Le nuove tecnologie diradano le nubi sopra l’edilizia ticinese

Edilizia ticinese, un settore ancora trainante su cui tuttavia incombono alcune nubi. Questa la sintesi degli interventi che si sono succeduti in occasione dell’apertura della 19. edizione di Edilespo a Lugano, ampiamente dedicata quest’anno ai temi della sostenibilità, delle tecnologie avanzate, dei nuovi materiali e dell’energia.
Come ha ricordato Roberto Giannetti, giornalista del «Corriere del Ticino», moderatore dell’evento, il comparto occupa 27 mila addetti, ha un fatturato annuale di circa 2,5 miliardi franchi e ha vissuto una certa normalizzazione rispetto al momento dell’incontro precedente, due anni orsono, quando tassi d’interessi e prezzi delle materie prime stavano esplodendo. E oggi?
La prospettiva sul versante economico-finanziario è stata delineata da Fabrizio Cieslakiewicz, presidente di BancaStato. La tendenza delle richieste ipotecarie è stabile per l’edilizia residenziale e in flessione per quella industriale, mentre i termini del credito si allungano nell’attesa di tassi in ulteriore flessione, vista la debole congiuntura europea e la perdita del ruolo di «locomotiva» da parte della Germania, tanto che, secondo Cieslakiewicz, la soglia dello zero non va esclusa e perfino il ritorno a tassi negativi. Diverso lo scenario USA, ove la politica della nuova Amministrazione repubblicana potrebbe alimentare l’inflazione creando un problema alla Federal Reserve. Quel che è certo, al momento, è che il sistema bancario svizzero è preoccupato per la sua scarsa liquidità e dunque per il potenziale di crescita futura.
Un altro fattore di incertezza è di natura squisitamente immobiliare e riguarda quella che Fabio Regazzi, consigliere agli Stati e presidente dell’Unione svizzera arti e mestieri (USAM), ha definito la «famigerata» scheda R6 con cui si dovrebbero definire, a livello comunale, aree edificabili e relative condizioni. Per Regazzi e Mauro Galfetti, presidente della Conferenza delle associazioni tecniche del Cantone Ticino (CAT), il Ticino è arrivato tardi a considerare la questione e oggi regnano incertezze e lungaggini burocratiche con il rischio, ha sottolineato Regazzi, che terreni dapprima edificabili vengano declassati con grave pregiudizio economico per i proprietari, magari senza indennizzo e con la banca che chiede il rientro del credito concesso. Galfetti ha anche stigmatizzato come ormai le diatribe legali abbiano il sopravvento sugli aspetti urbanistici e tecnici.
Altri temi hanno animato la tavola rotonda, fra cui i costi energetici e i metodi per contenerne i costi. Secondo Angelo Bernasconi, CEO di AIL, le soluzioni possono venire da un ampliamento della gamma delle fonti, con il gas naturale liquefatto al centro, nonché da soluzioni innovative quali la creazione di comunità energetiche, raggruppamenti di consumatori e maggiore flessibilità delle tariffe.
Si è parlato anche di finanze cantonali e talvolta comunali, non floride, ma comunque impegnate nella difesa del territorio e nella manutenzione di infrastrutture e strade che, in assenza di interventi, non solo potrebbero mostrarsi inadeguate al verificarsi di eventi estremi, ma che nel tempo richiederebbero interventi più costosi, come ha sottolineato Diego Rodoni, direttore della Divisione delle costruzioni.
Edilespo 2024, che si conclude domani, propone varie conferenze tematiche, ma quella che probabilmente è destinata a suscitare maggiore interesse fra gli addetti ai lavori e il pubblico riguarda l’impiego nelle attività edilizie, delle tecnologie avanzate, dalla digitalizzazione alla robotica. Non è un caso che, in occasione della cerimonia d’apertura, l’oggetto tradizionalmente «scoperto» durante l’evento sia stato un drone con funzione industriale, mentre un altro volava al di sopra del pubblico.
Il tema dell’impiego anche nell’edilizia delle tecnologie avanzate e in particolare nella robotica, già ampiamente presente nell’industria, è complesso. Laser e droni effettuano rilevamenti e le misurazioni attraverso GPS sono essenziali. L’ormai «vecchio» CAD (Computer-aided design) è sostituito dal BIM (Building information modeling) nella realizzazione di progetti da parte di architetti e ingegneri. E facendo un passo ulteriore, vi è spazio per i robot nell’attività edilizia? I loro punti di forza, quali alta precisione, rapidità, forza, potranno progressivamente sostituire gli esseri umani nei cantieri?
Secondo gli specialisti, l’ambiente di un cantiere è ben più complesso di quello di una catena di montaggio tradizionale o di un laboratorio. Creatività, improvvisazione, versatilità sono caratteristiche umane che l’«umanoide» non possiede. L’interazione fra uomo e robot rappresenta tuttavia un’opportunità. Si pensi a lavori quali la movimentazione di materiali, le attività meccaniche per demolizioni, scavi, perforazioni, altre azioni per le quali la macchina può essere programmata o guidata. Per il momento le maestranze, con la loro esperienza e la loro professionalità, sono ancora essenziali, anche se il futuro, in questo campo come altrove, può riservarci evoluzioni oggi imprevedibili.
All'Empa di Dübendorf un laboratorio che fa volare i droni «autonomi»
Un'apposita struttura per sviluppare e testare droni in grado di intervenire sugli stabili e nell'ambiente naturale: l'ha inaugurata mercoledì l'Empa, il laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca. La nuova realtà, chiamata DroneHub e creata in collaborazione con l'Imperial College di Londra, si trova nel NEST, un edificio modulare dedicato alla ricerca e all'innovazione situato nel campus Empa a Dübendorf.
ll DroneHub è un'offerta unica per i ricercatori che vogliono valutare nuovi droni - e annesse tecnologie robotiche - in grado di vivere autonomamente in natura, raccogliere dati di alta qualità ed eseguire azioni di ripristino nell'ambiente costruito, spiega l'Empa in una nota. Concretamente si parla di robot volanti in grado di ispezionare e riparare gli edifici, di interagire con gli ecosistemi naturali e di monitorare i cambiamenti climatici e la biodiversità.
«L'apertura di questa nuova piattaforma di ricerca al NEST non è solo una pietra miliare per la ricerca sui droni, ma anche una forte testimonianza dell'importanza delle collaborazioni di ricerca», afferma la direttrice dell'Empa Tanja Zimmermann, citata nella nota.