Les Hénokiens, le imprese familiari che restano fedeli alla loro storia

L’associazione Les Hénokiens ha premiato Caran d’Ache. Potrebbe sembrare una notizia destinata solo agli specialisti, ma è invece qualcosa di più, una notizia che può interessare anche un pubblico ben più vasto, con tutto il rispetto per gli specialisti. Sia l’associazione internazionale sia l’azienda svizzera rappresentano infatti storie lunghe e articolate, dentro il mondo variegato delle imprese familiari. Vale dunque la pena vedere come si è arrivati al premio consegnato nei giorni scorsi a Ginevra, passando attraverso le realtà degli Hénokiens e dell’impresa elvetica.
La nascita
L’idea di creare un’associazione delle imprese familiari almeno bicentenarie venne nel 1981 a Gérard Glotin, presidente e direttore generale della francese Marie Brizard, azienda produttrice di liquori fondata nel 1775 e nota in particolare per l’anisetta. In un anno di ricerche vennero catalogate 74 aziende, sottoposte ad una selezione che ridusse il numero a 30. Il nome fu scelto in omaggio a Hénoch o Enoch, uno dei grandi patriarchi della Bibbia, che secondo quanto indica la tradizione tramandata visse sino a 365 anni. Quest’ultima cifra riferita ad un essere umano ovviamente è irrealistica, ma il concetto trasportato verso le imprese era ed è che queste possono andare avanti anche per secoli, naturalmente se sempre adeguate nel tempo e ben gestite.
Il primo incontro dell’associazione si tenne in Francia, a Bordeaux, e da allora ogni anno si tiene in alternanza anche negli altri Paesi di origine degli Hénokiens. La compagine si è allargata negli anni, anche se per le imprese i criteri per l’entrata nell’associazione sono rimasti gli stessi: avere almeno 200 anni, essere a controllo familiare, avere membri della famiglia nella gestione dell’azienda, avere una buona situazione finanziaria. L’idea di fondo dell’associazione è che la modernità non è in contrasto con la storia plurisecolare, si tratta di due facce di una medaglia che può e deve essere di successo. Le aziende familiari storiche si pongono come alternativa alle multinazionali, che rappresentano una parte chiaramente importante ma certo non tutto il mondo delle imprese.
Lo sviluppo
Attualmente i membri dell’associazione, che è presieduta dall’italiano Alberto Marenghi (Cartiera Mantovana, fondata nel 1615), sono 56 e coprono un arco geografico che comprende l’Europa e il Giappone: l’Austria ne ha 2, il Belgio 2, la Francia 16, la Germania 4, il Giappone 10, la Gran Bretagna 1, l’Italia 14, l’Olanda 2, il Portogallo 1, la Svizzera 4. I nomi elvetici che fanno parte dell’associazione sono quelli di quattro banche con radici molto lunghe: le ginevrine Lombard Odier (fondata nel 1796), Pictet (1805), Mirabaud (1819); la basilese Dreyfus (1813). Mirabaud ha contribuito in prima persona all’organizzazione dell’incontro annuale dei giorni scorsi a Ginevra e degli eventi a questo connessi, compresa la premiazione di Caran d’Ache.
Il premio Leonardo da Vinci viene assegnato da Les Hénokiens e dallo château du Clos Lucé, di cui è presidente François Saint Bris. Il riferimento al poliedrico genio italiano, che visse alcuni anni ad Amboise, sede del castello francese, vuole sottolineare l’importanza di tramandare il patrimonio immateriale, fatto anche di conoscenza, mestieri, prodotti, legami con il territorio. Naturalmente il premio viene assegnato a imprese familiari con una tradizione, sì, ma non necessariamente bicentenarie o più. E veniamo così all’impresa vincitrice di quest’anno, la Caran d’Ache, che è tra i leader internazionali nella produzione di matite colorate e penne di qualità, all’insegna dello Swiss Made. Fondata a Ginevra nel 1915 con il nome Fabrique Genevois de Crayons, assunse poi la nuova denominazione nel 1924, quando Arnold Schweitzer prese le redini dell’azienda; il nuovo nome gli sarebbe stato suggerito dalla moglie, che aveva legami con la Russia, infatti in russo si collega a crayon (matita).
La ricetta
La Caran d’Ache è presieduta da Carole Hubscher, rappresentante della quarta generazione della famiglia che controlla l’azienda. Hubscher è una convinta sostenitrice della ricetta dell’impresa familiare, dell’importanza del continuare a conciliare una lunga tradizione e una necessaria innovazione. L’azienda impiega circa 300 addetti e negli impianti a pochi chilometri da Ginevra c’è l’immagine concreta del binario seguito: da una parte una cura del prodotto per alcuni aspetti ancora artigianale, dall’altra le tecnologie che inevitabilmente sono entrate nei reparti. Fedele alla ricetta, Caran d’Ache vuole rimanere familiare e al tempo stesso continuare nell’espansione delle sue attività.
Dalla Confederazione e dalla Penisola il contributo di istituti e manifatture
Nell’incontro annuale di Les Hénokiens, svoltosi a Ginevra nei giorni scorsi, l’italiano Alberto Marenghi è stato rieletto alla presidenza di questa associazione internazionale che raggruppa imprese familiari storiche, con almeno 200 anni di vita. Marenghi quindi ha un altro mandato biennale al vertice degli Hénokiens; è amministratore delegato della Cartiera Mantovana, le cui origini risalgono al 1615, ed è anche vicepresidente di Confindustria, la maggior compagine dell’industria italiana. Paesi e settori «Quelle che aderiscono a questa associazione - dice Marenghi parlando di Les Hénokiens - sono tutte imprese con una storia molto lunga e che però al tempo stesso mantengono una straordinaria vitalità». Il comun denominatore delle aziende che fanno parte di questo raggruppamento è infatti il tenere insieme la storia e il presente, la tradizione e l’innovazione. Imprese che vengono da lontano e che vogliono andare lontano, affrontando le molte sfide del mondo di oggi senza abbandonare però il loro carattere di aziende a controllo familiare. Il nucleo iniziale che fondò a Parigi nel 1981 l’associazione si è allargato nel tempo e i membri di Les Hénokiens sono ora 56, provenienti da 9 Paesi europei (Austria, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Portogallo, Svizzera) e dal Giappone, terra anche di antiche imprese. «Negli ultimi anni - spiega Alberto Marenghi - abbiamo avuto l’ingresso di 6 aziende, a riprova del fatto che questa è una realtà storica, sì, ma anche ben viva, che continua a rappresentare un capitolo importante del mondo delle imprese». Le aziende familiari storiche che fanno parte di Les Hénokiens riflettono per via naturale i settori che più di altri caratterizzano le economie dei vari Paesi. Così non stupisce più di quel tanto il fatto che i 4 nomi svizzeri siano di banche: Lombard Odier nata nel 1796, Pictet fondata nel 1805, Dreyfus le cui origini risalgono al 1813, Mirabaud nata nel 1819. E altrettanto non stupisce molto che i 14 nomi italiani siano legati quasi tutti alla manifattura. Questi i membri italiani di Les Hénokiens, con le relative date di nascita delle aziende: Acetaia Giusti (1605), Amarelli (liquirizia, 1731), Augustea (navigazione, 1629), Biscottificio Grandona (1820), Fabbrica d’Armi Pietro Beretta (1526), la citata Cartiera Mantovana (1615), Ditta Bortolo Nardini (distilleria, 1779), Fratelli Piacenza (lane, 1733), Garbellotto (botti, 1775), Guerrieri Rizzardi (vini, 1678), Lanificio G.B. Conte (1757), Luxardo (liquori, 1821), Stabilimento Colbachini (campane, 1745), Vitale Barberis Canonico (tessuti, 1663). Piazza finanziaria Tornando alla Svizzera, la banca ginevrina Mirabaud, attiva nella gestione di patrimoni privati e istituzionali, ha contribuito direttamente all’organizzazione dell’incontro annuale degli Hénokiens, tenutosi appunto a Ginevra. Mirabaud è entrata in tempi recenti nell’associazione, perché ha compiuto i suoi 200 anni nel 2019. In occasione dell’ingresso nel raggruppamento delle imprese familiari storiche Nicolas Mirabaud, managing partner della banca ed esponente della settima generazione della famiglia fondatrice, aveva espresso il suo sostegno al modello che viene portato avanti dagli Hénokiens. «Gli altri tre managing partner e io siamo convinti - aveva detto Nicolas Mirabaud – che il nostro spirito imprenditoriale e il nostro modello di business familiare ci consentono di evolvere e di innovare. I nostri clienti vengono da noi perché sanno che i loro patrimoni saranno gestiti nello stesso modo di quelli della famiglia Mirabaud». Ed è questa una delle chiavi della linea espressa dalla associazione, un capitolo che si può in sostanza sintetizzare così: fidatevi di noi, perché le nostre famiglie sono riuscite a mantenere la proprietà e la gestione delle aziende per secoli e ancora lo stanno facendo. Un’altra faccia della medaglia rispetto alle molte e pur spesso valide imprese che dal canto loro non hanno una storia così lunga.