Ticino

Le molte facce della povertà

Ideato un nuovo strumento statistico per monitorare il fenomeno dei cittadini bisognosi, che potrebbe rivelarsi importante anche a livello di azione sociale - Il tasso di povertà assoluta nel 2018 (ultimo dato disponibile) era del 7,4%, in aumento rispetto al 6,1% del 2015
A volte in Ticino ad alcune famiglie i soldi non bastano nemmeno per gli acquisti di beni alimentari. Anche i pacchi con cibo sono molto utili. ©CdT/Chiara Zocchetti
Roberto Giannetti
18.12.2023 21:00

Quante sono le persone che hanno un reddito al di sotto della soglia di povertà in Ticino? E come sta evolvendo il fenomeno? Sono queste alcune domande alle quali cerca di rispondere la nuova statistica messa a punto dal Cantone che si basa sui dati raccolti nella BD-SSEP, una banca dati innovativa formata da un mix di fonti statistiche e amministrative.

Il vantaggio del nuovo strumento è di poter monitorare il fenomeno in modo più preciso, con il risultato, si spera, di riuscire a mettere anche a punto politiche e interventi più efficaci per contrastarlo. Inoltre, la grande novità è che la statistica viene anche effettuata sulla base dei dati fiscali disponibili.

Ma vediamo un po’ quali sono i risultati emersi, raccolti nel volume «Rapporto sociale: statistica sulla povertà in Ticino», a cura di Francesco Giudici e Alessandra Zanzi. Diciamo subito che il «neo» del rapporto risiede nel fatto che i dati si fermano al 2018, quindi, addirittura prima della pandemia e della fiammata inflazionistica. Ma come assicurano i responsabili dello studio, presto i dati verranno aggiornati.

L’azione sociale è utile

In Ticino il tasso di povertà reddituale assoluta è del 7,4% (come detto, dato del 2018), in aumento rispetto al 6,1% del 2015. Ad essere colpite sono maggiormente le donne, le persone anziane, gli adulti soli e le famiglie monoparentali. Bisogna subito dire che la povertà senza gli aiuti sociali sarebbe molto più alta, ossia del 14,6%, e quindi gli interventi statali sono efficaci.

A presentare la nuova statistica a Bellinzona vi erano Raffaele De Rosa, presidente del Consiglio di Stato e direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS), Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), Gabriele Fattorini, direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie del DSS, e Francesco Giudici, responsabile del settore Società dell’Ufficio di statistica del DFE.

Come spiegato da Raffaele De Rosa, l’obiettivo è di «ascoltare, accogliere e analizzare i bisogni espressi dai cittadini». «La misurazione e la definizione della povertà - ha aggiunto - sono valutazioni complesse in quanto questo fenomeno ha molte dimensioni. Ma il rapporto mostra come grazie alla rete di sostegno sociale la povertà venga sostanzialmente dimezzata».

Processo di digitalizzazione

Dal canto suo Christian Vitta ha rilevato che questo progetto si inserisce nella digitalizzazione dell’amministrazione cantonale e permette di migliorare la conoscenza, anche senza fare inchieste aggiuntive, e quindi senza provocare nuovi costi allo Stato.

«Il nostro scopo - ha sottolineato - è di migliorare le misure messe in campo per favorire il reinserimento professionale, soprattutto in un’ottica di approccio personalizzato, grazie a una collaborazione fra i due Dipartimenti DFE e DSS».

Per sintetizzare, ha detto Vitta, «bisogna conoscere il fenomeno della povertà per agire con consapevolezza, a beneficio della coesione sociale, della qualità della vita e del tessuto sociale». La visione è di sviluppare una «strategia 2030» per cogliere e anticipare le evoluzioni future.

Per quanto riguarda lo studio, Francesco Giudici ha sottolineato che il lavoro per la messa a punto di questo strumento è durato anni e che ora la banca dati è praticamente esaustiva rispetto alla popolazione di riferimento. Inoltre offre anche informazioni sulle prestazioni elargite. Il fatto che permetta di seguire le persone nel tempo offre anche la possibilità di rispondere alle domande: la povertà è una condizione persistente? e quanto contribuiscono le prestazioni sociali a ridurla?

Quali scelte politiche?

Gabriele Fattorini ha invece messo l’accento su quello che «sta attorno» al nuovo strumento statistico, ossia le scelte di politica sociale, che si basano su monitoraggio, analisi, prevenzione e azioni di sostegno e di contrasto. La statistica permetterà anche di effettuare dei raffronti fra le varie fonti di informazione già esistenti e di osservare l’impatto dei cambiamenti nelle politiche pubbliche e di seguire l’evoluzione dei bisogni nel tempo.

Dal punto di vista dell’efficacia, bisogna dire che in Ticino esistono misure che aiutano le persone in difficoltà, per esempio gli aiuti alle famiglie e alle persone singole con figli. Questo per esempio ha permesso di avere un tasso di persone in assistenza pari al 2,4%, un livello inferiore alla media svizzera del 2,9%. Un altro dato che mostra questa efficacia è il fatto che il numero di famiglie con figli a beneficio di prestazioni assistenziali ammonta al 3,5% nel nostro cantone, contro un 5,2% in Svizzera.

Ma questo non vuol dire che bisogna dormire sugli allori, hanno affermato i responsabili della politica sociale ticinese Il nuovo strumento statistico sulla povertà rappresenta un passo importante verso la conoscenza e il monitoraggio della povertà nel nostro cantone.

«Adulti con minori, ci vogliono più aiuti»

In Ticino la categoria più colpita dalla povertà assoluta è quella degli adulti con minori, ossia le famiglie monoparentali. Quasi il 30% di queste famiglie si trovava nel 2018 in una condizione di povertà reddituale assoluta. L’Associazione ticinese delle famiglie monoparentali e ricostituite chiede una maggiore attenzione a questa categoria, che comprende anche molti minori.