Prospettive

L’esperimento Trump 2.0 per ora non dispiace alla finanza

All’annuale incontro con gli investitori, il responsabile degli investimenti di EFG Moz Afzal ha illustrato le possibile piste da tenere d’occhio nell’era «dell’efficienza governativa» inaugurata con il DOGE di Elon Musk
Il settore dell'IA e dell'energia necessaria per alimentare i «data center» (in immagine quello di Meta in Irlanda) sono fra i temi d'investimento più «gettonati». © Bram Janssen
Dimitri Loringett
29.01.2025 19:31

A dieci di giorni dal suo ritorno alla Casa Bianca il mondo politico si pone ancora molti interrogativi su ciò che farà, o non farà, Donald Trump nei prossimi quattro anni. Nel frattempo, il mondo della finanza pare accogliere favorevolmente il «Trump 2.0», incuriosito dall’inedito «esperimento» di un «Governo ‘gestito’ dall’economia». Nessuno sa come andrà questa sperimentazione, si dovrà attendere le elezioni di midterm di novembre 2026 per trarre un primo bilancio. Ma perlomeno sembrerebbe che gli USA abbiano «un piano», ciò che molti altri Paesi, segnatamente europei (Francia e Germania in primis) non hanno. Così la pensa anche Moz Afzal, Chief Investment Officer di EFG, che abbiamo incontrato durante il suo passaggio a Lugano per illustrare l’Outlook 2025 del gruppo bancario zurighese.

Per l’economista britannico, i mercati finanziari dovrebbero seguire molto da vicino l’esperimento trumpiano, per esempio il nuovo Dipartimento per l’efficienza di Governo (DOGE) di Musk potrebbe essere emulato da altri, come il Regno Unito, che starebbe già dando segnali in tal senso con le proposte della ministra delle Finanze Rachel Reeves di politiche di deregolamentazione, mentre per ora l’Europa continentale rimane più scettica, anche per motivi culturali e istituzionali. Sul piano degli investimenti, invece, l’accresciuta incertezza di questa fase rappresenta un’interessante un’opportunità per il «momentum trading».

Riguardo ai temi d’investimento, l’esperto ha mostrato i Google Search Trends, dai quali emerge che i settori più «ricercati» sono l’IA (e il tecnologico in generale), il nucleare (energia) e... i farmaci dimagranti (che impattano sull’industria alimentare, tra l’altro).

Occhio ai Brics

Ma c’è un macro-settore di cui pochi outlook parlano: le economie dei dieci Paesi Brics (presto saranno dodici con l’ingresso di Turchia e Arabia Saudita) e che rappresentano quasi la metà della popolazione e più di un terzo del PIL mondiale. Secondo Afzal, i Brics sono importanti proprio perché «odiati» da Trump, che li vede come una minaccia per la supremazia economica degli USA. La minaccia di dazi, inoltre, non farà altro che spingere questo gruppo di Paesi a commerciare fra loro, creando magari un «BTO» (Brics Trade Organisation).

Riguardo all’Europa, che si trova in mezzo ai due blocchi, resta da vedere verso quale parte si orienterà. Di sicuro, ha concluso l’analista di EFG, l’orientamento generale delle politiche economiche su entrambe le sponde dell’Atlantico sarà per la crescita economica e la creazione di impieghi, dato che l’inflazione ormai è passata in secondo piano.