 2023. Per l’insieme del campione, l’andamento economico nel 2024 per il 36% delle aziende è stato sufficiente (40% nel 2023); per il 34% buono (35% nel 2023) e per il 4% eccellente (2% l’anno scorso).

«Per il 2025 la tendenza resta sostanzialmente simile, con maggiori difficoltà per le aziende del settore secondario rispetto a quelle del terziario. Una tendenza identica e che punta all’incertezza in tutte le altre regioni linguistiche svizzere», aggiunge Albertoni.

«L’incertezza - afferma da parte sua Andrea Gehri, presidente della Cc-Ti - è nemica dell’imprenditore, condiziona i consumi e frena gli investimenti». «Se a questo si aggiunge la debole congiuntura europea, le crisi geopolitiche - dall’Ucraina, al Medio Oriente fino a Taiwan - e i futuri dazi americani, le incertezze sono ancora più amplificate», aggiunge ancora Andrea Gehri.

Per quanto riguarda invece la realtà ticinese che non è estranea a ciò che accade fuori dai nostri confini, il livello degli investimenti è rimasto complessivamente stabile, confermando i valori registrati nel 2023, con il 46% delle aziende che ha dichiarato di avere effettuato investimenti. La percentuale per aziende del settore secondario è scesa dal 67 al 60%. «La media generale rappresenta un consolidamento degli investimenti rispetto agli anni difficili della pandemia, che avviene malgrado un contesto internazionale molto instabile, catene di approvvigionamento più complesse e costose e rincari diffusi (materie prime ed energia)», afferma da parte sua Michele Merazzi, vicedirettore della Cc-Ti che ricorda come la quota di investimenti per il settore terziario sia stato un po’ più elevato dell’anno precedente: 40% contro il 37%. «Questo indica che molte aziende stanno aumentando gli investimenti in tecnologia (intelligenza artificiale e digitalizzazione dei processi)».

Per quanto riguarda il prossimo anno, le aspettative sono più pessimiste rispetto a un anno fa. Il 71% delle imprese prevede un andamento da sufficiente a buono nel primo semestre e leggermente migliore per il secondo. Più preoccupante per contro il dato concernente gli investimenti previsti: il 39% delle aziende manifesta tale intenzione contro il 46% di quest’anno. Anche in questo ambito ci sono differenze settoriali. L’edilizia, per esempio, sta vivendo un momento critico. Stando ad Andrea Gehri, in Ticino le domande di costruzione sono scese del 30% lo scorso novembre. Il mantenimento dell’occupazionale rimane un tema per le aziende: il 59% segnala una stabilità, il 21% un aumento e il 20% una riduzione. Quest’ultimo dato è il doppio dell’anno precedente. Per il prossimo anno la stragrande maggioranza si attende stabilità (71%) e l’8% una riduzione.

Sì agli accordi con l’UE ma si guarda agli USA

Il tema dei rapporti con l’Unione europea e i futuri - forze politiche e cittadini permettendo - accordi bilaterali III sono sentiti dalle aziende sondate. In particolare, quasi l’81% delle imprese rivelano la necessità di rafforzare le relazioni economiche con partner commerciali diversi dall’UE. Luca Albertoni: «Scopriremo venerdì cosa conterranno gli accordi negoziati con Bruxelles. La stragrande maggioranza delle imprese ritiene importanti gli i rapporti con l’Unione europea, ma auspicherebbero un accordo di libero scambio con gli USA (45%) ma anche con India (41%), Cina (37%) e il resto dell’Asia (34%)».