Le monete digitali non sono un mezzo legale di pagamento

Il processo di digitalizzazione riguarda tutti i settori economici. Quello finanziario è probabilmente pioniere di questo processo. Gli ultimi vent’anni sono stati caratterizzati da un periodo di importanti cambiamenti tecnologici che hanno avuto un forte impatto sui prodotti, i servizi e i canali distributivi.
Come misurare quanto le nuove tecnologie - e in particolare la domanda e l’offerta di monete digitali - stanno influenzando le scelte degli investitori è stata la domanda al centro di una tavola rotonda online organizzata dall’Associazione bancaria ticinese (ABT) e moderata da Franco Citterio. Il tema era proprio «Banche e monete digitali». Tra i relatori Edoardo Beretta, professore di economia all’USI, Benjamin Staeheli, responsabile di Payment Solutions di PostFinance, Fabio Bossi, delegato regionale della BNS e l’avvocato Gianni Cattaneo.
Sul ruolo e sulla funzione della moneta nel tempo ha parlato ampiamente Edoardo Beretta ricordando che l’unica moneta legale, cioè accettata per regolare contratti e obbligazioni, è quella emessa (cartacea o scritturale) dalla banca centrale. Le cosiddette Central Bank Digital Currency (CBDC) a cui stanno lavorando alcuni istituti di emissione, tra cui la Banca nazionale svizzera, sono monete digitali per ora emesse solo all’ingrosso e che potrebbero contribuire a colmare la sovranità monetaria «perduta» a favore di altri strumenti come le criptovalute private (bitcoin e simili).
Fabio Bossi ha ribadito un concetto non sempre chiaro tra il grande pubblico su cosa sia una moneta - intesa come mezzo di pagamento o di riserva di valore - e un criptoasset. Spesso si confondono questi ultimi come vera e propria moneta, ma in realtà non è così in quanto la volatilità è estrema. Ci sono però le cosiddette stable coin, sempre token digitali ma legati in rapporto di uno a uno a una valuta classica (dollari, euro o franchi). E se le banche centrali emettessero CBDC al dettaglio? Si metterebbe a rischio il sistema delle banche commerciali in quanto tutta la moneta verrebbe gestita dalla BNS, per esempio. Un altro conto è invece la regolazione di rapporti di credito-debito tra gli stessi istituti finanziari.
Sull’aspetto della bontà dei mezzi di pagamento come i token, di qualunque criptovaluta, è intervenuto l’avvocato Gianni Cattaneo. I token, ha spiegato, non sono mezzi legali di pagamento e l’ordinamento giuridico svizzero in questo campo non ha lacune in quanto distingue tra moneta legale e strumenti finanziari. Per questa ragione non bisognerebbe introdurre nuove norme, ma precisare meglio le esistenti.