Montagne russe per le Borse, New York fa peggio dell’Europa

L’unica certezza è l’incertezza. Le continue giravolte di Trump creano improvvisi scossoni sulle Borse internazionali. L’ultimo numero di acrobazia è stata la vicenda che ha coinvolto il Canada negli scorsi giorni. Donald Trump ha annunciato il raddoppio dal 25 al 50% delle tariffe su acciaio e alluminio canadesi in risposta a quella del 25% imposta dall’Ontario sull’elettricità esportata negli USA. In seguito però l’Ontario ha ritirato la sovrattassa e anche gli USA hanno fatto retromarcia. Dal canto suo Trump è stato molto duro: ha invocato, se necessario, la «chiusura permanente» a colpi di tariffe del settore manifatturiero dell’auto canadese: «Con i miei dazi - ha detto - il vostro settore auto fallirà».
Il pericolo di recessione
A parte il flusso di annunci sul fronte dei dazi, all’orizzonte dell’economia americana e mondiale si staglia il pericolo della recessione o della stagflazione. E anche a livello di mercati gli indicatori di «paura» sono schizzati verso l’alto. L’indice VIX, che misura la volatilità di Wall Street, è balzato a quota 27-28 in poco tempo: escludendo lo scorso agosto quando ci fu la crisi dello yen, è il massimo dal 2022. L’indice «fear and greed» della CNN indica ora «paura estrema», vicino ai livelli toccati solo durante la COVID.
Tuttavia, si vede che l’incertezza ha pesato di più sulle azioni americane che sul quelle europee. Infatti l’indice STOXX 600 europeo è in territorio positivo rispetto all’inizio dell’anno, mentre quello americano S&P 500 è leggermente negativo.

Come valutare questi movimenti? E qual è il sentimento dominante fra gli operatori di Borsa? Lo abbiamo chiesto a Victor Brusa, della BV Trading di Chiasso. «La differenza fra l’andamento delle Borse europee e quella americana - commenta - è dovuta allo stimolo fiscale, il cosiddetto «bazooka», da 500 miliardi di euro proposto dalla Germania. Questo ha avuto l’effetto di far sovra-performare il mercato europeo rispetto a quello americano. La seconda considerazione - e lo si vede bene sul mercato delle divise - è che in circa una settimana il dollaro ha perso ben cinque figure rispetto all’euro. Infatti l’euro-dollaro è passato da 1,04 a circa 1,09. Questo movimento si è riflesso anche sul franco svizzero, che si è indebolito contro la moneta unica, passando da 0,94 franchi per un euro a 0,96. Dunque ha registrato una piccola inversione di tendenza».
«Oggi vediamo un piccolo rimbalzo del Nasdaq - rileva - grazie alla pubblicazione del dato sull’inflazione negli Stati Uniti, che in febbraio è stato molto più basso rispetto alle previsioni. Questo dato fa rimbalzare un po’ soprattutto i titoli tecnologici, che ultimamente hanno perso molto. Infatti il Nasdaq in questo momento (a metà pomeriggio in Svizzera, ndr) è in rialzo dello 0,5%».
Inflazione USA rallenta
Ieri è stato reso noto che l’inflazione è rallentata negli Stati Uniti: nel confronto annuo i prezzi al consumo in febbraio sono saliti del 2,8%, sotto il 2,9% atteso dagli analisti e meno del 3,0% di gennaio.
«Chiaramente - illustra - tutti questi scossoni sono partiti dai dazi di Trump, il quale ha innescato il calo dei mercati, che comunque secondo me erano un po’ cari e ha spinto l’Unione europea a reagire con il piano di investimenti di cui parlavamo prima».
«Il quadro di fondo è questo - sottolinea - anche se ci sono molti altri fattori di cui tenere conto, come le tensioni con il Canada, la guerra in Ucraina e via dicendo. Ma in Borsa contano i dazi e la correzione dei titoli tecnologici, che erano saliti molto. Inoltre, anche l’indebolimento repentino del dollaro, se da un lato sostiene un po’ la Borsa americana, dall’altro penalizza chi ha investito negli Stati Uniti».
«Sul lungo termine - conclude Victor Brusa - rimango sempre abbastanza positivo, perché comunque i mercati sono orientati al rialzo, e in questo trend ci stava una correzione delle quotazioni, anche se è arrivata in modo violento. Probabilmente, come dicono molti analisti, lo S&P 500 finirà l’anno sopra quota 6.000 (in questo momento è a 5.580 punti, ndr). Ma è chiaro che prima vedremo dei periodi di nervosismo. Infatti c’è sempre la guerra in Ucraina e poi c’è sempre la questione dei tassi di interesse. Di quanto scenderanno ancora? E l’inflazione calerà ancora negli Stati Uniti? Ma, con Trump alla Casa Bianca, bisogna sempre mettere in conto delle sorprese».