Nel «risiko» bancario italiano Mediobanca va all’offensiva

Non è esattamente un fulmine a ciel sereno - le intenzioni erano note da tempo - ma per il suo carattere diretto e trasparente rappresenta una «novità» nel cosiddetto «risiko» bancario italiano: Mediobanca vuole rilevare Banca Generali e ha lanciato un’offerta pubblica da 6,3 miliardi di euro per il gestore patrimoniale, da finanziare attraverso la partecipazione dell’istituto milanese nel gruppo assicurativo di Trieste. Nello specifico, si tratta di un’Offerta pubblica di scambio volontaria (OPS), con un rapporto di concambio fissato in 1,7 azioni Generali per ogni azione Banca Generali. La chiusura dell’OPS, subordinata all'accettazione del 50% più un’azione e alle approvazioni Antitrust, è attesa entro fine ottobre, ha detto il CEO di Mediobanca, Alberto Nagel, durante una call con gli analisti. Mediobanca, con una quota azionaria del 13,02%, è il maggior azionista di Assicurazioni Generali. Secondo Mediobanca, la combinazione dei due istituti di credito creerebbe un «leader del mercato europeo», con 210 miliardi di euro di patrimoni in gestione e ricavi per due miliardi.
Mediobanca, come detto, da tempo nutriva ambizioni su Banca Generali per rafforzare l’attività di wealth management. «Abbiamo inseguito questa opportunità per molti anni. Abbiamo scoperto che in questo momento molte stelle si sono allineate», ha detto Nagel agli analisti. Se l’operazione dovesse andare in porto, infatti, amplierebbe l’attività di gestione patrimoniale dell’istituto milanese e potrebbe contrastare le critiche degli azionisti che sostengono che Mediobanca sia diventato troppo dipendente dalla sua partecipazione in Generali per fare utili.
Banca Generali è presente anche a Lugano, dove giusto un anno fa, agli inizi di maggio, si era annunciata la sua apertura - la prima in Svizzera di un istituto italiano dopo quindici anni. Stando a informazioni raccolte dal CdT presso analisti di mercato a Milano, se l'operazione di Mediobanca dovesse andare in porto, è verosimile che la filiale elvetica, dedicata soprattutto al private banking e al wealth management, si rafforzerà proprio perché rientra nella strategia di Mediobanca di dedicarsi maggiormente alla gestione dei patrimoni.
Offerte ostili ormai la norma
La mossa arriva mentre Mediobanca cerca di respingere un’offerta ostile da parte del rivale Monte dei Paschi di Siena (lanciata lo scorso 25 gennaio e già approvata con l’86% dei consensi, oltre che aver ottenuto il via libera della Banca centrale europea) nel più ampio contesto di una «gara» fra istituti di credito italiani in cerca di una maggiore economia di scala per competere in Italia. E anche in Europa: si pensi, ad esempio, alla scalata di UniCredit sulla tedesca Commerzbank, nella quale l’istituto italiano controlla ora il 28%, in attesa di una decisione se procedere all’acquisizione integrale, oppure no - ma se ne saprà qualcosa non prima della fine di quest’anno.
Normalmente rare nel settore bancario, le offerte d’aquisto «ostili» sono diventate la norma in Italia. Il lancio dell’OPS da parte di Mediobanca su Banca Generali è solo l’ultimi tassello dopo mesi di grande attivismo a Piazza Affari, dove tutti (o quasi) i grandi protagonisti sono coinvolti in operazioni che, se andassero a buon fine, ridisegnerebbero profondamente la finanza italiana.
Fra questi, c’è (ancora) UniCredit che a novembre ha lanciato un’OPA integrale sull’istituto lombardo-veneto Banco BPM tutta in azioni del valore di 10,1 miliardi di euro, con un concambio di 0,175 azioni di nuova emissione di UniCredit per ogni azione Banco BPM sul mercato. L’offerta è stata rifiutata da Banco BPM, che giudica «inadeguato» il prezzo proposto. Sull’offerta, che ha preso il via oggi per chiudersi il 23 giugno, pende tuttavia il Golden Power del Governo: l’Esecutivo ha imposto infatti dei paletti per dare il sì all’operazione. Di fatto il CEO di UniCredit, Andrea Orcel, ha comunque le mani libere per decidere se procedere oppure no con l’offerta anche dopo la conclusione dei tempi stabiliti.
E poi c’è BPER Banca, che a inizio febbraio ha lanciato un’OPS sulla Banca Popolare di Sondrio. L’offerta «è finalizzata ad acquisire almeno una partecipazione superiore al 50% del capitale», ma l’istituto emiliano-romagnolo potrebbe rinunciare a questa soglia qualora la partecipazione superasse il 35%. L’operazione è facilitata dal fatto che il primo azionista di entrambe le banche è il gruppo finanziario Unipol, che detiene il 24,6% di BPER (20% circa in azioni e il restante tramite swap) e quasi il 20% di Popolare Sondrio. Non si tratta, quindi, di una sorpresa per il mercato se non nella tempistica, che evidentemente è stata accelerata dallo sviluppo repentino dello scenario del consolidamento bancario in italiano a seguito delle ultime operazioni. L’istituto valtellinese ha tuttavia rifiutato l’offerta, affermando che preferisce un modello stand alone.