Materie prime, scenario migliore pur con i rischi della geopolitica
Quest’anno i prezzi delle materie prime dovrebbero nel complesso registrare un nuovo calo, seppur leggero. La stessa cosa dovrebbe accadere l’anno prossimo. È quanto indica l’ultimo Commodity Markets Outlook, l’analisi periodica della Banca mondiale (BM) sul comparto, uscito il mese scorso. Il peso delle tensioni della geopolitica e dei conflitti bellici si fa sentire, ma nonostante tutti gli ostacoli e i rischi secondo la BM è improbabile un’impennata complessiva per le materie prime. Dopo il picco dei rialzi del 2022 e dopo il calo del 2023, il quadro potrebbe anche non subire sommovimenti né quest’anno né il prossimo, a parere degli esperti della Banca mondiale.
Le cifre
La BM mette a punto un suo indice dei prezzi delle materie prime, con l’indicazione di un andamento totale e poi anche degli andamenti dei singoli settori. Sia l’indice totale sia quelli dei settori sono calcolati sulla base di dollari USA nominali, con l’anno 2010 uguale a 100. La serie di questi ultimi anni mostra come l’indice fosse a 100,9 nel 2021 e come si sia poi impennato a 142,5 nel 2022. Una marcata discesa, a 108, si è verificata nel 2023. Per il 2024 ora la Banca mondiale prevede un 104,3, cioè un calo un po’ più consistente rispetto a quanto stimato nell’aprile scorso. Nel 2025 ci dovrebbe essere un’altra discesa, a 99; nel 2026 l’indice dovrebbe attestarsi a 97,3. Ragionando in percentuali, questo vuol dire che i prezzi delle materie prime dovrebbero nel complesso scendere del 3,4% nel 2024, del 5,1% nel 2025, dell’1,7% nel 2026.
Come detto, l’indice totale è un risultato complessivo, ma la Banca mondiale fornisce anche una articolazione per settori. Una prima suddivisione rilevante è tra energia e non energia. Il ramo energia rappresenta circa i due terzi dell’indice totale. L’indice energia appunto, che era balzato da 95,4 a 152,6 nel 2022 ed era poi sceso a 106,9 nel 2023, dovrebbe calare a 100,8 quest’anno e a 94,5 il prossimo. I prezzi del petrolio, del gas, del carbone dovrebbero registrare cali rispetto al 2023. L’anno prossimo altre discese dovrebbero esserci per petrolio e carbone, mentre per il gas secondo la BM dovrebbero esserci aumenti.
I rami
Per quanto riguarda l’indice non energia, questo era salito a 122,1 nel 2022, era sceso a 110,2 nel 2023 e dovrebbe salire a 111,6 quest’anno, per poi nuovamente scendere a 108,2 l’anno prossimo. All’interno di questo indice ci sono molti segmenti. I prezzi dei beni agricoli dovrebbero complessivamente salire da 110,9 a 113,2 quest’anno, mentre l’anno prossimo dovrebbero calare a 108,4. Beni come il cacao e il caffè, protagonisti di forti rialzi quest’anno, dovrebbero avere prezzi in leggera discesa l’anno prossimo. Il tè dovrebbe invece un po’ aumentare, così come lo zucchero. In calo per la BM nel 2025 dovrebbero essere tra gli altri mais, semi di soia, orzo, riso. Per quel che concerne i metalli, in rialzo l’anno prossimo dovrebbero essere rame, alluminio, nichel, stagno; ribassi annuali nel 2025 dovrebbero invece esserci per minerale di ferro, piombo, zinco.
I metalli preziosi rappresentano un segmento particolare, la BM li analizza separatamente e non li introduce nell’indice non energia. Sono materie prime che hanno un importante utilizzo industriale ma anche un ruolo rilevante di investimento finanziario, in particolare se si parla di oro. Secondo la Banca mondiale appunto l’oro, protagonista di una forte crescita nel 2024, dovrebbe essere in leggero calo nel 2025. Gli altri due metalli preziosi presi in considerazione dalla BM, l’argento e il platino, dovrebbero invece salire l’anno prossimo. L’argento, in marcato rialzo nel 2024, dovrebbe registrare una crescita meno eclatante nel 2025. Il platino, salito molto meno dell’oro e dell’argento, per la BM dovrebbe avere un rialzo leggermente più consistente rispetto al 2024.
I pericoli
Nell’analisi della Banca mondiale sono naturalmente presenti anche i fattori di rischio in grado di mutare il quadro dei prezzi delle materie prime. Accanto al rischio di eventi meteo estremi, il rischio geopolitico continua ad occupare una parte rilevante dello scenario, soprattutto per via dei conflitti bellici Russia-Ucraina e Israele-Palestina-Medio Oriente, con annessi pericoli di escalation. Stati Uniti e Cina, cioè le due maggiori economie mondiali, sono protagonisti su un duplice livello: quello dei loro tassi di crescita economica, quello dei loro contrasti politici e commerciali. Nel caso appunto il peso della geopolitica e di altri fattori negativi non si allarghi troppo, lo scenario per la BM potrebbe rimanere quello di un moderato calo dei prezzi per un buon numero di materie prime.